Bernardino León: “In Libia c’è chi sabota l’accordo di pace ma le Nazioni Unite non lo permetteranno”

Bernardino León: “In Libia c’è chi sabota l’accordo di pace ma le Nazioni Unite non lo permetteranno”

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“ALCUNE personalità nei due campi di Tripoli e Tobruk stanno sabotando l’accordo per un governo di unità nazionale proposto dall’Onu, ma la comunità internazionale ha deciso che non può permetterlo. Se questo sabotaggio continuerà, arriveranno le sanzioni». Bernardino León, inviato Onu per la Libia, ha appena accettato un’estensione del suo mandato chiestagli da Ban Ki-moon e spiega che continuerà a lavorare per porre fine alla guerra civile in Libia.
Bernardino León, non è chiaro quale sia la posizione dei parlamenti di Tripoli e di Tobruk.
L’accordo rischia di naufragare?
«Ci aspettavamo che la ratifica dell’accordo avrebbe generato dissensi, ma il processo deve andare avanti e andrà avanti. L’accordo non è stato respinto formalmente dai Parlamenti di Tobruk e Tripoli, e una larga maggioranza di parlamentari rimane favorevole al testo e alla proposta di governo. Non possiamo però escludere nessuno scenario, e continuiamo a lavorare insieme ai membri del dialogo libico e alla comunità internazionale ».
Molti ritenevano che l’unico modo per portare i libici all’accordo fosse quello di forzare la mano, come alla fine avete fatto voi di Unsmil, la missione Onu. Ma ci sono obiezioni da alcune fazioni libiche, che la accusano di averli trascurati.
«Unsmil non ha forzato la mano. Abbiamo condotto consultazioni per oltre nove mesi, in Libia, nella regione e con tutte le componenti della società libica: le autorità locali, i membri del Parlamento di Tobruk e del Congresso di Tripoli, esponenti dei partiti politici e dei gruppi tribali, delle organizzazioni della società civile. La proposta di governo che è stata annunciata l’ 8 ottobre è una proposta libica, emersa dal lavoro di facilitazione delle Nazioni Unite. Nessun accordo è perfetto ed è in una certa misura normale che in un momento in cui si decidono le sorti del Paese, il dibattito sia acceso e le tensioni siano assai forti. A Roma, il 15 ottobre, esponenti della comunità internazionale e, in particolare i paesi della regione, hanno espresso sostegno unanime alla soluzione politica dell’8 ottobre. Questo è un segnale importante » .
L’Onu ha minacciato sanzioni.
Siete pronti ad applicarle?
«Lo strumento è pronto per essere utilizzato, è previsto dalla risoluzione 2174 che è stata votata nell’agosto dell’anno scorso. Le sanzioni erano previste perfino prima che io assumessi l’incarico di inviato in Libia il 1° settembre dell’anno scorso. Alcune personalità nei due campi, in quella del Congresso e del Parlamento, stanno sabotando l’accordo, stanno lavorando contro la volontà democratica del popolo libico. La comunità internazionale e il Consiglio di Sicurezza hanno deciso che questo non è possibile. Le sanzioni eventualmente non verranno decise da Unsmil, ma dal Comitato Sanzioni del Consiglio di Sicurezza. Tutti sanno di cosa di tratta: divieto di viaggiare, congelamento di conti bancari e via crescendo. Se questo sabotaggio continuerà sicuramente verrà deciso qualcosa».
Ci sono anche segnali positivi da molte fazioni: tutte le municipalità del Sud hanno aderito al piano, lo appoggiano partiti come “Giustizia e Costruzione”, ovvero i Fratelli musulmani libici. Riusciranno a reggere alla spinta degli estremisti, che in Libia sono tutti armati?
«Le confermo che la stragrande maggioranza dei gruppi politici e militari sta facendo quello che da mesi chiedono loro i cittadini libici: un accordo per riportare la pace. E’ impressionante come negli ultimi mesi il ruolo della società civile libica stia crescendo, e pure in una situazione di profonda disgregazione politica siano in grado di influenzare le scelte di molti leader. I leader libici si trovano oggi a dover scegliere tra riportare la Libia sulla via della stabilità o far scivolare il loro paese nella guerra civile e nel terrorismo dell’Is. Il compromesso politico facilitato dall’Onu è innanzitutto una proposta libica per consentire al Paese di portare a termine una transizione democratica interrotta dalla violenza ».
Le ultime informazioni sullo Stato Islamico dicono che in Libia ha compiuto attentati nella zona di Agedabia, sembra si stiano preparando a una nuova offensiva. Le fazioni libiche hanno intenzione di fermarli?
«Daesh è una minaccia seria, non solo per la Libia ma per tutto il Mediterraneo. E’ per questo che le Nazioni Unite e la comunità internazionale stanno facendo pressioni per concludere l’accordo senza ulteriori negoziati e modifiche. La comunità internazionale ha ripetutamente rassicurato gli interlocutori libici che è pronta a fornire tutta l’assistenza necessaria al Governo di Accordo Nazionale. La Libia deve essere unita per poter fronteggiare con efficacia il terrorismo. Le divisioni politiche fanno gioco ai terroristi ».


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