« Privacy non garantita negli Usa» L’altolà dell’Europa a Facebook

by redazione | 7 Ottobre 2015 9:39

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LUSSEMBURGO La Corte europea di giustizia di Lussemburgo mette un freno all’invadenza degli Stati Uniti sui dati personali dei cittadini europei. Gli eurogiudici hanno bocciato l’attuale sistema di trasferimento dall’Ue agli Usa detto Safe harbour (Approdo sicuro) — utilizzato dai giganti Usa di internet e da migliaia di imprese private — perché non garantisce il diritto fondamentale a un adeguato grado di protezione della privacy. Determinanti sono risultate le rivelazioni dell’ex agente della statunitense National security agency Edward Snowden sullo spionaggio di massa delle autorità Usa, che provocarono lo scandalo internazionale Datagate.
Dal punto di vista giuridico la sentenza della Corte di Lussemburgo ha reso «invalida» una decisione della Commissione europea di Bruxelles, che aveva considerato adeguato il livello di protezione Usa nel trasferimento dei dati personali dei cittadini europei con il sistema Safe harbour . Gli eurogiudici ritengono, invece, che «autorizza in maniera generalizzata la conservazione di tutti i dati personali di tutte le persone senza che sia operata alcuna differenziazione, limitazione o eccezione in funzione dell’obiettivo perseguito e senza che siano fissati criteri oggettivi intesi a circoscrivere l’accesso delle autorità pubbliche ai dati e la loro successiva utilizzazione».
Il caso è partito dalla sede Facebook in Irlanda, che accentra i dati dei cittadini europei e li trasferisce negli Stati Uniti. Uno studente di legge austriaco, Maximilian Schrems, richiamando le rivelazioni di Snowden sullo spionaggio Usa, si è rivolto all’entità della privacy irlandese, che ha respinto la denuncia rifacendosi al giudizio della Commissione europea.
Il caso è arrivato all’Alta corte dell’Irlanda, che ha chiamato in causa per competenza il tribunale comunitario, dove Schrems ha vinto. Il 28enne si è detto molto soddisfatto e ha raccolto consensi nei settori dell’Europarlamento (socialisti, liberali, sinistre, verdi) da tempo impegnati a contestare la Commissione europea su Approdo scuro. «Nel giugno 2013 e poi nel marzo 2014 abbiamo chiesto la sospensione immediata di Safe harbour perché non offriva garanzie sufficienti», hanno rivendicato gli eurosocialisti, ricordando scandali analoghi sull’invadenza degli Stati Uniti in Europa come «Echelon, Acta, Pnr, Swift, Prism».
Ora i cittadini europei possono rivolgersi alle autorità nazionali per bloccare il trasferimento dei loro dati. Facebook, Google e tante altre multinazionali dovranno cambiare le loro pratiche. La Commissione europea, dopo la bocciatura a Lussemburgo, dovrà ridurre le concessioni fatte agli Stati Uniti. Il suo vicepresidente olandese Frans Timmermans ha confermato che è iniziata la trattativa con Washington «per rendere più sicuro il trasferimento dei dati dei cittadini europei».
Facebook Europa ha comunicato che «è imperativo che i governi di Ue e Usa garantiscano di continuare a fornire metodi affidabili per il trasferimento legale dei dati e di risolvere tutte le questioni legate alla sicurezza nazionale». Il segretario del Commercio Usa Penny Pritzker ha espresso «profonda delusione» per la sentenza di Lussemburgo, ma si è detta pronta a lavorare con la Commissione europea «per affrontare l’incertezza creata dalla decisione della Corte». E già la prossima settimana si terrà una riunione straordinaria del garante Ue per la privacy con le 28 autorità nazionali.
Snowden si è congratulato con Schrems via Twitter, sottolineando che con questo risultato «siamo tutti più sicuri» e riconoscendogli di «aver cambiato il mondo in meglio».
Ivo Caizzi
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