Grecia a un passo dall’accordo

Grecia a un passo dall’accordo

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L’obiettivo è rag­giun­gere l’accordo, pos­si­bil­mente entro oggi, anche se ci sono ancora punti di sostan­ziale diver­genza. Il mini­stro delle finanze Efkli­dis Tsa­ka­lo­tos e il mini­stro dell’economia, Jor­gos Sta­thà­kis, ieri pome­rig­gio hanno momen­ta­nea­mente inter­rotto le trat­ta­tive con i rap­pre­sen­tanti delle isti­tu­zioni cre­di­trici — che si ten­gono in un cen­tra­lis­simo albergo di Atene — per rife­rirne i det­ta­gli e i rela­tivi pro­blemi al primo mini­stro Ale­xis Tsi­pras.
Secondo quanto è tra­pe­lato, gli osta­coli prin­ci­pali sono costi­tuiti dalla richie­sta dei cre­di­tori di abo­lire il prov­ve­di­mento che per­mette a chi ha debiti con lo stato di poterli pagare in cento rate men­sili e dalla crea­zione del fondo per le pri­va­tiz­za­zioni di nume­rosi beni pubblici.

Dalla Com­mis­sione euro­pea, tut­ta­via, si fa sapere che «ad Atene si lavora notte e giorno per arri­vare a un accordo». Il governo Tsi­pras sa bene che oltre ai pro­blemi indi­vi­duati sinora, potreb­bero esserci «sor­prese dell’ultimo momento» — così come era acca­duto a fine giu­gno — ed è per que­sto che, in realtà, si vuole chiu­dere l’accordo al mas­simo entro venerdì, per non per­met­tere a even­tuali impre­vi­sti di far sal­tare il tavolo. Dopo la firma del com­pro­messo, infatti, dovrà arri­vare, a stret­tis­simo giro, l’approvazione del par­la­mento di Atene, affin­ché la prima tran­che dei nuovi aiuti venga ero­gata entro il 20 ago­sto, quando la Gre­cia dovrà resti­tuire alla Bce 3,2 miliardi di euro.

Per quel che riguarda il testo fatto reca­pi­tare dalla Com­mis­sione euro­pea al governo greco nella gior­nata di sabato, stretti col­la­bo­ra­tori del mini­stro delle finanze hanno fatto sapere che viene con­si­de­rato da Atene come una base utile per poter arri­vare alla con­clu­sione dell’accordo. Il governo Tsi­pras, sostan­zial­mente, non vuole pre­stare il fianco a chi — in pri­mis il mini­stro delle finanze tede­sco Schau­ble — vor­rebbe rin­viare la firma del com­pro­messo e con­tro­pro­porre un prestito-ponte, che rin­vie­rebbe, per l’ennesima volta, una pro­spet­tiva di solu­zione dell’annosa vicenda greca.

Sulla que­stione dell’avanzo pri­ma­rio, sem­bra che la “nuova troika” si sia con­vinta a ridurre dra­sti­ca­mente le pro­prie pre­tese. Per quest’anno dovrebbe essere fis­sato a zero, dal momento che le ulti­mis­sime pre­vi­sioni eco­no­mi­che fanno rife­ri­mento a una ridu­zione del Pil greco che dovrebbe oscil­lare dal 2,1% al 2,3%, come ha dichia­rato alla Reu­ters una fonte del mini­stero delle finanze. E il periodo par­ti­co­lar­mente dif­fi­cile che attra­versa il paese (soprat­tutto a causa della forte ridu­zione della liqui­dità, impo­sta dalla Bce prima e dopo il refe­ren­dum), è testi­mo­niato anche dalla caduta della pro­du­zione indu­striale, che a giu­gno è dimi­nuita, su base annua, del 4,5%.

Tsi­pras vuole fare ogni sforzo pos­si­bile per cer­care di sta­bi­liz­zare la situa­zione eco­no­mica, poter rice­vere la prima tran­che del nuovo pre­stito (si parla addi­rit­tura di circa 25 miliardi di euro su un totale di 85) e andare al con­gresso di Syriza, a set­tem­bre, pro­met­tendo di far andare di pari passo riforme ed effet­tiva equità sociale.
Il qua­ran­tu­nenne lea­der della sini­stra greca ha chie­sto a tutti i depu­tati del par­tito di rima­nere ad Atene sino a fer­ra­go­sto, o quan­to­meno di tor­nare entro gio­vedì, per poter votare in par­la­mento il nuovo com­pro­messo, o memo­ran­dum. L’obiettivo, per il governo, è di rima­nere almeno sopra la soglia psi­co­lo­gica dei 120 voti. La mag­gio­ranza richie­sta è di 151, ma è dato per scon­tato che l’accordo verrà soste­nuto dai con­ser­va­tori di Nuova Demo­cra­zia, dal Potami del gior­na­li­sta Sta­vros Theo­do­ra­kis e dai socia­li­sti del Pasok.

È da con­si­de­rarsi certo il voto con­tra­rio della mino­ranza di Syriza, che in una situa­zione piut­to­sto fluida, in base ai più recenti equi­li­bri par­la­men­tari, conta 27 depu­tati su un totale di 149. Biso­gnerà vedere quale strada deci­de­ranno di imboc­care i mem­bri della Piat­ta­forma di Sini­stra alla fine del con­gresso straor­di­na­rio del mese pros­simo. Molti osser­va­tori riten­gono la scis­sione e la crea­zione di un nuovo par­tito quasi ine­vi­ta­bili, ma se le ele­zioni anti­ci­pate doves­sero tenersi real­mente entro novem­bre, i tempi per poter dare vita a una nuova forza poli­tica sareb­bero, indub­bia­mente, assai limitati.



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