ROMA. Il caso degli stipendi d’oro di un gruppo di dirigenti della Cisl apre la discussione sulla capacità dei sindacati di autoregolamentarsi. Di fronte a persone che guadagnano come il presidente degli Stati Uniti la tentazione alla generalizzazione è fortissima. Anche ieri Anna Maria Furlan, numero uno dei sindacato di ispirazionecattolica, ha dovuto ricordare che «il nuovo regolamento eviterà il ripetersi di situazioni di questo genere» che comunque «sono due o tre casi isolati». Ma la vicenda ha creato sconcerto tra gli iscritti e ora un ex dirigente Cisl come ilsottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta, avverte: «Il sindacato è una struttura sana. L’esigenza della trasparenza è massima. La pubblicazione on line dei redditi dei dirigenti sindacali è un buon deterrente conto certe tentazioni. E’ evidente che, se non ci fosse trasparenza, sarebbe necessario intervenire con provvedimenti di legge. Ma vedo che ormai quasi tutti i bilanci dei sindacati sono certificati ». Il problema è che lo scivolone della Cisl è solo l’ultimo di una serie. Per rimanere nella stessa organizzazione le dimissioni improvvise di Raffaele Bonanni dalla segreteria vennero spiegate con il fatto che si fosse costruito nel tempo una pensione molto consistente. Non diverse le polemiche legate al trattamento pensionistico dell’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani e al fatto che poco prima del suo pensionamento fosse stata modificata una legge in modo a lui favorevole.
Nessuno di questi comportamenti risulterebbe, fino a prova contraria, contro le regole ma è evidente che solleva problemi di opportunità. E’ sempre stato così? Cesare Damiano, già ministro del lavoro, è un altro ex sindacalista come Baretta, versante Cgil: «Ricordo che da noi c’era una tabella: a ogni funzione corrispondeva una retribuzione. Quando entrai in Fiom, nel 1972, il mio stipendio era quello di un operaio specializzato della Fiat. Io ero un impiegato e quindi ho perso una parte della retribuzione che poi ho recuperato negli anni». Anche la Cisl oggi si è dotata della tabella con i massimi percepibili. Un’altra buona regola, aggiunge Damiano, è quella di «trasferire direttamente al sindacato gli emolumenti aggiuntivi che i dirigenti ottengono ricoprendo posti in consigli di amministrazione».
Più in generale c’è un problema di opportunità. Ieri per tutta la giornata i social sono stati invasi dalle proteste degli iscritti ai sindacati, in particolare quelli della Cisl: «Alla faccia deglla crisi, del blocco degli stipendi e dei sacrifici che i lavoratori sono costretti ad affrontare». Dalla politica, per una volta fuori dal mischia, arrivano inviti a mettere i sindacati nel mirino: «Il quadro dei megastipendi dei sindacalisti Cisl è una dimostrazione concreta che la direzione nella quale insiste con molte ragioni Matteo Renzi è quella giusta, quando sottolinea l’urgenza della riforma e del cambiamento dei grandi sindacati italiani », sitetizza il Pd (ex Idv, ex Monti), Andrea Romano. La tentazione di cogliere la palla al balzo per rottamare è forte.
Ma il colpo più duro arriva da un ex di lusso come Savino Pezzotta: «Tutti sanno – premette che ho lasciato la Cisl per protesta contro l’arrivo di Raffaele Bonanni ». In serata Pezzotta racconta di una giornata difficile: «Questa mattina la gente mi fermava per strada dopo aver letto il vostro articolo e mi chiedeva sconcertata se quelle cose erano vere. Sa che cosa mi pesa? Vedere il mio sindacato, la mia Cisl, in questa condizione. E in questi momenti mi chiedo se e dove anche io ho sbagliato». Che cosa bisognerebbe fare adesso? «Secondo me, una volta verificate le circostanze, Furlan dovrebbe tirare una riga. Dire: da qui in poi si cambia. E punire i dirigenti che hanno approfittato della buona fede dei lavoratori. Non mi sembra di dire una cosa tanto radicale, non è vero?».