VAPRIO D’ADDA . L’inno nazionale cantato a cappella in strada, l’affaccio al balcone accanto al figlio Ivano e alla nuora Antonella, l’uomo col maglione rosso e la barba bianca arruffata saluta a braccia alzate i cento manifestanti di Fratelli d’Italia che gli urlano, di rimando: «Sei uno di noi». Francesco Sicignano, 64enne pensionato originario di Terracina, termina la sua giornata infernale da indagato per omicidio volontario ed eroe della difesa fai-da-te tanto cara alle destre nazionalpopolari. L’ombra, il ladro che all’1 e mezza di ieri notte ha trafitto con un colpo al petto della sua calibro 38 semiautomatica che da 21 anni dorme nel comodino accanto a lui, non ha nemmeno un nome. Non ancora: i carabinieri della compagnia di Vimercate, che indagano sulla sparatoria che ha squassato la quiete di Vaprio d’Adda — meno di 9mila anime al di qua del fiume che separa le province di Milano e Bergamo — addosso alla vittima non hanno trovato né telefono né documenti e aspettano le comparazioni delle impronte digitali per capire chi fossero lui e i due complici che stavano per dare l’assalto alla palazzina rosa dei Sicignano in via Cagnola, senza inferriate alle finestre né antifurto: Ivano e Antonella con figli al piano terra, l’appartamento della madre del signor Francesco al primo piano, lui e la moglie Giovanna nel rialzo mansardato costruito a inizio secolo. Da agosto, quei cancelli bassi e quel cortile col barbecue sul retro coi ceppi e il canestro attaccato al muro lo avevano già attraversato tre volte. L’ultima giovedì a ora di cena, quando il cane dei Liverani, i vicini che abitanoquesto pezzettino di paese da 50 anni, abbaiasse a tre ombre in fuga senza bottino.
Omicidio volontario, recita il fascicolo aperto dal pm milanese Antonio Pastore e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, e non è solo un passaggio tecnico. Era armata solo di una torcia la vittima, e questo ha fatto escludere da subito l’ipotesi di legittima di- fesa agli investigatori. Ma prima di valutare l’eccesso colposo, e cioè la sproporzione tra la minaccia di un ladro (disarmato, a piedi nudi e coi calzini infilati sulle mani per non lasciare impronte) e il proiettile che lo fredda, carabinieri e procura vogliono ripassare con calma la dinamica dell’assalto messa a verbale dai Sicignano. A cominciare da Francesco, che in caserma a Vimercate passa lunghissime ore: «Mi sono svegliato di soprassalto — ha spiegato — perché avevo sentito dei rumori. E visto che non era la prima volta e non ne potevo più, e avevo paura anche per Giovanna, ho preso la pistola. Fuori dalla stanza da letto mi sono visto puntare una luce negli occhi e ho sparato. Poi sono uscito sul terrazzino, ho visto altri due che uscivano scavalcando e ho fatto fuoco 4-5 volte in aria. Ma non volevo ammazzarlo, non volevo, davvero. Mi dispiace per quel ragazzo». Il racconto del prima e dopo coincide con quello di Martina, la vicina che rincasa e si accorge dei due complici, ritardando la loro invasione di casa Sicignano, e quella dell’impiegata della casa di cura Le vele, che vede Sicignano sul balcone che urla «bastardi! » ai due in fuga. Ma c’è un pezzo che non combacia e può fare la differenza: non c’è traccia di sangue a casa del signor Francesco, il sopralluogo delle tute bianche della vecchia Rilievi le esclude. Ce n’è sulle due rampe di scale esterne che finisce al primo piano, quello vuoto. E allora, prima di procedere per omicidio colposo, gli investigatori vogliono essere certi che il 64enne non lo stesse aspettando sul terrazzino, sparando a colpo sicuro.
Non c’è nulla, peraltro, che porti in questa direzione nel passato di Francesco Sicignano. Che ha aperto e chiuso una mezza dozzina di imprese di costruzioni tra Milano, la Brianza e Vaprio, dove era venuto ad abitare all’inizio degli anni Settanta, che ha gestito negozi di elettrodomestici e strumenti musicali in paese e ha remoti e piccolissimi precedenti di natura finanziaria, nessun reato di sangue. Ma aveva la pistola, e un’altra arma gli è stata sequestrata dai carabinieri. In via Cagnola, dove i furti in appartamento non sono in frequenti — anche se alle cronache, un anno e mezzo fa, passò il caso di villa Clara, ospizio-lager chiuso dalla Finanza dirimpetto ai Sicignano — il coro dei vicini è unanime: «Ha fatto bene». Lamentano troppi stranieri in paese e pochi carabinieri per strada, anche se alla manifestazione di ieri sera non hanno partecipato. Il colonnello Giuseppe La Gala, comandante provinciale, promette: «Aumenteremo la presenza sul territorio per prevenire. E batteremo tutte le piste per arrestare gli autori del tentato furto». Il governatore Roberto Maroni annuncia: «La Regione pagherà l’avvocato a Sicignano».