Monsignor Galantino: «Oggi la politica è solo un puzzle di ambizioni»
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Dall’intervista a Famiglia cristiana alla lectio sulla figura di Alcide De Gasperi. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, non fa un passo indietro. Anzi. Dopo le polemiche (con Lega e governo Renzi) sui migranti, ha solo evitato di presenziare fisicamente al convegno di Pieve Tesino. Ma l’intervento scritto è durissimo, soprattutto se si legge in controluce il paragone fra il primo presidente del consiglio dell’Italia uscita dalla guerra e l’attuale scenario «democratico» della supposta nuova Repubblica.
Galantino evidenzia come la politica di De Gasperi leader della Dc «non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi». E ancora un passaggio esplicito che rende la misura fra statisti di caratura insindacabile e governanti della quotidianità mediatica: «I veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell’umanità».
Scarsa diplomazia? Il segretario della Cei risponde per via indiretta: «La chiesa non ha bisogno di diplomazie esclusive, ma di uno spirito evangelico, come papa Francesco non si stanca di ricordarci». E, di nuovo, al laicismo leghista risponde così: «Che cosa saremmo noi vescovi italiani senza l’Italia? La nostra missione non può essere disgiunta dal destino di questo nostro Paese, a cui siamo non solo fedeli, ma servitori. Ciò significa allora che il Papa, i vescovi e i presbiteri hanno bisogno di essere inseriti in una comunità impegnata e solida che li ascolti, certo, ma anche che li aiuti e li sostenga».
Tant’è che Galantino sottolinea anche il profilo dei credenti, a beneficio dei critici: «Pensiamo che un cattolico sia un uomo con il freno a mano, che non possa godere del successo della scienza o dei frutti della ricchezza. Ma sono bestemmie perché non c’è nessun motivo che ci spinga a rinunciare ad offrire al signore il meglio dell’intelligenza e dello sviluppo economico e tecnologico». .
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