Israele: arrestati 9 coloni estremisti
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GERUSALEMME Meir Ettinger, come suo nonno, è convinto che la violenza contro i palestinesi e il caos in Cisgiordania possano portare a un cambio di governo in Israele e alla nascita di un regno fondamentalista ebraico. Nipote di Meir Kahane, il fondatore del movimento ultranazionalista Kach, Ettinger era in cima alla lista dei più ricercati tra i coloni estremisti e dopo l’arresto gli è stata applicata la detenzione amministrativa: lo Shin Bet, i servizi segreti interni, può tenerlo in cella e interrogarlo per sei mesi senza notificargli quali siano le accuse, la stessa procedura usata contro i terroristi palestinesi.
La polizia e gli investigatori premono sulle bande clandestine, sospettate di aver attaccato moschee, chiese e la casa della famiglia Dawabsha con le bottiglie incendiarie: il piccolo Ali è morto subito tra le fiamme, il padre Said sabato per le ustioni. Ieri sono stati arrestati nove coloni estremisti, quei ragazzi che vivono negli avamposti costruiti sulle colline attorno ai villaggi palestinesi, in un loro Far West biblico di cui si sono autonominati sceriffi. Un manuale di eversione sequestrato dagli agenti spiega che a ogni intervento — la demolizione di un avamposto, un arresto — deve corrispondere una rappresaglia, un costo che sono gli arabi a pagare: gli attacchi vengono chiamati tag mehir , «cartellino del prezzo».
La destra al potere deve affrontare come ha promesso i razzisti ebrei, dimostrare di poter imporre la legge ai coloni nei territori, di non cedere alle pressioni. Moshe Yaalon, il ministro della Difesa che ha invocato l’uso della detenzione amministrativa, è stato insultato nei forum su Internet, il presidente Reuven Rivlin — ha proclamato «mi vergogno di quel che ha fatto il mio popolo» — è stato minacciato di morte.
La settimana scorsa la polizia ha fermato Mordechai Meyer, sospettato di aver partecipato all’assalto contro la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci sul lago di Tiberiade. Alcuni gruppi cattolici in Israele ieri hanno denunciato per istigazione uno dei leader di Lehava, organizzazione antiassimilazione, che aveva esaltato gli attentati incendiari contro i luoghi di culto cristiani. «Non si può rimare inerti — spiega padre Pierbattista Pizzaballa, il custode di Terra Santa, all’agenzia Ansa — ed è un modo di mostrare alla nostra gente che non siamo indifferenti a quel che sta accadendo».
La polizia e gli investigatori premono sulle bande clandestine, sospettate di aver attaccato moschee, chiese e la casa della famiglia Dawabsha con le bottiglie incendiarie: il piccolo Ali è morto subito tra le fiamme, il padre Said sabato per le ustioni. Ieri sono stati arrestati nove coloni estremisti, quei ragazzi che vivono negli avamposti costruiti sulle colline attorno ai villaggi palestinesi, in un loro Far West biblico di cui si sono autonominati sceriffi. Un manuale di eversione sequestrato dagli agenti spiega che a ogni intervento — la demolizione di un avamposto, un arresto — deve corrispondere una rappresaglia, un costo che sono gli arabi a pagare: gli attacchi vengono chiamati tag mehir , «cartellino del prezzo».
La destra al potere deve affrontare come ha promesso i razzisti ebrei, dimostrare di poter imporre la legge ai coloni nei territori, di non cedere alle pressioni. Moshe Yaalon, il ministro della Difesa che ha invocato l’uso della detenzione amministrativa, è stato insultato nei forum su Internet, il presidente Reuven Rivlin — ha proclamato «mi vergogno di quel che ha fatto il mio popolo» — è stato minacciato di morte.
La settimana scorsa la polizia ha fermato Mordechai Meyer, sospettato di aver partecipato all’assalto contro la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci sul lago di Tiberiade. Alcuni gruppi cattolici in Israele ieri hanno denunciato per istigazione uno dei leader di Lehava, organizzazione antiassimilazione, che aveva esaltato gli attentati incendiari contro i luoghi di culto cristiani. «Non si può rimare inerti — spiega padre Pierbattista Pizzaballa, il custode di Terra Santa, all’agenzia Ansa — ed è un modo di mostrare alla nostra gente che non siamo indifferenti a quel che sta accadendo».
Davide Frattini
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