Obama e Xi insieme contro l’inquinamento Il disgelo Usa-Cina parte dal clima

by redazione | 26 Settembre 2015 8:39

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NEW YORK . America e Cina unite per ridurre le emissioni carboniche. È il risultato più importante della prima visita di Stato di Xi Jinping alla Casa Bianca. Proprio quando l’assemblea generale Onu prepara il vertice di Parigi (dicembre) sul cambiamento climatico, le due superpotenze sbloccano un accordo cruciale. Barack Obama incassa la promessa che il suo omologo gli aveva fatto l’anno prima a Pechino. Xi porta in dono il varo del primo sistema “cap and trade” mai adottato in Cina. Più 20 miliardi di yuan (3 miliardi di euro) di aiuti ai paesi poveri per agevolarne la transizione verso energie rinnovabili. «Se le due economie più importanti del pianeta, e anche le più inquinanti, uniscono i loro sforzi, altre seguiranno», ha detto Obama nella conferenza stampa congiunta.
La Cina in realtà ha superato da tempo gli Stati Uniti per la quantità di emissioni di anidride carbonica che genera. Tuttora il 64% della sua energia elettrica viene prodotto in centrali a carbone. Ma almeno su questo terreno Xi sembra incarnare una leadership più illuminata: ha smesso di trattare il taglio di emissioni carboniche come una “concessione” all’Occidente, ne fa una priorità nazionale per ridurre gli enormi danni dell’inquinamento. Promette che le emissioni CO2 della Cina raggiungeranno un picco nel 2030 e poi cominceranno a scendere. S’impegna a raddoppiare le energie rinnovabili ( nucleare incluso) raggiungendo il 20% nel 2030. Il “cap and trade” stabilisce un limite, entro il quale assegna “diritti” di emissione scambiabili sul mercato. È stato usato in Europa, California, Australia. È considerato un sistema “di mercato” per ridurre i gas serra.
L’annuncio di ieri è stato salutato con favore non solo da Obama ma anche da importanti ong come Oxfam, Environmental Defense Fund. Alcuni esperti sono più cauti, sottolineano che la corruzione e l’opacità delle statistiche cinesi potrebbero ostacolare il funzionamento del mercato delle emissioni.
Sull’economia cinese Xi ha voluto rassicurare l’America e il resto del mondo. «Cresce meno, è vero, ma questa è la nuova normalità: un modello di sviluppo meno trainato dall’export e più dai consumi interni», ha detto. Aggiungendo che non prevede ulteriori svalutazioni del renminbi. Su tutto il resto il dialogo con Obama è stato meno facile. I due hanno annunciato un’intesa per evitare cyber-guerre. Ma lo stesso Obama l’ha commentata con scetticismo: «La questione è se alle parole seguiranno i fatti. Noi saremo vigilanti, per verificare che ci siano progressi. Altrimenti siamo pronti a usare sanzioni». La sua Amministrazione è stata più volte bersaglio di attacchi. In uno dei più spettacolari, degli hacker riconducibili alla Cina hanno sottratto dati personali su 22 milioni di cittadini americani. Altre volte si tratta di operazioni mirate al furto di segreti industriali. Il problema – che spiega la cautela di Obama nell’annunciare l’intesa – è che Pechino non ha mai riconosciuto di essere all’origine di quegli attacchi, spesso lanciati dalle sue forze armate. Finché ne disconosce la responsabilità potrà continuare come prima.
I due si sono scontrati anche sulle contese territoriali nei mari limitrofi alla Cina. Per Washington è preoccupante l’escalation di azioni militari cinesi nelle isole contese con il Giappone, le Filippine, il Vietnam, e altri alleati degli Stati Uniti. Xi ha ribadito «quelle isole ci appartengono, esercitiamo diritti sovrani », Tensione anche sui diritti umani: Obama ha difeso le ong perseguitate in Cina, nonché il Dalai Lama e il popolo tibetano. Xi ha ribadito che su democrazia e diritti non accetta lezioni: «Il popolo cinese ha scelto la sua strada». Un segnale del nuovo stile di questo presidente è l’insolita “visibilità” della First Lady, l’ex cantante Peng Liyuan, che con Michelle Obama ha visitato lo zoo di Washington, e ha battezzato un neonato panda: Bei Bei ovvero “tesoro prezioso”.
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