La campagna americana batte tutti i record Biden ci ripensa forse si candida contro Hillary

La campagna americana batte tutti i record Biden ci ripensa forse si candida contro Hillary

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Grande attesa per il primo dibattito tra i candidati repubblicani organizzato da Fox News per il 6 agosto L’emittente tv ha istituito il «numero chiuso»: potranno partecipare solo i 10 candidati in testa nei sondaggi. Tra i «confermati», per ora, figurano Donald Trump, che ormai è in testa in diversi sondaggi, Jeb Bush, Scott Walker, Marco Rubio, Rand Paul, Ted Cruz, Mike Huckabee. Probabile la presenza di Ben Carson, il candidato di colore. Quasi sicuramente esclusa l’unica donna, Carly Fiorina Dollarie politica

NEW YORK Diane Hendricks, divenuta miliardaria vendendo tetti, controsoffitti, porte e finestre per le case d’America, ha già versato alcuni milioni di dollari a sostegno della campagna presidenziale del governatore del Wisconsin, Scott Walker, aiutato anche da un altro nababbo, il re dei supermercati di New York, John Catsimatidis, che gli ha messo a disposizione i suoi aerei privati. Anche la campagna di un altro repubblicano, il senatore Marco Rubio, è decollata grazie ai milioni di un ricchissimo «supporter», il magnate del mercato automobilistico della Florida, Norman Braman. Il senatore del Texas, Ted Cruz, di «angeli custodi» ne ha addirittura cinque o sei, a cominciare dal manager di «hedge fund» Robert Mercer che, prima ancora che inizi la campagna vera e propria, gli ha già «regalato» ben 11 milioni di dollari attraverso una «Super PAC», le società che possono raccogliere fondi senza limiti e che sarebbero autorizzate a fornire un sostegno formalmente solo indiretto. Complessivamente Cruz ha avuto da questa pattuglia di supporter addirittura 36 milioni di dollari: il triplo di quanto raccolto in vari mesi dalla sua campagna ufficiale.
Nella corsa alla Casa Bianca, anche l’ex governatore del Texas, Rick Perry, ha il suo miliardario di riferimento: Darwin Deason, industriale delle tecnologie digitali di Dallas. il governatore del New Jersey, Chris Christie, invece, ha alle spalle un altro «principe» degli «hedge fund», Steve Cohen, il più celebre e chiacchierato, e anche l’ex capo di Reebock, Paul Fireman. Ma il recordman assoluto della raccolta di finanziamenti tra gli ultraricchi è Jeb Bush: stando ai dati appena pubblicati, quelli relativi al primo semestre 2015, questo figlio e fratello di presidenti ha avuto ben 108 milioni dalle sue due Super PAC, mentre la sua campagna ha fruttato «solo» 11 milioni.
Fin qui l’attenzione, nella campagna presidenziale Usa, è stata catalizzata, oltre che dalle discussioni sui comportamenti e le fonti di finanziamento di Hillary Clinton in campo democratico, anche dalla sorpresa di una possibile candidatura di Joe Biden. Il vice presidente non l’aveva mai totalmente esclusa ma sembrava orientato a non sfidare la famiglia Clinton, alla quale è molto legato. ci starebbe ripensando perché glielo avrebbe chiesto sul letto di morte il figlio Beau scomparso il maggio scorso. Sempre tra i democratici va registrata la sorprendente ascesa del candidato-miliardario Donald Trump, improvvisamente passato dal ruolo di fenomeno da baraccone della battaglia elettorale a quella di candidato accreditato dei maggiori consensi nei sondaggi d’opinione.
Ma la disaffezione degli americani nei confronti della politica rischia di essere alimentata in misura ancora maggiore dalle crescenti distorsioni del finanziamento dei candidati: mai tanti soldi (già quasi 300 milioni di dollari) erano stati gettati nella competizione con tanto anticipo. E mai un pugno di miliardari aveva avuto un’influenza così forte su quasi tutti i candidati, riducendo a ben poca cosa il finanziamento «democratico» delle campagne coi piccoli versamenti fatti dalla base dei due partiti. È l’effetto della sentenza della Corte Suprema che alcuni anni fa ha autorizzato, sulla base del principio del «free speech», finanziamenti illimitati a favore di qualunque causa politica, purché non esplicitamente destinati a sostenere la campagna di uno specifico candidato. Uno straordinario modo di aggirare la normativa elettorale che non consente ai candidati di raccogliere più di 2.700 dollari da ogni supporter.
Quattro anni fa i milioni affluiti nelle casse dei Super PAC furono usati soprattutto per scatenare campagne negative: non potendo sostenere esplicitamente un candidato, quei fondi servivano per denigrare l’avversario. Quest’anno, la legge viene forzata in modo più spregiudicato: i fondi vengono utilizzati anche per pagare viaggi, ricerche di mercato, sondare gli umori dell’elettorato. Un problema che per adesso riguarda soprattutto il gran numero di candidati scesi in campo per contendersi la «nomination» repubblicana.
Ma ha i suoi guai anche Hillary Clinton che, se per ora ha raccolto di più con i canali tradizionali rispetto ai Super PAC, ha gli «scheletri nell’armadio» della Fondazione di famiglia: i fondi venuti da governi stranieri non democratici, l’aiuto di Wall Street e, ora, l’imbarazzo per il sostegno venuto da Ubs, la banca svizzera accusata di aver agevolato l’evasione fiscale di molti suoi clienti americani.



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