Martedì nero per le Borse mondiali, che ancora una volta hanno fatto i conti con il brusco rallentamento dell’economia cinese. L’attività manifatturiera della repubblica popolare è infatti piombata ai minimi dal 2009, provocando nuove vendite prima sui mercati asiatici e poi su quelli europei. A complicare il quadro è l’avvicinarsi della riunione del Fomc, in calendario il 16 e 17 settembre, che prenderà decisioni sui tassi di interesse americani, ma c’è attesa anche per il discorso di domani del presidente della Bce Mario Draghi, che potrebbe estendere il quantitative easing.
L’incertezza è costata ai listini del Vecchio contienente 216 miliardi di capitalizzazione, con un calo per l’indice paneuropeo Stoxx 600 del 2,82% e anceh l’indice della paura S&P Vix,che misura la volatilità attesa sui mercati, è tornato sopra i 30 punti. Male anche Wall Street, con il Dow Jones in calo del 2,84% e il Nasdaq del 2,94%.
Milano, nonostante i buoni dati sul Pil e sull’occupazione diffusi in mattinata dall’Istat, in chiusura ha perso il 2,2%, facendo leggermente meglio rispetto altre piazze europee. Londra ha perso il 3%, Madrid il 2,6%, Francoforte il 2,3%.
Il rallentamento dell’economia cinese, unito alla svalutazione dello yuan, si è fatto sentire ancor a una volta sulle aziende del lusso che hanno tutte perso terreno. Yoox (-4,4%) è stata la peggiore, seguita a ruota da Moncler (-3,5%), Luxottica (-2,7%), Salvatore Ferragamo (-2,2%), Tod’s (-1,1%), solo Brunello Cucinelli ha arginato il calo allo 0,36%.
E in attesa di Draghi e del Fomc, anche il differenziale tra Btp e Bund tedeschi è tornato ad allargarsi. Lo spread tra il decennale italiano e l’omologo titolo tedesco è salito a 119 punti base (dai 116 punti della vigilia) con un rendimento all’1,99% .
Anche lo spread tra bonos spagnoli e i bund si allargato tornando a quota 133 punti base con il rendimento del decennale al 2,14%.
Sul fronte dei cambi l’eurosi è rafforzato rispetto al dollaro in area 1,13 è anche sul franco svizzero.
Infine il rallentamento dell’industria cinese ha pesato anche sulle materie prime e in particolare sul petrolio. Il future sul greggio quotato a New York dopo il rimbalzo di quasi il 25% in tre sedute, ieri è repciptato in calo di quasi 4 dollari a 45,58 (-6,7%), mentre il Brent quotato a Londra è scivolato sotto la soglia psicologica dei 50 dollari al barile.