LONDRA. Una foto può cambiare la politica dell’Europa sulla tragedia dei migranti? Forse sì. Mentre l’ondata dei disperati del mondo povero si riversa sulle rive di quello ricco, dalle coste del Mediterraneo alla stazione ferroviaria di Budapest fino al tunnel sotto la Manica invaso di clandestini che danno l’assalto ai treni a Calais, l’immagine di un bambino siriano affogato su una spiaggia della Turchia sciocca i media, l’opinione pubblica e i suoi leader. Di immagini atroci, certo, questa storia ne ha già prodotte altre, tante da suscitare un senso di deja vu e produrre, se non indifferenza, apatia. Ma i fotogrammi che mostrano un bambino di circa due anni sulla sabbia di Bodrum, poi fra le braccia di un poliziotto che raccoglie il suo corpicino inerte, producono una scossa.
«Quando è troppo è troppo », scrive sul suo sito il quotidiano “Independent” di Londra, decidendo di pubblicare il servizio fotografico, anche se agghiacciante, nella speranza di smuovere il governo britannico, finora preoccupato di chiudere le porte all’immigrazione, quella clandestina e perfino quella legale, come ha dimostrato l’altro giorno la sparata del ministro degli Interni Theresa May («Solo gli europei con un’offerta di lavoro dovrebbero potere entrare nel Regno Unito»), più che di aprirle ai nuovi miserabili della terra.
L’appello dei giornali che pubblicano la foto rimbalza come un tam-tam da un paese all’altro e si rivolge dunque a tutti i politici, non solo a quelli di Londra: è sul sito del “Guardian” e del “Mail” (giornale di destra e tenacemente anti-immigrati: eppure stavolta ha cambiato posizione) in Inghilterra, del “Paìs” in Spagna, di vari quotidiani in Italia, Germania, Francia.
E qualcosa apparentemente si muove. Appena ieri mattina, commentando le ultime notizie dal fronte della migrazione, David Cameron diceva: «La soluzione non è accogliere più immigrati». Ma il leader Liberal democratico Tim Farron si augura: «Questo è un campanello di allarme, speriamo che dia la sveglia al premier». Parole analoghe arrivano da Yvette Cooper, una dei candidati alla leadership del partito laburista nelle primarie che si concludono fra pochi giorni: «Quando madri cercano di trarre in salvo i propri figli da barche che affondano, quando persone muoiono asfissiate in un camion di diabolici trafficanti, quando cadaveri di bambini si depongono sulle spiagge, il nostro paese deve fare qualcosa». Un messaggio simile giunge da Jeremy Corbyn, il favorito nella contesa del Labour e il candidato su posizioni più di sinistra: «Nessuno può evitare di commuoversi per questa immagine orribile. La risposta del nostro governo alla crisi è stata finora completamente inadeguata, ma mi vergogno anche per i nostri vicini europei che accettano di accogliere solo poche centinaia di rifugiati siriani ».
È un coro unanime, quello che si ascolta nelle capitali europee. «Quella foto è la punta di un iceberg, l’immagine di un mondo impazzito», dice l’eurodeputata spagnola socialista Elena Valenciano a Bruxelles. «Immaginate che quel bambino sia vostro figlio”, esorta da Parigi Peter Bouckaert, portavoce di Human Rights Watch. E l’Independent domanda: «Se queste immagini non cambiano l’atteggiamento dell’Europa verso i rifugiati, cosa può farlo? ». Se non ora, quando?