“Il jet precipitato si è spezzato in volo” I russi ora non escludono l’attentato

“Il jet precipitato si è spezzato in volo” I russi ora non escludono l’attentato

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MOSCA . Nel giorno del dolore, dei particolari strazianti, e delle nebulose interviste agli esperti, lo spettro di una vendetta terroristica ritorna cupo e minaccioso. Tra le tante notizie contraddittorie che arrivano dalle colline del Sinai, cosparse di rottami e cadaveri dell’Airbus “Metrojet” con 224 passeggeri a bordo, ce n’è una in particolare che mette i brividi: «L’aereo si è spezzato. Praticamente è esploso in volo». Lo dice Viktor Sorochenko, direttore dello Iac, il team di tecnici per la sicurezza aerea che include molti stati dell’ex Urss. E’ un parere autorevole, basato su informazioni dirette degli esperti arrivati laggiù a collaborare con gli egiziani. E che accende nuove paure tra i tanti russi che da settimane temono una reazione del Califfato agli attacchi aerei di Mosca sulla Siria. «E’ presto per giungere a conclusioni », come si preoccupa di far sapere il ministro dei trasporti Maksim Sokolov tempestato di domande da tutte le tv. Ma la tesi di Sorochenko sembra inattaccabile: «I detriti sono sparsi per diciotto chilometri quadrati. Questo sembra escludere il cedimento strutturale o altre forme di avaria tecnica. C’è stata un’esplosione e dobbiamo ancora capire cosa l’abbia provocata». E in tanti pensano alla possibilità, sempre più realistica, di una bomba a bordo. Gli esperti internazionali sentiti dalla Bbc e dalla
Cnn escludono che i moderni sistemi di sicurezza degli aeroporti possano lasciar passare un ordigno esplosivo. Ma i russi, grandi frequentatori di Sharm el Sheik, conoscono bene quello scalo. In poche ore il web si è riempito di testimonianze terrorizzanti: «Fanno passare di tutto e non controllano niente»; «Io stesso ho portato armi e materiali proibiti senza alcun problema ». Per non parlare della possilità che uomini dell’Is abbiano infiltrato qualche loro uomo nel sistema di sicurezza.
Anche la stessa area del disastro non lascia poi così tranquilli. I resti del volo delle vacanze sono a soli 60 chilometri da Al Arish, teatro di numerose battaglie tra l’esercito egiziano e terroristi del Califfato. Il governo russo definisce “falso” il video di riven- dicazione delle strage arrivato sabato e ripete che i terroristi non hanno missili capaci di colpire a novemila metri di altezza. Ma i dubbi diventano sempre più inquietanti. Anche le compagnie degli Emirati, “Emirates” e “Flydubai” hanno deciso di seguire l’esempio di Air France- Klm e di Lufthansa e non sorvolare più quella zona.
E la paura si confonde con la pena e l’orrore per le immagini che arrivano dal Sinai. Il corpo di una bambina di tre anni è stata trovato a otto chilometri dai resti della carlinga. Non è stata identificata ma potrebbe essere quella Nastja che in una foto, scattata e messa in rete alla partenza dalla madre, salutava l’Egitto con la manina aperta. Di Darina, dieci mesi, in aereo con i gentiori e i due fratellini, non c’è invece ancora traccia. La sua foto (anche questa inviata sui social alla partenza) mentre guarda l’aereo con l’aria incantata è diventata il simbolo della tragedia e di tutte le storie personali che sono l’inevitabile corollario doloroso di sciagure di questo genere.
La commozione che ieri si sentiva per le strade, nei programmi tv allineati ai dettami del lutto nazionale, nelle chat più popolari di internet, non distoglie però da preoccupazioni più concrete. I pochi giornali che escono alla domenica, anche quello di opposizione Novaja Gazeta di Anna Politkvoskaja, avevano provato a sposare la tesi più tranquillizzante dell’incidente. Si sono dilungati sulle assurde magagne della sicurezza in Russia, sulla tendenza al risparmio della compagnia “Kolavia”, titolare del marchio di voli charter “Metrojet”. Anche per questo il governo ha sospeso i voli degli altri tre Airbus della compagnia. Dubbi confermati alla tv Ntv dalla moglie del copilota Sergej Trukhacev: «Prima di decollare si lamentò con l’inefficenza dell’aereo e per la scarsa accuratezza della manutenzione». Sono lamentele comuni tra i piloti delle compagnie low cost russe, ma alimentano la speranza che tutto sia dovuto a una criminale sciatteria piuttosto che a un terrorismo deciso a colpire ancora. Sia il governo russo che quello egiziano, preoccupato di veder crollare il mercato turistico, non hanno alcun interesse a divulgare notizie spaventose. E all’unisono invitano ad aspettare «l’esame dei detriti e delle due scatole nere». Ci vorranno almeno tre mesi.


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