«NUMERI SCRITTI sulle braccia dei migranti, vecchi e giovani, uomini donne e bambini? Devo davvero dirle — con tutte le differenze storiche tra allora, quando sopravvissi, e oggi — quali memorie queste notizie-shock da Praga evocano nel mio animo?». Il professor Elie Wiesel, tra i massimi intellettuali della comunità ebraica mondiale, premio Nobel per la pace, risponde scosso eppure insieme freddo e lucido nell’analisi.
Professor Wiesel, come sa la polizia cèca ha cominciato a scrivere numeri d’identificazione e registrazione sulle braccia dei migranti che in treno o altrimenti passano per il territorio cèco diretti in Germania o Austria. Che ne dice?
«Davvero succede questo? Sta scherzando? Dio, la mia prima reazione è lo shock assoluto, quasi a citare papa Wojtyla, che definì il nazismo e la Shoah il Male assoluto. M’intenda bene, la Shoah non è paragonabile a nessun altro crimine nella storia dell’umanità. Però apprendendo quelle notizie da Praga confermate da Mlada Fronta Dnes (autorevole quotidiano cèco, ndr ) mi chiedo: ma perché mai lo fanno? E perché mai lo fanno ancora proprio in Europa?».
Insisto, come si sente davanti alle nuove ondate di ostilità e odio contro i migranti, all’Est e altrove? I mali oscuri e antichi dell’Europa tornano vivi?
«Io voglio proprio sperare di no. E aggiungo, stiamo attenti: non paragoniamo la Shoah ad altri orrori pur scioccanti. Però tutti dovrebbero ricordare quell’espressione di Wojtyla, “male assoluto”, anche per evitare che accada ogni male minore. E tutti gli europei e gli altri cittadini del mondo globalizzato dovrebbero sempre rammentare che siamo e siamo stati tutti stranieri quasi sempre, da secoli. Io mi sento da una vita come straniero eterno in quanto ebreo, e ho imparato a sentirmi bene. Perché nello straniero noi dell’intelligentsija ebraica — ma da secoli la pensano e l’hanno pensata così anche milioni e milioni di cittadini europei — lo straniero è qualcuno che ti arricchisce, perché ti porta un’altra cultura, una visione in più. Le società più aperte verso gli stranieri e la loro integrazione sono spessissimo quelle che ci guadagnano di più, acquisendo più cultura e più talenti. Tali successi non si conseguono scrivendo numeri sulle braccia dei migranti ».
L’Europa ancora una volta ha paura dei migranti economici, gli Stati Uniti no. Perché?
«Gli Usa hanno sempre saputo crescere come nazione di stranieri che pian piano imparano a crescere insieme come we, the people . Gli europei dovrebbero sapere, come Angela Merkel e le statistiche Onu ricordano, che il più numeroso gruppo di migranti sono siriani. Fuggono da guerra, persecuzioni della dittatura, terrorismo dell’Is e sono persone molto qualificate».
Quanto ha paura per il futuro dell’Europa?
«Questa nostra conversazione mi fa prendere una decisione: nei prossimi giorni o settimane mi recherò in Ungheria e altrove in Europa, per farmi onestamente e direttamente un’idea della situazione e parlare chiaro. E per narrare come crebbi da fuggiasco e da straniero: scampato ai Lager nazisti, accolto in Francia con altri bambini ebrei, ebbi dalla Francia le chiavi di una cultura aperta. Esempi di mano tesa di allora dovrebbero non essere dimenticati, altro che numeri sulle braccia».
Ma in Francia oggi il partito in volo è il Front National… «Lo so, mi preoccupa, eppure continuo a essere fiducioso nel paese dell’Illuminismo dove io sopravvissuto alla Shoah scoprii da bimbo e da giovane la cultura multietnica del mondo. La loro ragionevolezza futura sarà vitale».
All’Est il nuovo razzismo quant’è allarmante? Prima contro ebrei, poi contro Rom, poi contro migranti… «È molto allarmante. In Ungheria, nei paesi Baltici, in Romania, altrove, bisogna fare chiarezza con il peso grave della Storia e capire che integrare gli stranieri è nell’interesse nazionale, non timbrarli. E poi trovo scioccante che Orbàn riabiliti Horthy, ideatore delle prime leggi razziali e complice dell’Olocausto. S’immagina Merkel che riabilita qualcuno che non voglio nominare? E quali servigi avrebbe mai reso l’antisemita Horthy al suo paese e al mondo? Ripeto, voglio volare in quelle terre al più presto, per cercare di capire meglio cos’è nella testa dei politici e della gente e dire chiaro e forte come la penso, in nome dell’umanità. Per esempio, dire anche che ognuno deve ripensare e non rimuovere dalla Memoria il ruolo di ogni paese nella seconda guerra mondiale».