by redazione | 23 Settembre 2015 10:04
Un evidentissimo voto di classe: poveri, ceti medi impoveriti e disoccupati, in gran parte con Syriza, ceti medi più abbienti e benestanti con Nuova Democrazia. È questo il risultato di tutte le analisi del voto greco seggio per seggio e colleggio per colleggio rese pubbliche all’indomani delle elezioni.
Tenuto conto che la sola regione dell’Attica rappresenta circa la metà del corpo elettorale, Syriza ha mantenuto e in alcuni casi perfino rafforzato la sua forza nel secondo collegio elettorale di Atene, l’enorme periferia della capitale, il più grande del paese, che da solo elegge ben 44 seggi. Indicativamente: nei quartieri popolari Peristeri, Ilion e altri Syriza ha superato il 38%, mentre il centrodestra è rimasto al 19%. Syriza si è rafforzato anche nella periferia del Pireo, in particolare a Keratsini, il quartiere operaio dove è stato assassinato il rapper Pavlos Fyssas e dove Syriza è arrivato al 43%.
Invece nei quartieri residenziali di Atene, Kifisia, Ekali, è netta la prevalenza di Nuova Democrazia, che supera di regola il 30% e prende voti da tutti i partiti minori, ma anche un bel 8% da chi aveva votato Syriza a gennaio. La destra, anche se ha perso, si è presentata con una maggiore compatezza dei suoi elettori, l’88,6%, mentre Syriza è riuscita a compattare solo il 70% dei suoi elettori e questo appena negli ultimi due o tre giorni prima dell’apertura delle urne, probabilmente grazie all’ultimo comizio di Alexis Tsipras.
La differenza di classe, elemento di fondo di questo risultato, emerge anche nella qualifica degli elettori dei due grandi schieramenti. Gli elettori di Syriza sono per il 30,7% agricoltori, dipendenti privati (33,5%) e pubblici (33,9%) e disoccupati (39%). Nuova Democrazia domina tra i professionisti (38%) e gli imprenditori (58%), le casalinghe (36,3%) e i pensionati (39%). Syriza è primo tra i giovani (37,3%) e le donne (36%) mentre il centrodestra domina tra gli elettori oltre i 55 anni.
L’astensione La carta elettorale che emerge appare poco cambiata rispetto alle elezioni di gennaio e i cambiamenti riguardano principalmente la sinistra. Come già si sospettava, l’impressionante astensione ha colpito principalmente Syriza, che ha perso in questa direzione circa il 30% dei suoi elettori, mentre ha preferito spostarsi verso i dissidenti di Unità Popolare solo il 6% degli elettori di gennaio. Consistente è stata anche l’astensione dovuta a ragioni tecniche o di costi.
Record di astensione è stato raggiunto a Florina, ai confini con la Macedonia ex jugoslava, con il 47%, e nelle isole, cioè in una città particolarmente lontana dai quelli che sono i grandi centri urbani e in isole raggiungibili pagando un costo elevato (specialmente durante la stagione estiva) per il traghetto. Probabilmente anche l’emergenza profughi ha svolto qualche ruolo, specialmente a Florina e nelle isole dell’Egeo. Ma gli analisti riportano che anche l’assenza di voto di preferenza può aver scoraggiato una parte dell’elettorato.
Fortezza elettorale della sinistra continua a essere l’isola di Creta, una volta grande elettrice socialista: nel collegio di Iraklio, dove era candidato proprio Alexis Tsipras, si è raggiunto il 47% mentre in tutta l’isola il risultato è stato del 38%. Ma anche a Salonicco — quella del programma aletrnativo di Syriza -, la seconda città della Grecia, Syriza ha ottenuto il 32,2% e a Patrasso (dove c’è l’unico sindaco comunista) il 42,8%. Indice che il partito del premier ha smesso definitivamente di essere un partito «ateniese», come era nel decennio precedente. E come invece è rimasta Unità Popolare, che ha ottenuto il 68% dei consensi nela capitale e il resto nelle altre due grandi città del paese.
Nuova Democrazia ha mantenuto, ma con perdite, le sue fortezze tradizionali: la regione di Kalamata, nel Peloponneso, l’Epiro centrale, la Tracia, e poche altre. In questa ultima regione al confine con la Turchia si è giocato anche un sottile gioco geopolitico, dal momento che ci vive una minoranza musulmana di circa 300 mila persone, oggetto di una corte spietata da parte di Ankara. Nel collegio di Rodopi tutti e tre i seggi sono andati a candidati musulmani, due di Syriza e uno di To Potami, lasciando la maggioranza cristiana senza rappresentanza.
La destra ha accusato la sinistra per aver posto in testa alla lista due candidati musulmani, rafforzando così il potere clientelare di Ankara presso la minoranza. Ma è dalle elezioni europee dell’anno scorso che l’organizzazione locale di Syriza si è sostanzialmente autonomizzata dalla direzione, imponendo i suoi candidati.
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