VENTIMIGLIA . «Ci voleva un vescovo per sbloccare una situazione che durava da quattro mesi e rischiavadi precipitare ». Parola di un dirigente della polizia, a conferma del livello di tensione qui al confine italo-francese. Altissima tensione, fin da prima che arrivasse l’alba, quando ai Balzi Rossi di Ventimiglia si sono presentati 250 uomini, gran parte in tenuta antisommossa, altri in abiti borghesi: tutti armati, hanno quindi sgomberato la tendopoli allestita ai primi di giugno e che ha ospitato in media 150 migranti al giorno, oltre a una cinquantina di giovani “No Borders” e dei collettivi.
Sono arrivate le ruspe, quelle invocate da Salvini, per abbattere e ripulire l’accampamento, allestito sotto i portici della ferrovia Ventimiglia-Mentone. «Con lo sgombero abbiamo affermato un principio di legalità — dice il ministro Angelino Alfano — Non puoi stare in Italia e fare quello che ti pare: o rispetti le nostre regole e se non le rispetti ti sgombriamo, perché questo fa un Paese democratico, civile e che fa rispettare le regole». Però alle tre del pomeriggio la Francia chiude il confine impedisce il passaggio a una ventina di attivisti — francesi e italiani — che vogliono portare cibo e acqua ai migranti sugli scogli. Nelle stesse ore in cui davanti all’isola greca di Lesbo un gommone si ribaltava, a causa delle onde alte e del vento forza 6. Un altro naufragio, un altro tragico bilancio: sono morti un bambino di 2 anni e una donna di 35, 11 i dispersi. La guardia costiera è riuscita a mettere in salvo 47 migranti. L’imbarcazione era stata avvistata da un traghetto che copre la tratta fra la città turca Aivali e Lesbo, e mentre i sopravvissuti venivano trasferiti a Mitilene, nella stessa zona veniva individuata un’altro barcone con 40 persone a bordo, tutte salvate dalle onde e dal vento.
Lo stesso scirocco che soffiava qui a Ventimiglia: a Ponte San Ludovico un vento teso stordiva il centinaio di migranti e “No Borders” che dopo il blitz hanno riparato sugli scogli per non essere arrestati. E sui massi, spruzzati dalle onde, si è seduto monsignor Antonio Sueta. Con una mobilitazione imponente di polizia, carabinieri e militari della Guardia di Finanza, pronta a sgomberare con la forza, nel primo pomeriggio il vescovo ha ottenuto la soluzione “impossibile”: una cinquantina di migranti trasferiti al centro di accoglienza della Croce Rossa; 70 giovani dei collettivi condotti pacificamente in commissariato e alla caserma dei carabinieri. Identificati e denunciati soltanto per occupazione abusiva di suolo pubblico, ma a loro non sarà dato il foglio di via.