ROMA. La bagarre ha un inizio ma non una fine. Quando Lucio Barani, garofano rosso nel taschino in omaggio al vecchio Psi, annuncia che il gruppetto di Verdini, di cui fa parte, voterà compatto e convinto la riforma costituzionale, nell’aula di Palazzo Madama piovono insulti e i leghisti sventolano finti dollari, insinuando una compravendita. Compaiono cartelli contro i “Quaquaraqua” e i 5Stelle mostrano una foto della ministra Boschi e la scritta “Bella ciao”. Ma l’articolo 1 della riforma passa con una maggioranza allargata e rimpolpata dai verdiniani: 172 i sì, 108 contrari e 3 astenuti. Poco prima, per l’emendamento del dem Cociancich che aveva “blindato” lo stesso primo articolo e “cangurato”, cioè permesso di saltare tutti gli altri emendamenti, la maggioranza era stata anche più vasta, 177 i favorevoli. Il leghista Calderoli chiede una perizia calligrafica sulla firma di Cociancich. Il presidente Grasso finisce nel mirino. Incassato un punto, Renzi fa sapere che «il passaggio più difficile è superato, si è fatto un grande passo avanti» una volta approvato l’articolo 1 (che scrive la parola fine al bicameralismo paritario) e stretto il patto di maggioranza sulla questione-clou, l’articolo 2 sul modo in cui si eleggeranno i nuovi senatori. Non è tutto così semplice. C’è lo spauracchio dei voti segreti. Tanto che alla fine di una delle riunioni pomeridiane, Boschi smentisce ci sia l’intenzione da parte del governo di presentare un altro emendamento-canguro, questa volta sull’articolo 2. «Non c’è». È stato però preso in considerazione e poi scartato: «…si valutano tante cose». Da Palazzo Chigi una nota a margine: nessun emendamento e nessuna fiducia. L’incertezza e il timore per i voti segreti tuttavia resta. Si studiano le contromosse. Boschi e Pietro Grasso hanno un faccia a faccia, alla fine del quale il presidente del Senato tira le fila e chiede la riformulazione degli emendamenti con voto segreto, per cui in aula di segreto resta certo un solo voto, previsto stamani, gli altri sono tagliati. Le opposizioni si scatenano contro Grasso e contro altri emendamenti-canguro, due sempre di Cociancich sull’elezione del capo dello Stato. «Basta un’alzata di sopracciglio di qualcuno…”, è l’attacco delle opposizioni, di Lega, Sel, 5Stelle, Fi a Grasso, accusato di piegarsi al governo. «Basta offese al presidente», lo difende il pd Francesco Russo. Stamani la conta.
Senato, ok all’articolo 1 172 i sì grazie a Verdini Grasso taglia i voti segreti
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