Ue, un accordo di emergenza

by redazione | 27 Ottobre 2015 9:31

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A sbloc­care la situa­zione, scon­giu­rando all’Unione euro­pea una nuova figu­rac­cia, è stata la Gre­cia. Quando ormai l’ennesimo ver­tice sulla crisi dei pro­fu­ghi nei Bal­cani era a un passo dalla rot­tura, Atene ha accet­tato di aumen­tare le sue capa­cità di acco­glienza rispetto ai die­ci­mila posti attuali. Era quello che aspet­ta­vano tutti, un sì che ha per­messo al mini­ver­tice con­vo­cato dome­nica dal pre­si­dente della com­mis­sione euro­pea Jean Claude Junc­ker di chiu­dersi potendo affer­mare di aver tro­vato un accordo.
Quella rag­giunta è un’intesa di emer­genza, in tutti i sensi. Sia per­ché con­qui­stata men­tre a Bru­xel­les arri­vava già l’eco della vit­to­ria otte­nuta in Polo­nia della destra anti-Ue e anti-immigrati del PiS di Jaro­slaw Kac­zyn­ski. Ma soprat­tutto per­ché decine di migliaia di uomini, donne e bam­bini in mar­cia lungo la rotta bal­ca­nica si tro­vano già da set­ti­mane espo­sti al freddo e alla piog­gia. Sono sotto gli occhi di tutti le imma­gini dei set­te­mila pro­fu­ghi che in Slo­ve­nia mar­ciano inco­lon­nati attra­verso i campi, diretti verso il con­fine con l’Austria. Tro­vare loro una siste­ma­zione decente era quindi il minimo che l’Europa potesse fare. «E’ inac­cet­ta­bile che nel 2015 la gente sia lasciata dor­mire nei campi e attra­ver­sare fiumi con l’acqua sino al petto in tem­pe­ra­ture gla­ciali» ha spie­gato Junc­ker.
L’accoglienza dei pro­fu­ghi è dun­que uno dei 17 punti del piano appro­vato. E’ pre­vi­sta la rea­liz­za­zione di 100 mila nuovi posti dove allog­giare i migranti, 50 mila dei quali in Gre­cia e altret­tanti nei Bal­cani. I det­ta­gli del piano sono ancora in via di defi­ni­zione, ma già si sa che di coloro che si fer­me­ranno in Gre­cia 20 mila saranno gestiti dall’Unhcr, l’Alto com­mis­sa­riato dell’Onu per rifu­giati, che pren­derà in affitto da pri­vati alber­ghi e case vacanze, ma uti­liz­zerà anche scuole, pale­stre, caserme e tende riscal­date.
Pro­prio la Gre­cia è stata a lungo sul banco degli impu­tati, accu­sata dagli altri par­te­ci­panti al ver­tice di non fare nulla per fer­mare i migranti diretti verso il nord Europa. Un’accusa alla quale Atene ha repli­cato ricor­dando come la vera porta dei Bal­cani sia la Tur­chia, che però non è stata nean­che invi­tata a Bru­xel­les. Non a caso il con­trollo dei con­fini esterni dell’Unione è un altro dei punti car­dine dell’accordo di dome­nica. Per tutti i par­te­ci­panti (Ger­ma­nia, Slo­ve­nia, repub­blica Ceca, Polo­nia, Austria, Olanda, Lus­sem­burgo, Croa­zia, Unghe­ria, Roma­nia e Bul­ga­ria più Ser­bia, Mace­do­nia e Alba­nia) se infatti è impor­tante offrire un riparo ai pro­fu­ghi, altret­tanto lo è fer­marli impe­den­do­gli di pro­se­guire nella loro mar­cia. E per que­sto è neces­sa­ria una gestione più rigida dei flussi. Ver­ranno quindi raf­for­zate tutte le mis­sioni di Fron­tex già in atto ai con­fini sia marit­timi che ter­re­stri, ma verrà anche atti­vato uno scam­bio di infor­ma­zioni tra tutti i paesi sul numero di migranti in entrata e in uscita. Nes­suno potrà quindi per­met­tere ai migranti di diri­gersi verso il con­fine di uno Stato vicino senza un accordo pre­ven­tivo. E nes­suna acco­glienza, infine, per chi rifiuta di farsi iden­ti­fi­care. «Senza regi­stra­zione, nes­sun diritto», ha sen­ten­ziato Junc­ker. Sarà la stessa Com­mis­sione Ue a veri­fi­care ogni set­ti­mana il fun­zio­na­mento dell’accordo.
L’idea che Bru­xel­les sta cer­cando di met­tere nuo­va­mente in campi è di impe­dire che alle fron­tiere interne si vedano scene come quelle dei giorni scorsi, con i migranti bloc­cati dalla poli­zia e costretti a ore, se non a giorni di attesa. Fer­marli negli hotspot, secondo Junc­ker, per­met­te­rebbe poi di pro­ce­dere ai ricol­lo­ca­menti diret­ta­mente da dove si tro­vano. Adesso resta però da vedere se e come i paesi dell’est daranno seguito agli impe­gni presi. Gre­cia a parte, dove si sa che i migranti saranno divisi tra isole e ter­ra­ferma, fino a ieri sera non era ancora chiaro dove, lungo la rotta bal­ca­nica, tro­ve­ranno posto le nuove strut­ture. E con l’aria che tira in Europa, le brutte sor­prese sono sem­pre possibili.

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