Nato. Quei parà sulle nostre teste

by redazione | 25 Agosto 2015 8:44

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Coperti dal blac­kout politico/mediatico, stanno scen­dendo in Europa nugoli di para­ca­du­ti­sti in pieno assetto di guerra. È la «Swift Response» (Rispo­sta rapida), «la più grande eser­ci­ta­zione Nato di forze avio­tra­spor­tate, circa 5mila uomini, dalla fine della guerra fredda». Si svolge dal 17 ago­sto al 13 set­tem­bre in Ita­lia, Ger­ma­nia, Bul­ga­ria e Roma­nia, con la par­te­ci­pa­zione anche di truppe sta­tu­ni­tensi, bri­tan­ni­che, fran­cesi, gre­che, olan­desi, polac­che, spa­gnole e por­to­ghesi. Natu­ral­mente, con­ferma un comu­ni­cato uffi­ciale, sotto «la dire­zione dello U.S. Army».

Per la «Rispo­sta rapida» lo U.S. Army impiega, per la prima volta in Europa dopo la guerra con­tro la Jugo­sla­via nel 1999, la 82a Divi­sione avio­tra­spor­tata, com­presa la 173a Bri­gata di stanza a Vicenza. Quella che adde­stra da aprile, in Ucraina, i bat­ta­glioni della Guar­dia nazio­nale di chiara com­po­si­zione neo­na­zi­sta, dipen­denti dal Mini­stero degli interni, e che ora, dopo una eser­ci­ta­zone a fuoco effet­tuata sem­pre in Ucraina il 6 ago­sto, ini­zia ad adde­strare anche le forze armate «rego­lari» di Kiev.

La «Swift Response» è stata pre­ce­duta in ago­sto dall’esercitazione bila­te­rale Usa/Lituania «Uhlan Fury», accom­pa­gnata da una ana­loga in Polo­nia, e dalla «Allied Spi­rit» svol­tasi in Ger­ma­nia, sem­pre sotto comando Usa, con la par­te­ci­pa­zione di truppe ita­liane, geor­giane e per­fino serbe. E, poco dopo la «Swift Response», si svol­gerà dal 3 otto­bre al 6 novem­bre una delle più grandi eser­ci­ta­zioni Nato, la «Tri­dent Junc­ture 2015», che vedrà impe­gnate soprat­tutto in Ita­lia, Spa­gna e Por­to­gallo forze armate di oltre 30 paesi alleati e part­ner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei.

Quale sia lo scopo di que­ste eser­ci­ta­zioni Nato sotto comando Usa, che si svol­gono ormai senza inter­ru­zione in Europa, lo spiega il nuovo capo di stato mag­giore dello U.S. Army, il gene­rale Mark Mil­ley. Dopo aver defi­nito la Rus­sia «una minac­cia esi­sten­ziale poi­ché è l’unico paese al mondo con una capa­cità nucleare in grado di distrug­gere gli Stati uniti» (audi­zione al Senato, 21 luglio), nel suo discorso di inse­dia­mento (14 ago­sto) dichiara: «La guerra, l’atto di poli­tica con cui una parte tenta di imporre la sua volontà all’altra, si decide sul ter­reno dove vive la gente. Ed è sul ter­reno che l’esercito degli Stati uniti, il meglio armato e adde­strato del mondo, non deve mai fal­lire». Il «ter­reno» da cui ven­gono lan­ciate le ope­ra­zioni Usa/Nato verso Est e verso Sud, ancora una volta, è quello euro­peo. In senso non solo mili­tare, ma politico.

Emble­ma­tico il fatto che alla «Tri­dent Junc­ture 2015» par­te­cipa (nel silen­zio poli­tico gene­rale) l’Unione euro­pea in quanto tale. Non c’è da stu­pir­sene, dato che 22 dei 28 paesi della Ue sono mem­bri della Nato e l’art. 42 del Trat­tato sull’Unione euro­pea rico­no­sce il loro diritto a rea­liz­zare «la difesa comune tra­mite l’Organizzazione del Trat­tato del Nord Atlan­tico», che (sot­to­li­nea il pro­to­collo n. 10) «resta il fon­da­mento della difesa col­let­tiva della Ue».

La Nato — in cui il Coman­dante supremo alleato in Europa è sem­pre nomi­nato dal pre­si­dente degli Stati uniti e sono in mano agli Usa gli altri comandi chiave — serve a man­te­nere la Ue nella sfera d’influenza sta­tu­ni­tense. Se ne avvan­tag­giano le oli­gar­chie euro­pee, che in cam­bio della «fedeltà atlan­tica» dei loro paesi par­te­ci­pano alla spar­ti­zione di pro­fitti e aree di influenza con quelle sta­tu­ni­tensi. Men­tre i popoli euro­pei sono tra­sci­nati in una peri­co­losa e costosa nuova guerra fredda con­tro la Rus­sia e in situa­zioni cri­ti­che, come quella del dram­ma­tico esodo di pro­fu­ghi pro­vo­cato dalle guerre Usa/Nato in Libia e Siria.

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