Offensiva sul fronte orientale
Cinquecento extracomunitari stanno attraversando l’Europa: non sono profughi ma soldati statunitensi del 2° Reggimento di cavalleria che, con 110 mezzi corazzati, si stanno muovendo dalla loro base in Germania all’Ungheria attraverso Repubblica Ceca e Slovacchia, per «assicurare gli alleati Nato che l’esercito degli Stati uniti è pronto, se necessario».
Per assicurare che le forze dell’Alleanza possano «dispiegarsi nella regione orientale in modo rapido e prepararsi a successive operazioni» – annuncia il segretario generale della Nato Stoltenberg – sono stati attivati sei nuovi quartieri generali in Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania e Bulgaria. E mentre si conclude in Germania, Italia, Bulgaria e Romania la Swift Response, la più grande esercitazione Nato di forze aviotrasportate dalla fine della guerra fredda, inizia nella Repubblica Ceca la Ample Strike in cui controllori di volo e piloti Nato si addestrano all’attacco aereo. Dalla base di Geilenkirchen in Germania decollano ogni giorno aerei radar Awacs per controllare non solo lo spazio aereo lungo i confini orientali dell’Alleanza, ma quello russo dato che possono «vedere» a oltre 400 km di distanza.
Il Readiness Action Plan prevede una serie di attività terrestri, navali ed aeree sul fianco orientale della Nato, tra cui la «missione di pattugliamento aereo sugli Stati baltici» alla quale partecipa l’Italia con cacciabombardieri Eurofighter Typhoon. Questo dispiegamento di forze sarà testato e rafforzato dall’esercitazione Trident Juncture 2015 (3 ottobre – 6 novembre). Vi parteciperanno, insieme a unità terrestri e navali, oltre 180 aerei di 16 paesi Nato e 3 partner, tra cui aerei Awacs che opereranno da Trapani Birgi. Diretti dal Jfac (Joint Force Air Component) italiano, la cui sede è a Poggio Renatico (Ferrara), dotato anche di «capacità dispiegabili» per operazioni aeree fuori dall’area Nato. Svolgerà un ruolo centrale nell’esercitazione il Jfc Naples, comando Nato (con uno staff di 800 militari al quartier generale di Lago Patria), che dirige tra le altre le operazioni navali nel Mar Nero in funzione anti-Russia. Diretto dall’ammiraglio Usa Ferguson – che è anche comandante delle Forze navali Usa in Europa, delle Forze navali Usa del Comando Africa e delle Forze Nato in Kosovo – il Jfc Naples, alternandosi annualmente con Brunssum (Olanda), svolge il ruolo di comando operativo della «Forza di risposta» Nato.
Tutte queste forze e operazioni Nato dipendono dal Comandante supremo alleato in Europa, che è sempre un generale Usa nominato dal Presidente (attualmente il generale Breedlove). Sotto comando e impulso Usa, la Nato – che ha già inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre dell’ex Urss e due della ex Jugoslavia (demolita dalla Nato con la guerra ) – si muove per inglobarne altri. A tal fine stringe crescenti rapporti militari col Montenegro, dove navi da guerra Nato fanno spesso scalo nel porto di Bar, e con la Georgia, dove è stato aperto un centro di addestramento Nato. L’Ucraina, dove la Nato addestra e arma da anni forze neonaziste (usate per il putsch di piazza Maidan e poi inquadrate nella Guardia nazionale) e ora anche le forze armate, parteciperà come partner alla Trident Juncture 2015. E tra breve riceverà la visita del segretario Stoltenberg, alla quale Kiev attribuisce «grande valore simbolico». Così altri paesi dell’Est, agganciati alla Nato, vengono legati soprattutto agli Stati uniti che, con la loro politica del «divide et impera», stanno trasformando di nuovo l’Europa in prima linea di un confronto militare non meno pericoloso di quello della Guerra fredda.
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