L’INTERVISTA.PABLO IGLESIAS,LEADER DI PODEMOS
ATENE. Ognuno ha le sue fisse: per Tsipras mai la cravatta, per Pablo Iglesias mai la cravatta e mai la camicia dentro i pantaloni. Codino e braccialetti, al comizio di chiusura di Syriza il leader di Podemos saluta piazza Syntagma con il pugno chiuso e un “ hasta la victoria siempre ” d’antan.
La coppia terribile della sinistra radicale d’Europa – “Syriza Podemos venceremos”, aprì a tutta pagina il giorno prima delle scorse elezioni Avgì, il quotidiano del partito greco – è ormai legata a doppio filo: «Se vince Tsipras, può dare una mano anche a noi in Spagna, anche se sono due situazioni diverse. Non è un problema di sinistra o meno, ma di dare risposte a una maggioranza sociale europea», dice Iglesias.
Le vostre sono due storie che si parlano, e forse sarà un caso, ma dopo che Tsipras è stato costretto a firmare il memorandum anche Podemos èscesa nei sondaggi. Appunto, è una coincidenza?
«A noi ciò che è avvenuto non piace, l’accordo non ci piace. Non ci nascondiamo dietro a un dito. Ma il merito del governo Tsipras è stato quello di dimostrare che si può negoziare senza piegare la testa, con orgoglio. È sempre difficile farlo, soprattutto se i rapporti di forza sono così sbilanciati. Era uno contro 18. E la verità è che di fronte a ogni negoziato puoi trovarti di fronte a una situazione difficile e inaspettata. Una nuova affermazione di Syriza per Podemos e per altre forze della sinistra in Europa è comunque fondamentale ».
Si può negoziare, ma il risultato qual è stato finora?
«Tsipras si è battuto come un leone per il suo popolo e contro dei poteri che erano rimasti intoccabili, dei totem. Ha dimostrato di tenere alla sua gente e ha fatto dei passi avanti rispetto al passato di una classe politica servile. Ha riaperto una discussione, una partita in Europa, tra chi difendi la gente e chi i privilegiati. Ma lui da solo non basta, per questo siamo qui».
Tutta Podemos la pensa come lei? Qualcuno nel suo movimento ha avuto posizioni più critiche nelle settimane scorse rispetto a ciò che è avvenuto in Grecia.
«Siamo un partito dove ognuno può avere le proprie opinioni. Ma la cosa è molto chiara, Podemos appoggia Alexis Tsipras, che ha fatto un’altra cosa che nessuno prima di lui era riuscito a fare prima: chiedere ai greci attraverso un referendum se accettare o meno un accordo. Zapatero in Spagna per caso fece la stessa cosa?».
Cosa ne pensa di Yanis Varoufakis? Non voterà Syriza e ha utilizzato parole molto dure nei confronti dell’accordo siglato da Tsipras.
«Ho grande rispetto per l’economista, che stimo. Ci sono delle diverse idee sul momento, sull’attualità. Non sui fondamentali ».
Se perde Tsipras perde anche Podemos e tutta la sinistra in Europa?
«Secondo me no, ma c’è anche un problema di sovranità da affrontare. Noi siamo più forti, quel che è successo in Inghilterra con Jeremy Corbyn nuovo leader dei laburisti è indicativo, spira un vento nuovo. Non è un tema di ideologie, ma la differenza è tra chi difende i diritti sociali della maggioranza della popolazione e chi finora ha messo in pratiche misure antipopolari. Ci sono delle buone ragioni per essere ottimisti».
Come detto prima, i sondaggi vi danno tra il 15 e il 20% in Spagna, un po’ in calo rispetto a qualche mese fa. Avete in mente di fare delle alleanze per le prossime elezioni di novembre?
«Dobbiamo aspettare, è ancora presto. Prima delle europee del 2014 i sondaggi dicevano che avremmo ottenuto un solo deputato. Alla fine ne abbiamo conquistati cinque. Noi lavoriamo per vincere le elezioni, e sono certo che la Spagna come la Grecia voterà contro la disillusione incarnata da Mariano Rajoy e dalla sua politica».