ANKARA. «Ora basta. L’attentato di oggi qui ad Ankara è un atto codardo. Qui si vuole creare una strategia della tensione prima del voto. Sul luogo della strage la polizia lanciava i gas lacrimogeni contro i soccorritori dei feriti. Tutti devono sapere che queste bombe vigliacche non ci fermeranno. Questo Stato è come un serial killer».
Davanti alla stazione ferroviaria nella capitale turca, Selahattin Demirtas ha una ragione in piu’ per scagliarsi contro la strage. I suoi consiglieri, strettiglisi intorno mentre ad Ankara ha convocato i giornalisti per parlare con i media, dicono che il vero obiettivo era lui.
Non è un caso se questo avvocato di 42 anni, leader curdo e vero avversario politico del presidente Tayyip Erdogan, da cinque mesi il leader curdo gira con una scorta.
Accuse molto dure. Come le motiva?
«Il partito di Erdogan, ha le mani sporche di sangue. Per lunghi mesi abbiamo cercato di arrivare a un governo condiviso. Ma, nonostante la sconfitta elettorale, voleva a tutti costi tornare a governare da solo. Così il governo e l’esercito hanno ricominciato la guerra contro i curdi nel sud est del Paese. Adesso e’ ora di dire chiaramente che questo partito sostiene il terrorismo».
Ma le elezioni del prossimo 1 novembre potranno portare chiarezza?
«Il popolo della Turchia ha tutto il diritto di esprimersi, ci deve essere libertà, ma sembra costretto a sostenere il governo. Perché in questo Paese chiunque parla contro il governo viene distrutto».
Che interpretazione dà della strage?
«Ogni volta che cominciamo la campagna elettorale arriva un attentato. Lo abbiamo visto a Suruc, in una strage che l’Is non ha mai rivendicato. Il partito curdo è sotto tiro. Il bersaglio sono sempre i nostri simpatizzanti, con le stesse modalità ».
Ora lei come pensa di reagire?
«Il governo ci vuole far tacere, non ci riuscirà. Continueremo la nostra battaglia pacifica fino all’ultima goccia di sangue».