Cgil: “Noi siamo sobri, ora basta con il fango”

by redazione | 18 Settembre 2015 10:11

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Stipendi e tessere. L’autodifesa del sindacato: Camusso prende 3.850 euro netti al mese, gli altri segretari meno di 2800. Nessuno ha retribuzioni da 300 mila euro annui. Iscritti: forti su donne e immigrati, c’è molto da fare per conquistare giovani e precari

«Il segre­ta­rio gene­rale della Cgil gua­da­gna 3.850 euro netti al mese, i com­po­nenti della segre­te­ria nazio­nale poco meno di 2.800». Tutti gli altri diri­genti e fun­zio­nari, via via a scen­dere. E «dal 2008 non si è mai fatto nes­sun ade­gua­mento sala­riale». Pub­bli­cando que­ste cifre, la Cgil tenta di affron­tare le cam­pa­gne di dele­git­ti­ma­zione — «l’ultima ondata di fango» la defi­ni­sce il segre­ta­rio Nino Baseotto – seguite allo scan­dalo sui maxi sti­pendi della Cisl. «Numeri stra­to­sfe­rici che non ci appar­ten­gono, noi siamo sobri».

Sotto accusa que­sta estate sono finite non solo le retri­bu­zioni e i trat­ta­menti pen­sio­ni­stici abnormi di alcuni diri­genti, ma anche i get­toni di pre­senza accu­mu­lati per la par­te­ci­pa­zione a orga­ni­smi isti­tu­zio­nali (per esem­pio il Cnel) o enti bila­te­rali e fondi assi­cu­ra­tivi messi in piedi con le asso­cia­zioni di impresa: «Qual­siasi rim­borso, get­tone o altro emo­lu­mento — tiene a chia­rire Baseotto — secondo una nostra regola chiara deve essere ver­sato, in modo auto­ma­tico e cer­ti­fi­cato, all’organizzazione».

Ma la Cgil in par­ti­co­lare è stata oggetto qual­che set­ti­mana fa di un pesante attacco da parte del quo­ti­diano La Repub­blica, che ha par­lato di ben 700 mila tes­sere perse nell’ultimo anno: con­fron­tando però due gran­dezze diso­mo­ge­nee, i dati dell’intero 2014 con quelli dei primi sei mesi del 2015. «Un falso in piena regola, cat­tivo gior­na­li­smo», pro­te­sta Baseotto nella sua rela­zione. Anche se i pro­blemi di tenuta ci sono: «per la crisi che ha spaz­zato via una quan­tità enorme di posti di lavoro» e «per il ral­len­ta­mento della dina­mica pen­sio­ni­stica a causa della riforma Fornero».

Però fino al 2014 il saldo è posi­tivo: «Il saldo tra iscritti 2008 e iscritti 2014 è pari a +15.793 tes­sere. Negli stessi anni, men­tre la base occu­pa­zio­nale in Ita­lia è calata del 4%, gli iscritti alla Cgil sono aumen­tati dello 0,6%», spiega il sin­da­cato. Quanto a quest’anno, ovvia­mente si deve ancora veri­fi­care, e non è scon­tato che i numeri siano tutti rosei, sep­pure magari non cata­stro­fici come quelli deli­neati da Repub­blica: ma la segre­te­ria è otti­mi­sta, e ritiene di poter «recu­pe­rare e chiu­dere sui livelli dell’anno scorso».

L’obiettivo è pun­tare su gio­vani e pre­cari, per­ché si trova lì il tal­lone di Achille della Cgil: lo dicono le accuse pro­ve­nienti dall’esterno, sicu­ra­mente, ma anche il raf­fronto tra i dati del tes­se­ra­mento e le rile­va­zioni Istat. Se non sem­brano esserci pro­blemi per inter­cet­tare le lavo­ra­trici (tra gli iscritti attivi il 42% sono donne, in linea con la per­cen­tuale di lavo­ra­trici sul totale degli occu­pati) e gli immi­grati rap­pre­sen­tano addi­rit­tura un punto di forza (15,5% degli iscritti a fronte di un 10,3% sul totale occu­pati), i numeri però pre­ci­pi­tano quando si passa ai gio­vani e soprat­tutto agli ati­pici. I lavo­ra­tori under 35 rap­pre­sen­tano infatti il 18% degli iscritti, a fronte del 22,6% degli occu­pati. Men­tre i pre­cari, ati­pici e par­tite Iva sono sol­tanto il 4% dei tes­se­rati Cgil, a fronte di una pre­senza del 17% nell’occupazione italiana.

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