Lo stop della Macedonia “Blocchiamo i migranti” Calais, controlli rafforzati

by redazione | 21 Agosto 2015 10:39

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LONDRA. «No more Macedonia », balbetta in un inglese stentato un agente macedone a un siriano nella città di frontiera Gevgelija. Ieri Skopje ha deciso di arrestare il flusso di migranti in transito dalla Grecia verso la Serbia e l’Unione europea decretando lo stato d’emergenza. Nelle stesse ore Francia e Gran Bretagna, con strette di mano e parole di rinnovata amicizia dopo settimane di aspri scambi di accuse, siglavano un accordo di cooperazione per fermare i tentativi dei migranti di attraversare la Manica dal porto di Calais imboccando l’Eurotunnel.
Da Ovest a Est, contro l’emergenza immigrazione, l’Europa erge muri, seppure non di filo spinato come quello che l’Ungheria sta completando al confine con la Serbia. Circa 340mila migranti sono arrivati sprovvisti di visti alle frontiere europee nei primi sette mesi dell’anno, tre volte di più che nello stesso trimestre del 2014. E con i 107mila arrivi stimati da Frontex per il solo mese di luglio, la proporzione è destinata ad aumentare.
In prima linea l’Italia e, di recente, la Grecia che da gennaio ha accolto 160mila persone sfuggite alle guerre in Siria, Afghanistan e Iraq. Ieri un’imbarcazione partita dall’isola di Kos con a bordo 2.400 rifugiati siriani ha raggiunto il Pireo. Una piccola parte degli oltre 50mila migranti arrivati in Grecia dal Medio Oriente. Molti da qui aspirano a prendere un autobus verso la Macedonia, per poi dirigersi in Serbia ed entrare nell’area Schengen dall’Ungheria e infine raggiungere il Nord Europa. La Germania quest’anno accoglierà 800mila richieste d’asilo, più di tutti gli altri Paesi dell’Unione europea messi insieme.
Da ieri però a sbarrare il passaggio in Macedonia lungo i 50 chilometri tra l’ex Repubblica jugoslava e la Grecia ci sono agenti in tenuta antisommossa armati di gas lacrimogeni e soldati a bordo di carri armati. Nel solo mese di luglio oltre 39mila persone, il doppio rispetto al mese prima, avevano oltrepassato la frontiera: chi non riusciva a salire su uno degli affollatissimi treni diretti in Serbia, affidava i figli a uno sconosciuto attraverso il finestrino.
«Non possiamo chiudere ermeticamente le frontiere», ha detto il portavoce del ministro degli Interni macedone Ivo Kotevksi. «Ma cercheremo di ridurre al minimo gli ingressi illegali al confine». Tra Skopje e Atene però nessun coordinamento. Le relazioni tra i due Paesi sono tese da quando la Macedonia dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia nel 1991: ostilità che ha ostacolato l’ingresso di Skopje nella Nato e nell’Unione europea.
Per Londra e Parigi è stato invece il giorno della distensione: la ministra degli Interni britannica Theresa May e il suo omologo francese Bernard Cazeneuve hanno siglato un accordo di collaborazione sulla sorveglianza di Calais e sulla lotta alle gang di trafficanti di esseri umani. La sicurezza dell’Eurotunnel, già garantita da 400 telecamere di sorveglianza lungo i due chilometri di barriera, sarà rafforzata grazie alla creazionedi un centro congiunto di comando e controllo e di nuove squadre di pattugliamento 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Londra si è impegnata inoltre a stanziare dieci milioni di euro in due anni, accogliendo la richiesta di sostegno economico venuta tanto dal governo di Parigi quanto dalla società di gestione dell’Eurotunnel, per rispondere all’emergenza umanitaria intorno al porto francese. Accordo salutato con favore dall’Alto commissario Onu per i rifugiati António Guterres, ma criticato dai migranti che hanno manifestato alle porte del campo “Nuova giungla” da dove sperano di raggiungere le coste britanniche. Tra gli slogan: «Non è questa la soluzione », «Libertà di movimento», «Governo britannico, vergognati ».
Anche la Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Irfc) ha denunciato «l’indifferenza generale» davanti alla crisi umanitaria e invitato la comunità internazionale a «svegliarsi ». Il Papa, dal canto suo, ha lanciato un appello ai cattolici a lasciarsi «interpellare» dai migranti e a rispondere con l’accoglienza.
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