L’ultima sfida di Grillo “Fateci governare siamo l’arca di Noè”

L’ultima sfida di Grillo “Fateci governare siamo l’arca di Noè”

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IMOLA . Sarà colpa della pioggia, se Beppe Grillo decide di paragonarsi a Noè e di descrivere il suo Movimento come l’arca che salverà il mondo. Si definisce «l’elevato», il capo politico dei 5 stelle. Una sorta di guida spirituale di coloro che scherzando prende in giro sul palco: «Eravate nessuno e grazie a me guadagnate stipendi meravigliosi», dice ai parlamentari che gli stanno accanto. Poi chiude in musica la kermesse di Imola, così come l’aveva cominciata, con una cena di autofinanziamento – venerdì sera – in cui aveva finito per cantare mettendosi alle tastiere. A Luigi Di Maio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista lascia i selfie e la fatica di stare in mezzo a curiosi e attivisti. Per sé cuce il ruolo di ispiratore: «Possibile che il reddito nella tua vita debba arrivare solo dal lavoro? Che nonostante la tecnologia si continui a lavorare dieci ore al giorno? Devi avere il reddito e dopo sceglierti il lavoro che ti piace. È un’utopia ma ci sono paesi, nel nord Europa, che la stanno realizzando». E sulla politica estera: «I media ci ingannano e dipingono la Russia e la Cina come i cattivi e gli Stati Uniti come i buoni. Non è così. Gli Stati Uniti sono dalla parte sbagliata della storia», dice ben due volte tra gli applausi. «Il Ttip – il trattato transatlantico sul libero commercio – è un grande imbroglio, l’Europa dovrebbe farlo con le economie emergenti dei Brics, con la Cina e con la Russia, non con gli Stati Uniti». A Casaleggio viene riservata la parte più politica: in giro per gli stand al mattino presto, ripete che candidato premier e squadra di governo saranno scelti con una consultazione tra attivisti, ma sorride senza rispondere a chi gli chiede se ci sarà mai un blog del Movimento autonomo rispetto alla Casaleggio Associati. Poi parla di programmi: combattere la corruzione abolendo la prescrizione, mettere persone oneste nelle amministrazioni. Le battaglie per la conquista di Milano, ma soprattutto Torino, Bologna, Roma e Napoli, sono vicine. I quattro consiglieri della capitale sono arrivati a Imola sabato pomeriggio: Virginia Raggi è invitata dietro al palco per parlare con i big, il suo capogruppo Marcello De Vito la segue. Vorrebbe essere di nuovo lui, il candidato sindaco, ma le quattro ore di training televisivo cui sono stati sottoposti sembra abbiano deciso il contrario. «Fosse per me li eleggerei tutti e quattro, quattro consoli per Roma», dice ai cronisti Grillo senza sciogliere la riserva. E insomma, Imola è la festa in cui non bisogna parlare di leader e candidati, ma è anche quella in cui Luigi Di Maio e gli altri non possono fare un passo senza concedere foto e abbracci. «Il problema non è Di Maio o Di Battista, nel Movimento ci sono decine di persone pronte – dice Grillo ai giornalisti – perché dobbiamo candidare le persone attraverso la tv? La gente, su questo, deve maturare».
(a.cuz)


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La questione sociale conta più della politologia

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C’EÌ€ QUALCOSA CHE NON CONVINCE NELLE ANALISI CHE SI STANNO FACENDO IN QUESTE ORE DEL RISULTATO DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE, una specie di miopia rispetto a quello che eÌ€ accaduto, e continua ad accadere, nel fondo della societaÌ€ italiana. Il criterio che in genere si segue eÌ€ di carattere essenzialmente politologico, con una conseguente critica profonda e drastica nei confronti del sistema dei partiti, accomunati in una sorta di notte in cui tutte le vacche sono nere, senza alcuna distinzione di responsabilitaÌ€ fra l’uno e l’altro.

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