Rifugiati: il trionfo della real­po­li­tik

Rifugiati: il trionfo della real­po­li­tik

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Crisi dei migranti. Caldo e freddo tra Ue e Turchia. Ankara: “non siamo un campo di concentramento”. Ma Erdogan chiede soldi e aperture verso l’adesione alla Ue. Merkel promette concessioni, ma Bruxelles frena. Confusione e frontiere bloccate nei Balcani. A Calais, la “nuova giungla” in zona Seveso

Real­po­li­tik senza più maschere sulle spalle dei migranti. Ormai la Ue tratta con la Tur­chia senza imba­raz­zarsi di un qual­si­vo­glia discorso uma­ni­ta­rio e siamo alla corsa a un do ut des tra Bru­xel­les (rap­pre­sen­tata da Ber­lino) e Ankara. E nei Bal­cani la con­fu­sione e la dispe­ra­zione cre­scono, con migliaia di per­sone bloc­cate dalle chiu­sure delle fron­tiere: la Slo­ve­nia, dove pre­mono almeno 10mila per­sone al con­fine con la Ser­bia, arri­vate dopo aver attra­ver­sato la Mace­do­nia lo scorso fine set­ti­mana, limita i pas­saggi a 2500 al giorno, cioè meno della metà di quanto chie­sto dalla Croa­zia, men­tre l’Ungheria si vanta del “suc­cesso” del blocco della fron­tiera con la Croa­zia (ne sono entrati solo 41 dome­nica, ha fatto sapere con sod­di­sfa­zione il governo di Orban).

Gelo dalla Tur­chia, ieri, dopo il ten­ta­tivo, dome­nica, da parte di Angela Mer­kel di disten­dere le ten­sioni. Il primo mini­stro turco, Ahmet Davu­to­glu, ha pre­ci­sato in un’intervista tv: “non pos­siamo accet­tare accordi sulla base seguente: dateci dei soldi e i migranti restano in Tur­chia, la Tur­chia non è un campo di con­cen­tra­mento”. Dome­nica, Mer­kel, in visita in Tur­chia, aveva pro­messo di soste­nere parte delle riven­di­ca­zioni tur­che nei con­fronti di Bru­xel­les, in cam­bio di un’accettazione, da parte di Ankara, del “piano di azione” pro­po­sto dalla Com­mis­sione e appro­vato dall’ultimo Con­si­glio euro­peo, la scorsa set­ti­mana. Il cini­smo è il solo valore in piazza, ormai, sulla que­stione dei migranti. La Tur­chia, che il 1° novem­bre andrà alle urne, ha quat­tro richie­ste: 1) soldi, almeno 3 miliardi di euro per l’accoglienza dei migranti (ci sono 2,2 milioni di rifu­giati siriani in Tur­chia e Ankara sostiene di aver già speso più di 7 miliardi di euro e di aver rice­vuto solo 417 milioni in com­pen­sa­zione); 2) l’abolizione dei visti per i cit­ta­dini tur­chi nell’Unione euro­pea (Mer­kel ha pro­messo un’esenzione per gli stu­denti e gli uomini d’affari già dal luglio 2016); 3) la ripresa dei nego­ziati per una futura ade­sione della Tur­chia alla Ue (l’ultima fase è ini­ziata nel 2005, sono stati aperti 14 capi­toli su 35, Mer­kel ha pre­ci­sato che potreb­bero ini­ziare le discus­sioni sul capi­tolo 17, che riguarda la poli­tica eco­no­mica e mone­ta­ria, e sui capi­toli 23 e 24, su libertà, giu­sti­zia e sicu­rezza); 4) Ankara pre­tende il sim­bolo di poter par­te­ci­pare ai ver­tici euro­pei. Mer­kel ha otte­nuto, in cam­bio, il ritiro della con­di­zione posta dai tur­chi per discu­tere sulla crisi dei migranti: cioè la crea­zione di una zona di sicu­rezza nel nord della Siria, ipo­tesi resa ormai impos­si­bile dall’intervento russo. Inol­tre, la Tur­chia, nel caso diven­tasse “paese sicuro”, dovrebbe impe­gnarsi a riac­co­gliere i migranti che dopo aver tran­si­tato sul suo ter­ri­to­rio non hanno otte­nuto il diritto d’asilo in uno dei paesi Ue. Ma que­sta cinica real­po­li­tik si scon­tra con enormi reti­cenze. La Ger­ma­nia è ormai d’accordo per con­si­de­rare la Tur­chia “paese sicuro”, ma que­sta posi­zione non è con­di­visa da tutti paesi Ue. Per di più, un accordo di riam­mis­sione è già stato fir­mato tra Bru­xel­les e Ankara nel 2013, un altro simile era stato fir­mato con la Gre­cia già nel 2002, ma nes­suno dei due ha mai vera­mente fun­zio­nato. Adesso la Gre­cia e Cipro temono che la Tur­chia voglia appro­fit­tare della debo­lezza della Ue sul fronte dei migranti per otte­nere con­ces­sioni e molti paesi restano deci­sa­mente con­trari all’ipotesi dell’entrata della Tur­chia. Ma la Ue sem­bra pronta a chiu­dere tutte e due gli occhi sulle derive rea­zio­na­rie e estre­mi­ste del regime di Erdo­gan, in cam­bio della pro­messa di bloc­care i migranti. In Ger­ma­nia, que­sto deal di Mer­kel non è pia­ciuto per nulla all’opposizione, Die Linke ha par­lato di “fal­li­mento morale” per la “fami­lia­rità con il despota Erdogan”.

In Fran­cia, a Calais il numero dei migranti è rad­dop­piato nelle ultime tre set­ti­mane. La ten­do­poli della “nuova giun­gla”, dove sono rifu­giate ormai circa 6mila per­sone, risulta inse­diata in una zona clas­si­fi­cata “Seveso”, inqui­nata dai resi­dui tos­sici di due indu­strie chi­mi­che, Syn­the­xim e Inte­ror. Qui il governo ha pre­vi­sto di costruire un campo di con­tai­ners per acco­gliere 1500 per­sone. La sin­daca di Calais, Nata­cha Bou­chart, del par­tito di Sar­kozy, ha chie­sto l’intervento dell’esercito per sor­ve­gliare la “giun­gla” e i suoi “traffici”.



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