Netanyahu sconfitto, Obama ha numeri al Con­gresso per accordo con l’Iran

by redazione | 3 Settembre 2015 9:43

Loading

Israele/Usa. Ieri la senatrice Barbara Mikulski ha garantito al presidente l’ultimo voto necessario per mettere al sicuro l’intesa con Tehran, aggirando una bocciatura dell’accordo da parte del Congresso. Il premier israeliano puntava a silurare la linea del dialogo con l’Iran di Barack Obama

Furono 25 le stan­ding ova­tion che lo scorso 3 marzo il Con­gresso Usa tri­butò a Benya­min Neta­nyahu. Un applauso infi­nito all’attacco fron­tale por­tato dal pre­mier israe­liano in terra ame­ri­cana al pre­si­dente Barack Obama “col­pe­vole” di avere scelto di non con­ti­nuare lo scon­tro con l’Iran e di arri­vare all’accordo inter­na­zio­nale sul pro­gramma nucleare di Teh­ran siglato a metà luglio a Vienna. Il pre­mier israe­liano ha mobi­li­tato i suoi tanti alleati negli Usa, la potente lobby filo Israele Aipac, le asso­cia­zioni cri­stiane sio­ni­ste e molti altri nel ten­ta­tivo di silu­rare l’approvazione, con un voto pre­vi­sto que­sto mese, delle intese di Vienna. Sei mesi dopo quelle 25 stan­ding ova­tion è pro­prio Neta­nyahu a subire la scon­fitta umi­liante che avrebbe voluto inflig­gere ad Obama. Il Con­gresso non gli per­met­terà di affon­dare le intese con l’Iran. Ieri la sena­trice Bar­bara Mikul­ski, con una deci­sione desti­nata a pas­sare alla sto­ria, ha annun­ciato il pro­prio soste­gno all’Amministrazione, garan­tendo al pre­si­dente l’ultimo voto neces­sa­rio per met­tere al sicuro l’intesa con Teh­ran. Si tratta del 34esimo voto a favore in Senato. Un numero suf­fi­ciente per impe­dire ai Repub­bli­cani di aggi­rare il veto pre­si­den­ziale a una boc­cia­tura dell’accordo da parte del Con­gresso, per cui ser­vi­rebbe la mag­gio­ranza in Aula dei due terzi. «Nes­sun accordo è per­fetto, spe­cial­mente se nego­ziato con il regime ira­niano, ma que­sta è la migliore opzione dispo­ni­bile per impe­dire a Teh­ran di avere una bomba nucleare», ha dichia­rato Mikul­ski usando parole pro­nun­ciate tante volte da Obama per per­sua­dere pro­prio Neta­nyahu e tutti quelli che si oppon­gono all’accordo.

Ora l’Amministrazione Usa pro­verà a rac­co­gliere l’appoggio di 41 dei 46 sena­tori demo­cra­tici, per bloc­care il voto con­tra­rio del Con­gresso all’accordo ed evi­tare ad Obama di dover ricor­rere al veto, un’eventualità che met­te­rebbe in imba­razzo la Casa Bianca con i part­ner inter­na­zio­nali. La mag­gior parte dei par­la­men­tari ame­ri­cani – i Repub­bli­cani tutti — si oppon­gono all’accordo e alla revoca delle dure san­zioni eco­no­mi­che che l’Iran ha dovuto affron­tare in que­sti anni. Tut­ta­via, almeno per il momento, sol­tanto due sena­tori demo­cra­tici si sono espressi con­tro l’intesa, Chuck Schu­mer e Robert Menen­dez, e con loro una man­ciata di demo­cra­tici alla Camera. Tut­ta­via più i Repub­bli­cani si mostre­ranno com­patti nell’attacco ad Obama, pre­ve­deva ieri sul quo­ti­diano Haa­retz Peter Bei­nart, tanto più i Demo­cra­tici sce­glie­ranno di non osta­co­lare la poli­tica estera del pre­si­dente e com­pa­gno di par­tito. L’alleanza di ferro che Neta­nyahu ha stretto con i Repub­bli­cani, notava ancora Bei­nart, sta avendo riflessi nega­tivi sulle capa­cità della lobby filo israe­liana Aipac di atti­rare espo­nenti poli­tici libe­ral e progressisti.

«Credo che il modo più veloce per arri­vare ad una vera e pro­pria corsa agli arma­menti in Medio Oriente sia quello di non rati­fi­care que­sto accordo», ha com­men­tato in un’intervista il segre­ta­rio di stato John Kerry «Senza que­sta intesa l’Iran ha già chia­rito quale sarà la sua dire­zione – ha pre­ci­sato — Non c’è una sin­gola frase o para­grafo in tutto l’accordo che dipende dalle pro­messe o dalla fidu­cia. Nes­suna. Con l’accordo il mondo è più sicuro». Neta­nyahu da parte sua non ha com­men­tato le noti­zie che giun­ge­vano dagli Stati Uniti. Il disap­punto però deve essere stato forte, con­si­de­rando l’impegno pro­fuso dal pre­mier che fino a poco fa cul­lava il sogno di inflig­gere, nel cuore del sistema poli­tico ed isti­tu­zio­nale ame­ri­cano, una bato­sta cla­mo­rosa allo sco­modo alleato Obama. Si è fatto sen­tire invece su que­stioni interne, annun­ciando pesanti misure repres­sive con­tro i pale­sti­nesi che attac­cano con pie­tre e molo­tov le auto­mo­bili dei coloni israe­liani e i vei­coli dell’Esercito che tran­si­tano nella Cisgior­da­nia occu­pata, incu­ranti del recente ina­spri­mento delle pene (fino a 20 anni di car­cere) per chi sca­glia sassi. Il primo mini­stro ha ordi­nato di aumen­tare in modo mas­sic­cio la pre­senza di poli­zia e guar­dia di fron­tiera a Geru­sa­lemme e lungo la strada 443, che in parte corre all’interno della Cisgior­da­nia. E sta valu­tando, scri­ve­vano ieri i media israe­liani, anche di allen­tare le regole d’ingaggio in modo da per­met­tere ai sol­dati di fare subito fuoco, senza esi­ta­zioni, con­tro chi lan­cia pie­tre o bot­ti­glie Molo­tov. «La nostra linea — ha spie­gato Neta­nyahu– è tol­le­ranza zero». E si può essere certi che sarà dav­vero così, non come la «tol­le­ranza zero» che il pre­mier aveva pro­cla­mato un mese fa nei con­fronti degli estre­mi­sti di destra israe­liani respon­sa­bili del rogo nel vil­lag­gio di Kfar Douma in cui è arso vivo il pic­colo pale­sti­nese Ali Dawab­shah e ha tro­vato la morte suo padre Saad.

Post Views: 229

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2015/09/netanyahu-sconfitto-obama-ha-numeri-al-con%c2%adgresso-per-accordo-con-liran/