Gaza, guerriglia al confine cinque palestinesi uccisi schierato lo scudo anti-razzi

by redazione | 11 Ottobre 2015 9:03

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NAHAL OZ . I copertoni in fiamme corrono anche oggi verso questo tratto di frontiera, volano le molotov e le pallottole vere, ma l’intifada dei coltelli potrebbe presto diventare l’intifada dei missili, perché la tensione sale pericolosamente lungo questi 34 chilometri di frontiera d’Israele con la Striscia. Perché Gaza e i suoi padroni islamisti vogliono essere in prima fila in questa rivolta, nella convinzione che «l’Intifada per Gerusalemme » spazzerà via insieme all’Anp anche il suo discusso presidente. E Gaza è una santabarbara di missili puntati contro Israele.
Il giorno dopo il venerdì di sangue, con sette morti, i funerali delle vittime seguiti da migliaia di persone si sono trasformate in manifestazioni a sostegno di Hamas. In diverse zone – a nord al valico di Erez, al centro a Khan Younis – i palestinesi hanno cercato di raggiungere il filo spinato e penetrare nella zona cuscinetto ma sono stati fermati dai tiri di avvertimento dei militari israeliani, dai lacrimogeni e dalle granate assordanti. I palestinesi hanno risposto con i copertoni in fiamme, le sassaiole e le molotov. L’esercito israeliano ha poi spiegato di aver aperto il fuoco perché i palestinesi, entrati nella terra di nessuno, stavano attaccando la recinzione nel tentativo di aprire un varco e prendere d’assalto le vicine comunità israeliane. Due ragazzini di 12 e 15 anni sono morti a Khan Younis, altre decine i feriti. Le proteste si stanno estendendo verso il sud della Striscia, da Khan Younis alla zona tra il valico di Kerem Shalom e Rafah.
Questo crescere della tensione è funzionale a Hamas e alla Jihad islamica che continuano a incitare alle proteste lungo il confine conoscendo la terribile conclusione: quando si entra nella buffer zone l’Idf ha l’ordine di aprire il fuoco. La morte di questi ragazzi paradossalmente rafforza la loro presa sulla Striscia, che si era notevolmente allentata dopo la sanguinosa guerra del 2014. E forse Hamas e la Jihad islamica si preparano a un altro confronto militare con Israele. Già venerdì notte sono stati sparati due razzi contro Israele, ma il timore dello Stato maggiore di Tshal è che si possa andare verso una escalation nella Striscia. Per questo ieri con grande urgenza è stata schierata una batteria suppletiva Iron-Dome a protezione di Beersheva, il capoluogo del Negev, e un’altra a Ofakim. La batteria di missili intercettori si va ad aggiungere alle altre già schierate a difesa delle altre città israeliane circostanti la Striscia come Ashdod, Ashkelon, Sderot, e Netivot. Nonostante l’ordine di dispiegamento, i portavoce dell’Idf sottolineano che «non ci sono protocolli di emergenza in atto», e che oggi – primo giorno della settimana in Israele – le attività commerciali così come uffici pubblici e scuole manterranno la loro normale routine. Insolitamente, Israele non ha lanciato raid aerei di rappresaglia, possibile indicazione di un desiderio di non innescare una spirale di ostilità. Per Hamas potrebbe non essere conveniente peggiorare le cose nelle Striscia, dicono gli esperti, dopo la batosta militare della guerra del 2014. Ma è anche vero il contrario: Hamas non vuole stare fuori dal movimento di proteste in corso, anzi ne vuole la guida.
Ottanta chilometri più a nord, a Gerusalemme, è stata un’altra giornata di sangue.
Da giorni si susseguono aggressioni contro israeliani e scontri mortali tra soldati e palestinesi. Il bilancio finora è di 5 israeliani feriti, di cui uno gravemente, due aggressori palestinesi uccisi. La prima aggressione è avvenuta a Gerusalemme, dove un 16enne palestinese ha ferito con un coltello due ebrei ultraortodossi nel quartiere di Musrara, prima di essere colpito e ucciso dalla polizia. Nel pomeriggio, la seconda aggressione alla Porta di Damasco ai danni di due poliziotti israeliani colpiti da un palestinese, anch’egli ucciso dalle forze di sicurezza. Nel corso dellacolluttazione, un terzo agente delle forze speciali è stato ferito gravemente ma da fuoco amico. Dal primo ottobre sono almeno 15 le aggressioni da parte di lupi solitari palestinesi, con 4 israeliani uccisi. In campo palestinese, sono 17 le vittime e un migliaio i feriti tra Israele e i Territori occupati nell’ultima ondata di violenza. Scontri anche nella Cisgiordania occupata, a Nablus, a Hebron, a Jenin. Negli ultimi 10 giorni sono stati arrestati circa 400 palestinesi, la metà ha tra i 14 e i 20 anni. Cento gli arresti solo nella Città Santa. Dove la notte prosegue l’intifada. Le strade vuote, le sassaiole contro le auto che attraversano i quartieri arabi, i cassonetti bruciati. Ieri sera su indicazione del premier Netanyahu sono stati richiamati centinaia di riservisti della polizia di frontiera per essere schierati nelle strade di Gerusalemme.
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