by Anna Maria Merlo, il manifesto | 21 Novembre 2015 8:08
PARIGI. Hollande è su tutti i fronti, in attesa del voto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, nella notte, della risoluzione presentata dalla Francia che autorizza «tutte le misure necessarie» per combattere Daesh. Ieri, Parigi ha inviato 40 poliziotti d’élite a Bamako e con un messaggio il presidente ha invitato i francesi che risiedono in Mali (7200, più di 6mila nella capitale) a «prendere contatto con l’ambasciata» e «tutte le precauzioni» in una situazione dove «i terroristi vogliono segnare una volta di più la loro presenza barbara».
Contemporaneamente, il generale Hollande ha deciso di intensificare i bombardamenti, in Siria, ma — ed è una novità — anche in Iraq. Di fronte al Senato, che ieri pomeriggio ha votato (dopo l’Assemblea la vigilia) il prolungamento per tre mesi dello stato di emergenza, Manuel Valls ha continuato con la comunicazione ansiogena: «ho una convinzione — ha detto il primo ministro — abbiamo cambiato epoca», e ha annunciato un aumento di altri 3mila militari nelle città di Francia, 1.500 in più solo per Parigi. Valls ha drammatizzato anche su Schengen, in discussione al Consiglio Interni a Bruxelles: «se non avanziamo in modo decisivo, Schengen non sopravvivrà». A Parigi è evocata la possibilità di un’esclusione della Grecia (non sarebbe un trauma, dicono, a differenza del Grexit sfiorato nei mesi scorsi), perché considerata non all’altezza per controllare le frontiere, sia con la Turchia che con la Macedonia. La Francia, che manterrà i controlli alle frontiere «fino a quando continuerà la minaccia terroristica», ha precisato il ministro degli Interni Cazeneuve, mette cosi’ in atto una contromossa per evitare che guadagni terreno la proposta olandese di limitare Schengen a un «nocciolo duro» (Benelux, Austria, Slovenia, Germania), con Parigi in una posizione intermedia (e l’Italia esclusa). Giornata tesa a Parigi ieri, a una settimana dal venerdi’ nero.
Le vendite di biglietti per i concerti sono crollate dell’80%. Per la serata, c’era l’appello di «fare rumore e luce», facendo sentire la «musica che detestano», firmato dal mondo dello spettacolo e della cultura, da Charles Aznavour a Jack Lang e Gilles Kepel. Nel paese sono continuate le perquisizioni e i fermi. Il Prefetto della Yonne, ha imposto il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino, per il week end nel quartiere sensibile dei Champs-Plaisants nel comune di Sens, dove ci sono stati vari arresti e la scoperta di armi nascoste. È proibita «la circolazione a piedi e in auto, salvo per i veicoli d’urgenza». 793 perquisizioni extragiudiziarie negli ultimi giorni, con numerosi sequestri di armi.
Anche all’aeroporto di Roissy, dove ci sono stati controlli sul personale di Fedex, Air France Cargo, Servair, con la presenza di alcuni schedati «S» (rischio per la sicurezza). A Brest è stata perquisita la moschea dell’imam Abou Houdeyfa, salafista che denuncia la musica che «fa nascere il Male» (ma in realtà ha anche denunciato gli attentati). Ieri, nel giorno di preghiera i musulmani di Francia sono stati in prima linea. La Grande Moschea di Parigi era assediata da un numero consistente di poliziotti e militari. Perquisizione e controlli di documenti per entrare nella sala di preghiera. La manifestazione che avrebbe dovuto aver luogo dopo la cerimonia era stata annullata, per ragioni di sicurezza. All’interno, è stato letto un testo diffuso dal Consiglio francese del culto musulmano in difesa della «sacralità della vita»: «l’islam autentico è a anni luce dall’ideologia di odio di questi criminali terroristi».
Ma nel mondo musulmano non tutti sono d’accordo su questa iniziativa che avrebbe dovuto coinvolgere le 2300 moschee di Francia. Le autorità dell’islam sono considerate distanti e con poca credibilità. I fedeli di fronte alla Grande Moschea sono perplessi, non sanno come manifestare ad alta voce la distanza dai terroristi, hanno paura, temono facili amalgama. Degli intellettuali insistono sulla necessità di una riforma profonda della teologia islamica, ma hanno poca eco tra un pubblico appartenente alle classi popolari. Hollande ha ringraziato ieri il re del Marocco, ricevuto all’Eliseo, per «l’assistenza efficace» dopo gli attentati. L’inchiesta ha stabilito che Abaaoud, il «cervello» belga ucciso a Saint-Denis mercoledì, ha effettivamente partecipato agli attacchi: un video della Ratp (trasporti parigini) lo ha registrato venerdi’ 13 alle 22,14, sulla linea 9 alla stazione Croix-de-Chavaux a Montreuil (mentre entrava senza pagare il biglietto), dove era stata trovata abbandonata la Seat usata dal commando contro i bar del X e XI arrondissement, verso le 21,30. Un altro corpo, sui 3 morti di Saint-Denis, è stato ufficialmente identificato ieri: si tratta di Hasna Ait-Boulahcen, 26 anni, che si presentava su Facebook come la «cugina» del belga e che la vigilia era stata presentata come kamikaze. Ieri non c’era nessuna certezza su questo fronte.
Potrebbe essere morta negli scontri con la polizia, durati ore. Non è ancora chiaro quando Abaaoud sia entrato in Francia. È stato stabilito che ha fatto vari viaggi in Siria, ma i servizi europei non hanno scambiato informazioni. Abaaoud, il cui fratello è in carcere in Marocco, era anche sparito dai radar dei controlli alle frontiere europee, tra Belgio, Francia e Germania. Ancora tre corpi di kamikaze del venerdi’ nero non sono stati identificati. Salah Abelslam, un francese coinvolto negli attacchi, era ieri ancora in fuga.
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