Demir­tas entra a Cizre. Testimonianza di avvocata italiana: «È assedio e strage»

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Il lea­der del Par­tito demo­cra­tico dei Popoli (Hdp) Sela­hat­tin Demir­tas è entrato a Cizre ieri mat­tina. Hanno avuto effetto gli appelli del Con­si­glio d’Europa alle auto­rità tur­che per­ché met­tes­sero fine allo stato di asse­dio che durava da nove giorni nella città del Kur­di­stan turco.

Tre giorni fa la dele­ga­zione Hdp era stata fer­mata dalle forze di sicu­rezza tur­che che ave­vano impe­dito a par­la­men­tari e ai mini­stri di entrare nella loca­lità roc­ca­forte del par­tito, sotto asse­dio da nove giorni. Secondo le auto­rità tur­che molti gio­vani di Cizre hanno ini­ziato a com­bat­tere con il par­tito dei lavo­ra­tori del Kur­di­stan (Pkk). Anche alcuni dei due­cento avvo­cati tur­chi e kurdi delle asso­cia­zioni tur­che per la difesa dei diritti umani Ohd e Chdali, sono potuti entrare ieri a Cizre, tra loro l’italiana Bar­bara Spi­nelli (omo­nima della depu­tata euro­pea) dell’Associazione euro­pea per i diritti umani e la demo­cra­zia, che abbiamo rag­giunto telefonicamente.

«È in corso una vio­la­zione siste­ma­tica dei diritti umani», ha costa­tato l’avvocato che ha fati­cato non poco per poter entrare in quella che Demir­tas ha ribat­tez­zato la «nostra Kobane». Siamo arri­vati nella città di Medyat (300 chi­lo­me­tri da Cizre, ndr), e poi siamo stati bloc­cati», ci ha spie­gato l’avvocato che abbiamo rag­giunto al tele­fono a Diyar­ba­kir. Nono­stante ciò, hanno pro­se­guito la mar­cia tra le cam­pa­gne incon­trando vari sit-in e bloc­chi per strada, orga­niz­zati dalla popo­la­zione locale per pro­te­stare con­tro lo stato di asse­dio per­ma­nente della regione, avviato dalle forze di sicu­rezza tur­che dopo la cam­pa­gna anti-Pkk, annun­ciata lo scorso 24 luglio.

«Con mezzi di for­tuna siamo arri­vati a Idil. Di notte sen­ti­vamo spari con­ti­nui e ci spie­ga­vano che la poli­zia voleva spa­ven­tare la folla», ha pro­se­guito Spi­nelli. Da oggi le pro­te­ste non vio­lente dei kurdi di Cizre vanno avanti con pen­tole e uten­sili che bat­tono sulle rin­ghiere nelle ore della notte, come avve­niva durante le pro­te­ste di Gezi a Istan­bul (2013). «Siamo stati i primi ad entrare a Cizre que­sta mat­tina. Per nove giorni una città di 120mila abi­tanti è stata senza elet­tri­cità né acqua né inter­net con cec­chini appo­stati sui tetti delle case intorno alla sede di Hdp», ha aggiunto l’avvocato.

«Abbiamo assi­stito a scene di guerra. Blin­dati tur­chi impe­di­vano ai cit­ta­dini di uscire dalle loro abi­ta­zioni. Men­tre le strade del cen­tro sono state col­pite dai bom­bar­da­menti dei giorni scorsi», ha con­ti­nuato. «Nes­suna legge anti-terrorismo può giu­sti­fi­care que­sto. Abbiamo visto bam­bini malati che sono stati obbli­gati a bere acqua non pota­bile per­ché le con­dut­ture sono state cri­vel­late dai colpi dell’esercito turco», ha denun­ciato l’avvocato.

Cizre è stata in vera emer­genza sani­ta­ria per giorni, alcuni medici non hanno potuto rag­giun­gere gli ospe­dali per­ché non pote­vano lasciare le loro case a causa del copri­fuoco, men­tre alcune fami­glie non hanno potuto sep­pel­lire i loro figli: oltre trenta sono stati i morti tra i civili negli scon­tri inne­scati dall’uccisione di 31 tra mili­tari e poli­ziotti nella pro­vin­cia di Hak­kari da parte dei com­bat­tenti kurdi la scorsa set­ti­mana. «Quando è ini­ziato l’assedio molti medici si sono licen­ziati. Non c’erano dot­tori in città. Ci hanno anche ripor­tato due casi di ese­cu­zioni som­ma­rie: cit­ta­dini comuni uccisi dalla poli­zia per­ché ave­vano vio­lato il copri­fuoco», ha con­cluso la testi­mo­nianza Spi­nelli. Final­mente l’assedio di Cizre è finito ma si con­tano i danni e le vit­time di una vio­lenza anti-kurda che potrebbe accom­pa­gnare il paese fino alle ele­zioni anti­ci­pate del pros­simo primo novembre.



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