L’accoglienza dei profughi a Bar­cel­lona e Madrid: due esempi virtuosi

by redazione | 3 Settembre 2015 8:58

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Men­tre il governo con­ser­va­tore del pre­mier Mariano Rajoy frena sull’accoglienza dei pro­fu­ghi, i muni­cipi di sini­stra mostrano l’altro volto della Spa­gna. Quello soli­dale. E le dif­fe­renze fra oppo­sti schie­ra­menti poli­tici, come dovrebbe essere sem­pre, emer­gono molto chiaramente.

A gui­dare le città che dicono «refu­gia­dos bien­ve­ni­dos» è Bar­cel­lona, la cui sin­daca Ada Colau è stata la prima a pren­dere l’iniziativa. La giunta gui­data dall’ex atti­vi­sta dei movi­menti anti-sfratti ha deciso di creare un «regi­stro dell’accoglienza»: tutte le fami­glie che inten­dono dare un aiuto con­creto ai migranti – ospi­tan­doli a casa pro­pria o sem­pli­ce­mente donando denaro o generi di prima neces­sità – saranno cen­site e inse­rite in tale spe­ciale «lista della solidarietà».

In que­sto modo il comune potrà sapere su quante risorse in tutto con­tare, al di là delle pro­prie: un buon esem­pio di come la par­te­ci­pa­zione dei cit­ta­dini può incon­trare vir­tuo­sa­mente l’amministrazione. «Non si tratta di carità, l’asilo è un diritto umano», ha chia­rito il vice­sin­daco Gerardo Pisa­rello, che non a caso è un apprez­zato costi­tu­zio­na­li­sta molto sen­si­bile al tema dei diritti.

Sulla scia della capi­tale cata­lana, mol­tis­sime altre città del Paese si stanno muo­vendo per alle­viare le sof­fe­renze dei richie­denti asilo. Nella Madrid della sin­daca Manuela Car­mena si dedi­che­ranno risorse eco­no­mi­che straor­di­na­rie all’accoglienza, e così faranno tutte ammi­ni­stra­zioni comu­nali gui­date dalle forze pro­gres­si­ste: quelle ascri­vi­bili all’area di Pode­mos (come le stesse Bar­cel­lona e Madrid, ma anche Sara­gozza e Cadice), quelle gover­nate dai socia­li­sti del Psoe (come le anda­luse Cor­doba e Huelva), e quelle di altre movi­menti come gli indi­pen­den­ti­sti baschi di Eh Bildu (Pam­plona, capo­luogo della Navarra). Tutte insieme for­me­ranno una «rete delle città acco­glienti», che fun­zio­nerà da forma di coor­di­na­mento e con­fronto per­ma­nente sull’emergenza-profughi. A Valen­cia è mobi­li­tato anche il governo regio­nale, retto da una mag­gio­ranza di «sini­stra plu­rale» for­mata da Psoe, Com­pro­mís (auto­no­mi­sti pro­gres­si­sti) e Pode­mos, che ha messo a dispo­si­zione i pro­pri media­tori cul­tu­rali, ma soprat­tutto che ha chie­sto alle ban­che pro­prie­ta­rie di appar­ta­menti vuoti di met­terli a dispo­si­zione dei migranti.

Pie­na­mente in linea con il loro lea­der Rajoy, i popo­lari di Bar­cel­lona hanno cri­ti­cato le inten­zioni della giunta di Colau: «La nostra città non può risol­vere da sola i pro­blemi del mondo», ha affer­mato il capo­gruppo in con­si­glio comu­nale Alberto Fer­nán­dez Díaz, fra­tello del più noto e anziano mini­stro degli interni Jorge, l’artefice della fami­ge­rata legge anti-proteste che gli spa­gnoli chia­mano ley mor­daza (noi diremmo «legge bavaglio»).

Due uomini di ampie vedute. E non bril­lano per empa­tia e soli­da­rietà nem­meno i cen­tri­sti (che guar­dano a destra) di Ciu­da­da­nos, nati pro­prio in Cata­lo­gna come par­tito «spa­gno­li­sta» anti-indipendenza: quella della giunta bar­cel­lo­nese è, secondo loro, una fuga in avanti «individualista».

Ben più apprez­zato, evi­den­te­mente, è l’immobilismo dell’esecutivo. Il ruolo del governo spa­gnolo nella vicenda che sta scon­vol­gendo l’intera Europa è par­ti­co­lar­mente nega­tivo: frena sul mec­ca­ni­smo di ripar­ti­zione dei richie­denti asilo, che con molte dif­fi­coltà sta appron­tando l’Unione euro­pea, e si rifiuta di accet­tare il numero di per­sone che le auto­rità di Bru­xel­les vor­reb­bero asse­gnare alla Spa­gna (esat­ta­mente 5849, in un Paese di 46 milioni di abitanti).

«Al mas­simo ne pren­diamo 2739», dicono dal palazzo della Mon­cloa. Motivo per il quale un gruppo di per­so­na­lità pub­bli­che – fra i quali l’ex diret­tore di El País Joa­quín Este­fa­nía o l’ex pre­si­dente del Con­si­glio di Stato Fran­ci­sco Rubio Llo­rente – hanno sot­to­scritto un appello che chiede a Rajoy non solo di acco­gliere tanti richie­denti asilo quanti indica la Ue, ma di aumen­tare tale cifra «in pro­por­zione alla dimen­sione della cata­strofe uma­ni­ta­ria che si sta svi­lup­pando nel Mediterraneo».

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