Il sin­da­cato europeo rispolvera la “lotta”

by redazione | 2 Ottobre 2015 9:57

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Abi­tuati a un sin­da­cato euro­peo ormai seduto, carico di scar­tof­fie, rituali, buro­cra­zie, e che raris­si­ma­mente scende in piazza? Il Con­gresso della Ces che si chiude oggi a Parigi ha ten­tato di riscat­tare un’immagine ormai parec­chio offu­scata, e ieri da Car­melo Bar­ba­gallo, segre­ta­rio Uil, è arri­vato l’invito a tor­nare a mobi­li­tarsi: «Negli inter­venti che ho ascol­tato in que­sti giorni — ha detto dal palco — ho sen­tito par­lare di rac­co­man­da­zioni, di buone prassi, di atti­vità nego­ziale. Ma nel nostro dizio­na­rio non ci sono più le parole: “riven­di­ca­zione”, “mobi­li­ta­zione”, “lotte”? Pen­siamo che con le sole rac­co­man­da­zioni sia pos­si­bile con­tra­stare il neo libe­ri­smo delle mul­ti­na­zio­nali e dei governi che cer­cano di divi­derci tra gio­vani e anziani, tra occu­pati e disoccupati?».

Ma il cen­tro del dibat­tito, al Con­gresso, è stato soprat­tutto il tema del sala­rio minimo euro­peo, da riven­di­care per evi­tare il dum­ping tra i diversi paesi: il sin­da­cato ita­liano arriva con una posi­zione molto netta, e se apre a uno stan­dard Ue, è però deciso a difen­dere il ruolo del con­tratto nazio­nale all’interno dei con­fini italiani.

«Apprez­ziamo la pro­po­sta della Ces in merito a un approc­cio equi­li­brato e dif­fe­ren­ziato al tema del sala­rio minimo — ha detto Bar­ba­gallo — In Ita­lia, in par­ti­co­lare, i minimi sala­riali ven­gono fis­sati dai con­tratti nazio­nali di lavoro che rap­pre­sen­tano anche un con­so­li­dato rife­ri­mento giu­ri­dico e che sono in grado di cogliere le sin­gole spe­ci­fi­cità set­to­riali, evi­tando feno­meni di dum­ping salariale».

Spe­ci­fi­cità da con­ser­vare, sep­pure in un qua­dro euro­peo con­cor­dato e comune, anche per la segre­ta­ria Cgil Susanna Camusso: «Non si pos­sono discu­tere in chiave ita­liana le norme euro­pee, non si può pre­sup­porre che tutta Europa abbia lo stesso modello con­trat­tuale — ha spie­gato — Si fa con­fu­sione tra il sala­rio minimo nazio­nale, che ovvia­mente dove c’è un forte sistema con­trat­tuale come il nostro diventa una pura inge­renza nella con­trat­ta­zione, con il tema che invece qui si è discusso, che le norme sulla libera cir­co­la­zione deter­mi­nano l’esistenza di un dum­ping diretto che si eser­cita tra i sin­goli Paesi». Ciò non signi­fica però, ha pre­ci­sato Camusso, che i sin­da­cati nazio­nali non deb­bano porsi il pro­blema di «raf­for­zare la con­trat­ta­zione e tro­vare forme di con­trat­ta­zione trans­na­zio­nali» e di inclu­si­vità dei contratti.

Fa muro Anna­ma­ria Fur­lan, segre­ta­ria gene­rale della Cisl: Siamo «con­trari a un sala­rio minimo fis­sato per legge» in Ita­lia, per­ché que­sto «signi­fi­che­rebbe in molti casi abbas­sare il sala­rio dei lavo­ra­tori». La vera que­stione, ha aggiunto, è «come esten­diamo i minimi con­trat­tuali anche al lavoro pre­ca­rio, fal­sa­mente auto­nomo, par­tite Iva, co?.co?.co».

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