Siria, missili russi dal mar Caspio E un caccia “sfiora”un aereo Usa

by redazione | 8 Ottobre 2015 9:33

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IN SIRIA la Russia fa sul serio: ventisei missili da crociera, lanciati da quattro navi schierate nel mar Caspio, hanno attraversato ieri a bassa quota lo spazio aereo iraniano, quello iracheno e poi sono finiti sull’obiettivo, nel territorio del sedicente Stato Islamico, all’interno dei confini siriani. Tutti i bersagli – una fabbrica di munizioni, un centro di comando, campi di addestramento, depositi di armi e magazzini di carburanti – sono stati colpiti, senza danni collaterali, comunica Sergei Shoigu, ministro della Difesa di Mosca.
Secondo Ryad Haddad, ambasciatore siriano a Mosca, fra caccia e missili gli attacchi russi hanno distrutto il 40 per cento delle infrastrutture dell’Is. E lo show di potenza militare ha avuto l’effetto desiderato: «Impressionante », l’ha definito Douglas Lute, ambasciatore Usa alla Nato, sottolineando che è «fuori dell’ordinario» vedere più di dieci navi militari russe nel Mediterraneo, che si affiancano a «una forza di terra delle dimensioni di un battaglione », con i tank più moderni.
Mentre Damasco conferma che l’aiuto russo ha permesso di lanciare una robusta offensiva di terra contro i ribelli, per il presidente Vladimir Putin il successo dell’attacco da 1500 chilometri «è una dimostrazione del buono stato dell’industria della difesa e dell’alta preparazione del personale». Nemmeno una parola sulle chiusure americane a una possibile collaborazione, ribadite anche ieri dal segretario alla Difesa Ashton Carter. Dopo la visita a Sigonella e l’incontro con la collega italiana Roberta Pinotti, il titolare del Pentagono ha voluto sottolineare che Mosca «sta sbagliando strategia» e «non colpisce gli obiettivi giusti». L’amministrazione americana insiste: anziché attaccare direttamente gli integralisti di Al Baghdadi, Mosca starebbe rivolgendo la sua azione militare verso l’opposizione siriana, cioè contro i nemici di Bashar Assad, compresi i moderati sostenuti da Washington. Non è ben chiaro se in questa “opposizione moderata” sia compreso il fronte Al Nusra, nemico di Assad ma anche dell’Is, i cui leader hanno giurato fedeltà ad Al Qaeda. Il ministero della Difesa russo taglia corto: «Abbiamo colpito solo terroristi», segnalando che Mosca è pronta a contatti con l’Esercito libero siriano.
In ogni caso, ha ripetuto Carter, al momento gli Stati Uniti non sono disponibili a coordinare le azioni anti-Is con Mosca: tutt’al più potrannoscambiarsi i dati delle missioni aeree indispensabili per evitare collisioni. Ieri un jet Usa ha dovuto modificare la rotta per evitare un caccia russo. E la situazione diventerà ancora più confusa quando i russi voleranno anche nei cieli dell’Iraq: il governo di Bagdad non l’ha ancora chiesto ufficialmente al Cremlino, ma si prepara a farlo e la risposta positiva è già garantita.
Le azioni dell’aeronautica russa hanno arroventato il confine fra Siria e Turchia. Dopo gli sconfinamenti dei caccia Sukhoi nello spazio aereo di Ankara, ieri la Turchia ha segnalato che i suoi F-16 sono stati inquadrati ripetutamente dai radar dell’antiaerea siriana (il che equivale alla minaccia di attacco).
Se la Russia ha lanciato l’offensiva a tutta potenza, l’Italia invece sembra rallentare: la Pinotti ha ribadito ieri che quella di armare i Tornado è solo un’ipotesi. «Abbiamo deciso di contrastare con forza Daesh (cioè l’Is,
ndr). Abbiamo dato assetti importanti», ha sottolineato il ministro della Difesa: «Ma la coalizione e il governo iracheno ci chiedono di essere più forti e più determinati. Questo è un obiettivo che condividiamo. Ma quali saranno nuovi e diversi assetti non l’abbiamo ancora stabilito. Non c’è un orientamento già preso dal Governo, altrimenti sarebbe stato comunicato in Parlamento». Insomma, prima di trasformare l’impegno italiano a fianco degli alleati nelle operazioni contro l’Is in missione “combat” servirà un passaggio parlamentare. E poi ci vorranno i tempi tecnici: se è vero che per trasformare un Tornado in assetto da ricognizione in velivolo da bombardamento basta un’ora, dicono gli Stati Maggiori, va ricordato che la missione italiana, per obbedire al mandato parlamentare, non ha portato in Iraq nemmeno armamenti e attrezzature necessari per la trasformazione.
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