Arcivescovo Nosiglia, come le è venuto in mente di chiedere un impegno così forte ai suoi preti e di allargare l’invito anche alle famiglie che lo vorranno?
«I morti di questi giorni non possono lasciarci indifferenti. Richiedono un supplemento di impegno, rifuggendo da cinici populismi o ingenui buonismi. Cavalcare le paure e gli allarmismi ingenera atteggiamenti di rifiuto che chiudono il cuore e addormentano la responsabilità di fronte agli obblighi che Gesù ci ha consegnato con il Vangelo ».
Perché 5 per parrocchia?
«Se il carico dell’accoglienza viene spalmato diventa più facile da gestire. In alcuni paesi della nostra diocesi quando sono arrivati i primi profughi la gente li guardava con sospetto. Poi, quando li hanno conosciuti, si sono dati da fare anche loro per aiutarli. Più la rete dell’accoglienza diventa capillare più viene meno la paura di quella che certa propaganda vuole far passare per “invasione”».
Non teme di innescare altre polemiche?
«Queste persone scappano mettendo a repentaglio la loro vita perché nei loro Paesi vivono situazioni di guerra, violenza e povertà estreme. Alla propaganda si risponde con i fatti ».
Salvini domanda se, oltre ai profughi, “riuscirà a mantenere anche 5 italiani in difficoltà”.
«Aiutare i profughi non significa smettere di aiutare i “nostri” poveri. E poi, i poveri sono i poveri, e basta. Continueremo ad aiutare tutti. Perché più si dà, più si riceve».