“Colpito il convoglio di Al Baghdadi ” È giallo sulla sorte del Califfo dell’Is

by redazione | 12 Ottobre 2015 9:14

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 «Abbiamo ucciso il Califfo, Al Baghdadi », annuncia nel pomeriggio l’esercito iracheno. E subito la notizia fa il giro del mondo, ma per ritornare alla fonte, in serata, fortemente ridimensionata. E’ vero che gli aerei iracheni hanno bombardato un summit di capibastone dello Stato Islamico, nella città di Karabla, provincia dell’Anbar, vicino al confine con la Siria, ma fra le otto vittime dell’incursione aerea il Califfo non c’è. Resta il mistero su dove si sia rintanato dopo l’ultima sua apparizione nel luglio del 2014 dal pulpito della moschea di Mosul.
Non è la prima volta che Abu Bakr al Baghdadi, o Califfo Ibrahim, come preferisce essere chiamato, insomma il capo della più agguerrita organizzazione jihadista apparsa dopo Al Qaeda, un tempo chiamata Isil, Is o Isis e da lui ribattezza Stato Islamico, viene dato per morto.
È già successo nel novembre del 2014 e nel marzo di quest’anno, quando al Baghdadi sarebbe presumibilmente stato ucciso, o ferito gravemente, in circostanze analoghe: bombardamento dell’aviazione irachena, ferimento, fuga e girandola di supposizioni. Dal polverone di marzo emerse persino la figura di un reggente, incaricato di guidare l’organizzazione (vista la temporanea incapacità del capo) quella di Abu Mohammed al Adnani, Amir, ovvero comandante supremo, dello Stato islamico in Siria, sulla cui testa gli Stati Uniti hanno posto una taglia di 5 milioni di dollari.
Ma, a quanto pare, il Califfo al Baghdadi non era né morto, né incapacitato.
Anche ieri, le autorità irachene, nel dare la notizia, hanno aggiunto alcuni particolari, destinati al tempo stesso a corroborarla, ma anche ad insinuare qualche dubbio. E cioè che l’aviazione avrebbe colpito non soltanto il luogo dove si svolgeva la riunione ma anche il convoglio, ovviamente blindatissimo, su cui viaggiava il Califfo. Il quale sarebbe stato districato e portato via da quel luogo su un macchina, non si sa dove, né in quali condizioni di salute. Insomma, mancherebbe la prova regina, la conferma.
Conferma che invece sono andati a cercare sia la televisione al Arabiya, la principale concorrente di al Jazeera nell’etere pan-arabo, che l’agenzia Reuter . La ricostruzione, abbastanza coincidente, dice che, in effetti, c’è stata un’incursione dell’aviazione irachena sulla città di Karabla (da non confondere con Kerbala, o Karbala, che sta nel sud dell’Iraq ed è il principale santuario degli Sciiti). Nel mirino è stato messo un gruppo di comandanti dello Stato Islamico. Due case sono state colpite, uccidendo otto dei partecipanti al vertice. Ma secondo testimoni locali e fonti dell’ospedale dove sono state portati i feriti, il Califfo non è tra le vittime.
Più tardi, su Twitter, anche un account dove solitamente si esprime lo Stato Islamico ha tagliato corto affermando che le voci sulla morte di al Baghdadi erano “ false”.
Mentre alcuni seguaci, hanno reagito ostentando la solita temerarietà. «Pensate che se fosse morto, noi abbandoneremmo il Califfato. Oh, mondo vile!».
E un altro: «Anche se è stato martirizzato, questo non inciderà sullo Stato Islamico. Perderemo un leader ma mille altri al Baghdadi cresceranno».
Così, contribuendo ad alimentare il polverone.
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