MILANO. Manca solo il via libera dell’Unione europea, previsto entro stamattina. Poi prenderà il largo il piano messo a punto dalla Banca d’Italia, con l’avallo del ministero dell’Economia, che permetterà di salvare Cassa di risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Etruria e la Cassa di risparmio di Chieti.
L’operazione, che sarà varata oggi pomeriggio dal governo, è complessa, ma nella sostanza crea un fondo di risoluzione da 2 miliardi, per salvaguardare l’operatività delle 4 banche. In questo speciale fondo, confluiranno i 4 attivi problematici (le così dette bad bank), per procedere alla ristrutturazione e al rilancio. L’obiettivo è quello di arrivare a una ristrutturazione completa, che renda possibile la vendita o la fusione dei quattro istituti commissariati.
Il ricorso al fondo risoluzione, era l’unica strada percorribile dopo lo che la Ue ha bocciato l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che si muove sotto l’egida di Bankitalia, ritenuta da Bruxelles un braccio pubblico. Governo e via Nazionale hanno cercato, invano, una soluzione alternativa: l’idea iniziale era quella di una newco (che replicasse il fondo depositi) finanziata da contributi volontari e senza la presenza di Bankitalia. Ma questo piano “b”, sarebbe stato impossibile da realizzare, perché i 210 istituti italiani aderenti al Fondo depositi, avrebbero dovuto produrre delibere giuridicamente difendibili di fronte ai rispettivi azionisti, e ottenere il via libera di tutti i rispettivi cda. Trattandosi di 210 organi decisionali, i tempi delle decisioni e il rischio di non arrivare a una soluzione unanime, sarebbero stati troppo elevati.
E così, dopo aver esplorato senza successo tutte le alternative possibili, si è deciso di ricorrere alla normativa della Brrd ( Bank Recovery and Resolution
Directive) che essendo applicata per la prima volta, ha creato qualche problema sia dal punto di vista tecnico, sia da quello giuridici. Entro stamattina è atteso il placet della Ue mentre nel pomeriggio si terrà il Consiglio dei ministri per far partire già da domani il fondo di risoluzione. I dettagli devono ancora essere definiti, ma in buona sostanza è previsto lo stanziamento al Fondo di risoluzione ex Brrd di 2 miliardi i quali verranno anticipati in parte con i contributi dovuti da tutti al fondo di risoluzione della direttiva Ue sia per il 2015 (circa 500 milioni) che per i successivi 3 anni, e in parte i maggiori istituti tricolori si faranno garanti di una linea di liquidità a cui attingere per portare avanti il piano di rilancio delle quattro banche commissariate. Toccherà quindi a Intesa, Unicredit e ad altre 4-5 grandi banche tricolori, erogare una sorta di prestito ponte.
Quanto alla governance, già da domani decadranno gli attuali commissari delle quattro banche in crisi. In linea teorica, secondo la normativa, a guidare le banche in bonis (separate dalle bad bank) ci saranno dei commissari speciali che a a loro volta saranno affiancati da un comitato di sorveglianza, composto da tre a cinque membri, che a maggioranza eleggeranno il proprio presidente.