Giallo a Istanbul ex reporter della Bbc muore in aeroporto “È stata uccisa”

by redazione | 20 Ottobre 2015 8:48

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Si è impiccata al gabinetto con i lacci delle scarpe. O è stata assassinata dall’Is, da qualche setta di fanatici o da un complotto di Stato, con una messa in scena per nascondere il delitto? Diventa un giallo, con sospetti di “cover-up”, di imbroglio e copertura, da parte delle autorità turche, la morte di una ex-giornalista della Bbc , il cui corpo senza vita è stato ritrovato sabato in una toilette dell’aeroporto di Istanbul. Jacky Sutton, 50 anni, era una reporter di guerra, che aveva lavorato per la radiotelevisione britannica dal Medio Oriente e dall’Afghanistan tra il 1998 e il 2000, per poi impegnarsi nel volontariato per varie ong nella stessa regione. Attualmente era direttore pro-tempore dell’Institute for War and Peace Reporting (Iwpr) in Iraq, un’associazione con base a Londra che si occupa di assistere i giornalisti locali in paesi in preda a conflitti e che sostiene la stampa indipendente. È in questo ruolo che stava dirigendosi a Erbil, nell’Iraq settentrionale, per riprendere il suo lavoro.
Il precedente direttore della stessa associazione era morto in un attentato a Bagdad in maggio: un’autobomba in cui erano rimaste uccise 17 persone, non è chiaro se con l’obiettivo di eliminare lui o meno. La Sutton aveva partecipato a una cerimonia di commemorazione del suo ex-capo a Londra e stava dunque rientrando in Iraq, ma il volo da Londra è arrivato a Istanbul in ritardo, lei ha perso la coincidenza per Erbil e apparentemente non è riuscita a prenotarne subito un’altra. Per mancanza di fondi, secondo i primi resoconti dei media turchi. Due ore dopo, sempre secondo la stampa di Istanbul, si sarebbe suicidata con i lacci delle proprie scarpe in una toilette dell’aeroporto Ataturk della città.
Ma è una ipotesi piena di contraddizioni, che i suoi amici e colleghi scartano risolutamente. Commenta Christian Bleur, che l’aveva conosciuta all’Australian University, dove la Sutton stava studiando per un dottorato di ricerca in storia orientale: «Era la donna più tosta che io abbia mai incontrato. Non posso credere che si sia uccisa soltanto per avere perso un volo. Non sono un patito delle cospirazioni, ma se la polizia turca dice che la telecamera nella toilette in cui è stata rinvenuta Jacky non funzionava, allora significa che è stata assassinata ». Le immagini che avrebbero dovuto riprendere cosa è successo, infatti, non sarebbero reperibili. Caroline Jaine, ex-diplomatico, che aveva lavorato con Jacky in Iraq, non ha dubbi: «Era una guerriera per la pace, assolutamente senza paura, è escluso che abbia potuto suicidarsi. Con i lacci delle scarpe alla toilette, per di più, è una storia che non sta in piedi». Susan Hutchinson, un’amica che forse è stata l’ultima a parlarle, pochi giorni fa, assicurache la Sutton non era depressa o preoccupata: «Ha lavorato in Kurdistan e l’unico problema era stato procurarsi i documenti e i mezzi per entrare in Iraq. Noi eravamo in pensiero per lei perché non è un viaggio senza rischi. Mi auguro che il Foreign Office abbia pieno accesso alle indagini per condurre un’inchiesta appropriata con la totale cooperazione delle autorità di Ankara». Jane Pearce, direttrice di un programma di aiuti umanitari dell’Onu in Iraq, concorda: «Non riesco a credere alla versione ufficiale». E l’Iwpr, l’associazione che la Sutton dirigeva dopo la morte del suo capo a Bagdad, preannuncia che pretenderà «risposte chiare e un’indagine rapida sull’accaduto » da parte del governo turco. Dice il direttore esecutivo dell’Iwpr Anthony Borden: «Jacky era una donna in grado di cavarsela in situazioni difficili, siamo scioccati». Da parte sua il ministero degli Esteri del Regno Unito si limita per il momento a confermare la morte di una cittadina britannica a Istanbul e si impegna a fornire informazioni e assistenza ai familiari.
«Che cosa sia esattamente successo nelle due ore che Jack ha trascorso all’aeroporto resta un mistero», afferma un notiziario della Bbc . È possibile che la donna sia stata uccisa per un movente di criminalità comune, ma anche che il suo omicidio sia in relazione alle denunce che la Sutton stava facendo contro il trattamento delle donne parte dell’Is, che combatte in Iraq e in Siria, o addirittura parte di un complotto a lungo termine contro l’Iwpr, un secondo assassinio dopo quello del direttore morto a Bagdad, per fare tacere un’associazione che si batte letteralmente in prima linea per la libertà di stampa. Un delitto dai motivi ancora oscuri, sembrano concordare tutti quelli che la conoscevano. Non certo un suicidio. Un altro tragico mistero sulla strada fra Turchia e Iraq. Questa volta con una giornalista come vittima.
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