Con 71.643 prof parte la lotteria delle cattedre «Buona Scuola»

Con 71.643 prof parte la lotteria delle cattedre «Buona Scuola»

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Da oggi la loro vita sarà in mano a un algo­ritmo. Secondo il mini­stero dell’Istruzione sarà una for­mula onni­sciente e disin­car­nata a deci­dere del destino di 71.643 che ieri alle 14 hanno cari­cato online la domanda per l’assunzione pre­vi­sta dalla «Buona Scuola». La mac­china col­lo­cherà il mag­gior numero pos­si­bile di docenti vicino al pro­prio luogo di resi­denza. In que­sto modo il governo Renzi ha cer­cato di rispon­dere alle cri­ti­che con­tro l’arbitrio della riforma che obbli­gherà decine di migliaia di inse­gnanti a pren­dere la vali­gia, tra­sfe­rirsi a cen­ti­naia di chi­lo­me­tri di distanza dalla pro­vin­cia dove hanno lavo­rato per anni per­cor­rendo in molti casi cen­ti­naia di chi­lo­me­tri al giorno. Con la fede in un algo­ritmo imper­so­nale l’esecutivo tar­gato Pd spera di annac­quare la fero­cia di un ricatto che non ha lasciato scelta ai can­di­dati: fare la domanda, affi­darsi al caso e, infine, accet­tare la pro­po­sta. Chi non lo fa, per­derà il posto di lavoro.

«Buon fer­ra­go­sto a tutti» ha scritto ieri su Face­book il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi che si è detto con­sa­pe­vole che «i nostri prov­ve­di­menti sono stati e sono tut­tora molto cri­ti­cati. E siamo for­te­mente impe­gnati per­ché nelle moda­lità appli­ca­tive sulla scuola sia più forte che mai il rap­porto tra il docente e il ter­ri­to­rio a lui più vicino». La spe­ranza sta tutta nella mac­china algo­rit­mica ano­nima. Gli even­tuali errori o ingiu­sti­zie saranno a carico dell’infospazio, non di chi ha creato poli­ti­ca­mente le con­di­zioni dell’«esodo for­zato» dei prof con la vali­gia. Per Renzi que­sta è la con­clu­sione del pre­ca­riato nella scuola: «I docenti pos­sono supe­rare dopo anni e anni la con­di­zione di pre­ca­riato. Per loro si apre una con­creta pos­si­bi­lità, fino ad oggi negata e tra­dita da anni di disin­te­resse da parte della poli­tica». «Con il Job­sAct abbiamo visto un aumento del 36% dei con­tratti sta­bili. Con la Buona Scuola 71.643 avranno la pos­si­bi­lità di coro­nare un sogno».

Che il pre­ca­riato nella scuola sia finito sono le stime a smen­tirlo. Le quasi 102 mila assun­zioni pre­vi­ste non lo esau­ri­ranno affatto. Si pre­vede che 7–8 mila posti non­ sa­ranno coperti. Senza con­si­de­rare che da que­sta cifra, deter­mi­nata dal governo senza rispet­tare la sen­tenza della Corte di Giu­sti­zia Ue che impone la sta­bi­liz­za­zione di tutti i docenti con 36 mesi di ser­vi­zio con­ti­nua­tivi negli ultimi cin­que anni, lascia fuori almeno altre 80 mila per­sone che avreb­bero diritto all’assunzione. Non è nem­meno chiaro come lavo­rerà una parte cospi­cua dei prof a par­tire dal 2016, quando entrerà in vigore il fami­ge­rato «pre­side mana­ger» con il potere di chia­mare indi­vi­dual­mente il docente dall’albo ter­ri­to­riale. Nelle comu­nità sco­la­sti­che, e nei nume­ro­sis­simi siti che riflet­tono a getto con­ti­nuo sulla con­di­zione del lavoro dell’insegnante oggi in Ita­lia, si parla di «docenti tap­pa­bu­chi». Pur assunti, svol­ge­ranno le fun­zioni dei sup­plenti: uno spez­zone di cat­te­dra in un isti­tuto, una o due ore in un altro. La riforma Renzi-Giannini ha abo­lito la tito­la­rità della cat­te­dra. D’ora in poi gli stu­denti, e le loro fami­glie, dovranno vedere nei docenti la figura para­dos­sale del free­lance dipen­dente. È in atto una tra­sfor­ma­zione radi­cale, e di impatto ancora sco­no­sciuto, della pro­fes­sione docente così come l’abbiamo cono­sciuta nel Novecento.

«Die­tro ai numeri di cui il governo mena vanto c’è molta con­fu­sione e il disa­gio di tanta gente che spesso vive con dispe­ra­zione l’ipotesi di dover lasciare la fami­glia per accet­tare una nomina in una qua­lun­que delle pro­vince ita­liane» sostiene Fran­ce­sco Scrima, segre­ta­rio gene­rale Cisl Scuola. «Non è, come ver­go­gno­sa­mente si è detto, la pre­tesa di avere il lavoro sotto casa: da sem­pre, chi può va a cer­care il lavoro dove c’è, come dimo­stra ampia­mente la sto­ria del pre­ca­riato sco­la­stico. È il governo a met­tere tanta gente, senza che ve ne sia alcun reale motivo, nella con­di­zione di fare una scelta dav­vero dif­fi­cile e dolorosa».



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