Ancora morti, come al solito

by redazione | 22 Settembre 2015 10:02

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Con l’abitudine ven­gono a noia anche le cose più spa­ven­tose. Del resto non si può pre­ten­dere che tutti i giorni quell’entità astratta chia­mata Europa si com­muova per ogni bam­bino morto su una spiag­gia o spa­rito tra le onde del mare. Quel fatto ha lasciato una trac­cia se non altro nella cura con cui nei reso­conti si sot­to­li­nea la pre­senza dei bam­bini tra i cada­veri. Anche di que­sto biso­gne­rebbe ver­go­gnarsi. “La guar­dia costiera greca ha recu­pe­rato il cada­vere di una bimba di 6 anni nelle acque dell’isola di Lesbo”, con que­ste poche righe è scom­parsa dalle cro­na­che la noti­zia dell’ultimissima tra­ge­dia nelle acque del Medi­ter­ra­neo. Que­sta volta non ci sono foto o cor­pi­cini da esibire.

Dome­nica, l’altro ieri. Un gom­mone carico di per­sone stava cer­cando di rag­giun­gere l’isola greca di Lesbo quando è entrato in col­li­sione con un tra­ghetto turco. A bordo del gom­mone, che aveva preso il largo dal porto di Canak­kale, in Tur­chia, c’erano 33 siriani. Venti per­sone sono state tratte in salvo, tre­dici risul­tano ancora disperse, “tra cui quat­tro bam­bini”. Sem­pre nelle acque dell’Egeo, poco prima la guar­dia costiera greca aveva sal­vato venti per­sone avvi­state da un eli­cot­tero al largo dell’isola di Lesbo. E’ in que­sto nau­fra­gio che è stato recu­pe­rato il corpo di una bam­bina. Il por­ta­voce della Guar­dia costiera greca, Nikos Laga­dia­nos, ha detto che la pic­cola era già priva di cono­scenza quando è stata soc­corsa in mare ed è morta all’ospedale di Lesbo.

Il resto è rou­tine. E men­tre i lea­der dell’Europa con­ti­nuano a dare il peg­gio di sé liti­gando sulle per­sone da ricol­lo­care o da respin­gere — anche Angela Mer­kel ha detto di non aspet­tarsi gran­ché dal ver­tice Ue di domani — è diven­tato impos­si­bile tenere il conto aggior­nato degli sbar­chi quo­ti­diani sulle coste del Medi­ter­ra­neo. Sono numeri che non impres­sio­nano nes­suno. Solo tra sabato e dome­nica, nel Canale di Sici­lia, le navi impe­gnate nell’operazione Fron­tex hanno sal­vato più di 4.500 per­sone durante una ven­tina di ope­ra­zioni di recu­pero: una donna non ce l’ha fatta.

Palermo, una nave della marina tede­sca ha por­tato in salvo 767 per­sone pro­ve­nienti da Mali, Sene­gal e Ghana, tra cui 50 mino­renni non accom­pa­gnati (29 ragazze e 21 ragazzi). Tutti sono già stati allog­giati in comu­nità pro­tette. Tre bam­bine pic­cole e una neo­nata sono state tra­sfe­rite in ospe­dale, ma non sono in peri­colo di vita. A Poz­zallo, invece, sono stati rico­ve­rati altri 670 migranti egi­ziani ripe­scati a bordo di due gom­moni; la poli­zia di Ragusa ha fer­mato due pre­sunti sca­fi­sti, hanno 18 e 20 anni. A Mes­sina, tra oggi e dome­nica, sono arri­vate altre 387 per­sone. I primi 122 sono stati soc­corsi due giorni fa da una nave mili­tare inglese (la poli­zia ha arre­stato un sene­ga­lese di 23 anni con l’accusa di essere lo sca­fi­sta), altri 265 invece sono sbar­cati ieri pome­rig­gio al molo Marconi.

A Cro­tone, dome­nica sera, c’è stato un sbarco record: 1.144 per­sone tra cui 53 minori non accom­pa­gnati tro­vati a bordo di due bar­coni al largo delle coste libi­che. Hanno rac­con­tato di aver pagato somme tra i 1.200 e i due­mila dol­lari. Quasi la metà (505 migranti) sono già stati accom­pa­gnati in diverse strut­ture pre­senti in Lom­bar­dia, Mar­che, Lazio, Veneto, Emi­lia Roma­gna, Umbria e pro­vin­cia auto­noma di Trento. Gli altri nei pros­simi giorni ver­ranno distri­buiti nelle restanti regioni. Stessa sorte toc­cherà anche ai 328 migranti che ieri mat­tina, a bordo di una nave croata, sono sbar­cati a Taranto. Tutti somali ed eri­trei, tranne un tunisino.

Anche per la guar­dia costiera greca que­sti sono stati giorni di duro lavoro. Da venerdì scorso, rife­ri­scono le auto­rità gre­che, sono state sal­vate 994 per­sone durante più di qua­ranta ope­ra­zioni di soc­corso. E ieri una barca di legno con a bordo 70 per­sone si è are­nata sulla costa dell’isola di Rodi. I pro­fu­ghi sono riu­sciti a rag­giun­gere la riva a nuoto.

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