Probabilmente pensava di avercela fatta. Era appena arrivato in Europa, coronando il sogno di lasciarsi alle spalle una vita impossibile in Afghanistan, ma il benvenuto gliel’ha dato un proiettile: lo ha ucciso un agente di frontiera della polizia bulgara, quella frontiera con la Turchia che era riuscito a varcare di nascosto insieme a 54 ragazzi «tra i venti e i trent’anni» in fuga dalla guerra. Non era mai successo nulla di simile, in Europa, neppure quando il premier ungherese Orbán aveva minacciato di prendere a fucilate i profughi che avessero varcato illegalmente i suoi confini. E invece giovedì notte è accaduto davvero, in Bulgaria.
«Siamo scioccati», commentano all’Agenzia dell’Onu per i rifugiati ( Unhcr) chiedendo «un’immagine immediata, indipendente e trasparente». Gli auspici non sono i migliori: per Sofia si è trattato di una sfortunata casualità. Uno dei colpi di avvertimento «sparati in aria» dai tre agenti che avevano intercettato il gruppo di giovani afgani «entrati illegalmente nel Paese» dalla Turchia sarebbe «rimbalzato» su un ponte colpendo il giovane afgano alla testa, e uccidendolo durante il trasporto in ospedale.
Secondo il ministero degli Interni i migranti si comportavano in maniera aggressiva e non avevano ubbidito agli ordini della pattuglia che intimava loro di tornare indietro. Nello zainetto del giovane afgano, dicono gli inquirenti bulgari, c’era anche una pistola.
Della vittima non sono neppure state divulgate le generalità. Aveva attraversato il confine turco in piena notte in una zona montuosa vicino alla cittadina bulgara di Sredets, sperando di non essere intercettato per poter presentare la richiesta di asilo direttamente in Germania o nell’Europa del Nord. Il presidente bulgaro Rosen Plevneliev ha espresso «profondo rincrescimento », e il primo ministro Boiko Borisov ha abbandonato nella notte il delicatissimo Consiglio europeo sui profughi e i migranti che era alla stretta finale a Bruxelles. Ma c’è chi applaude: «I tre uomini della polizia di frontiera che hanno fermato il gruppo di migranti clandestini meritano una medaglia», dice Valeri Simeonov, presidente del Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria che appoggia il governo di centrodestra bulgaro.
Ma l’emergenza profughi continua a non avere risposte efficaci in Europa. L’Ungheria ha annunciato la chiusura della frontiera per i profughi provenienti dalla Croazia, allarmando la Slovenia che rischia di dover intercettare la marea in fuga dalle guerre. E persino l’accordo con la Turchia durante il vertice a Bruxelles sembra assai meno concreto di quanto fosse apparso: rientrata in patria, la delegazione turca lo ha definito «una bozza», giudicando «inaccettabile » il ridimensionamento a un terzo dei tre miliardi di euro all’anno di aiuti chiesti da Ankara per accogliere degnamente i 2,5 milioni di profughi che ospita, in modo che non decidano di ripartire per l’Europa.