Parte domani a Parigi il piano B per l’Europa
«Un piano B per la Grecia» era quello di Yanis Varoufakis, quello della famosa «moneta parallela», quando da ministro dell’economia, nel corso delle trattative tra il suo paese e la Ue, cercava di convincere il primo ministro Alexis Tsipras a non cedere al ricatto delle istituzioni europee e cercare strade alternative a quella che lui considerava una resa. «Un plan B» è lo slogan usato in queste settimane da Jean-Luc Mélenchon, leader del Parti de Gauche francese, nel Front de Gauche, per indicare una strada alternativa a quella dell’obbedienza, anche obtorto collo, ai trattati europei. «Un piano B in Europa» è il titolo di un dibattito sbocciato ieri a sorpresa nel programma della Fête de l’Humanité, storico appuntamento della sinistra francese in corso in questi giorni alla Corneuve, alle porte di Parigi. Si terrà domani alle 16 e 30. E sarà un evento per le sinistre di tutta Europa. I protagonisti sono un poker d’assi dei cultori del genere. Nessuno di provenienza ’estremista’, anzi: sono tutti ex socialisti o socialdemocratici. Ma sono tutti usciti dai rispettivi partiti contro la loro irresistibile e inarrestabile «deriva a destra».
Naturalmente il padrone di casa sarà Mélenchon, deputato francese e già leader del Front de Gauche; con lui Varoufakis, oggi ancora dentro Syriza ma in rotta di collisione con le politiche del suo governo; Oskar Lafontaine, ex ministro delle finanze tedesco, fondatore della Linke; e infine per l’Italia ci sarà Stefano Fassina, ex responsabile economico del Pd, ex viceministro dell’economia del governo Letta, oggi fuori dal partito di Renzi e tra i leader della “sinistra radicale”. Tutti e quattro ex tifosi di Alexis Tsipras, che però dopo la firma del memorandum non seguono più. Ma soprattutto tutti e quattro ormai convinti dell’impossibilità di mettere concretamente in atto politiche di redistribuzione della ricchezza, di creazione di lavoro, di transizione ecologica e ricostruzione della partecipazione democratica senza «rompere con questa Europa» ovvero «dentro i vincoli di questa Ue». Dopo le vicende greche e alla vigilia di un nuovo voto ad Atene, il tema dell’accettazione delle regole agita la discussione di tutte le sinistre radicali europee, inclusa quella nostrana. E a sinistra le discussioni si intavolano su un piano inclinato che porta alle scissioni.
L’intento naturalmente è opposto. I quattro hanno scritto nero su bianco un manifesto che verrà reso pubblico forse già oggi, alla vigilia del dibattito. Di fatto è il lancio, se non l’atto di nascita, di una nuova organizzazione della sinistra europea. O di un nuovo movimento. Delinea un programma di massima per «levarsi di dosso la camicia di forza del neoliberismo» che passa per l’abolizione del fiscal compact e l’opposizione al Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti.
Fino a qui sembrerebbero i soliti i fondamentali delle sinistre già raccolte all’europarlamento nel Gue e nella Sinistra europea. Ma stavolta c’è una netta scelta di campo: basta con i trattati, è il senso del discorso, mai più firme dei governi alle condizioni capestro proposte dalle istituzioni europee, basta capitolazioni sotto la minaccia del «rullo compressore» di «una parte» della Bce.
L’invito, cioè il Piano A, è a una campagna di disobbedienza civile europea contro le scelte e le «regole» fino all’ottenimento della rinegoziazione. I governi che rappresentano le oligarchie — è questo il ragionamento — hanno un loro piano A, ovvero piegare la resistenza dei paesi in crisi, e un piano B, ovvero espellerli dall’eurozona nelle peggiori condizioni distruggendone il sistema bancario e l’economia, come hanno minacciato di fare con la Grecia. Per questo le sinistre debbono attrezzarsi. Dotandosi di un piano A, appunto il tentativo di negoziare il cambiamento dei trattati, ma anche e soprattutto di un piano B: se l’euro non può essere democratizzato serve un modo per non dover cedere al ricatto, per assicurare che gli europei abbiano un sistema monetario che operi a loro vantaggio. Il documento evita i dettagli ’tecnici’, ma non si sottrae agli esempi: valute parallele, digitalizzazione delle transazioni, fino all’uscita dall’euro e la sua trasformazione da moneta unica a valuta comune.
In ogni caso tutto questo sarebbe impossibile, ragionano i quattro autori, senza un’azione europea coordinata e «internazionalista». Per questo domani a Parigi lanceranno la proposta di una conferenza aperta a tutti, cittadini, partiti e organizzazioni, da tenersi in tempi brevi, già a novembre.
Visto da Atene, è un dito nell’occhio di Alexis Tsipras, alla vigilia delle elezioni in cui si gioca l’osso del collo, e un incoraggiamento ai fuoriusciti di Unione popolare. Ma il manifesto non può essere letto solo in traduzione greca e suona assai più ambizioso. L’autorevolezza dei quattro autori è incontestabile. E anche il colpo di scena per tutte le sinistre europee, tormentate dalla discussione sull’uscita dall’euro, fin qui bandiera quasi esclusiva delle destre radicali e di pochi gruppi a sinistra.
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