Clima, Obama lancia il suo piano

Clima, Obama lancia il suo piano

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NEW YORK. «Siamo la prima generazione a subire gli effetti del cambiamento climatico, ma anche l’ultima che può fare qualcosa per salvare il pianeta». Con questo monito Barack Obama, che oggi compie 54 anni, ha annunciato il “Clean Power Plan”, il più ambizioso programma ambientalista della sua presidenza. Per la prima volta il governo americano fissa dei limiti alle emissioni di diossido di carbonio da parte delle centrali elettriche (soprattutto quelle a carbone), che entro il 2030 dovranno scendere del 32 per cento rispetto a dieci anni fa.
Fino all’anno scorso l’Epa, l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente diretta da Gina McCarthy, puntava a una riduzione del 30 per cento. Ma la Casa Bianca ha voluto un impegno più coraggioso: «Perché non esiste un rischio maggiore per il nostro futuro del cambiamento climatico. E perché rischiamo di superare il punto di non-ritorno », ha spiegato ieri il presidente durante una cerimonia alla Casa Bianca per il varo delle nuove norme.
La svolta darà agli Usa un ruolo guida in vista del summit di dicembre dell’Onu, convocato a Parigi oer definire un piano globale contro i gas che causano l’effetto serra e quindi il cambiamento climatico. Del resto, tra i primi a congratularsi con la Casa Bianca è stato proprio il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha parlato di «leadership lungimirante» e di un passo importante per un accordo «universale, duraturo e significativo» al summit di dicembre. Anche il ministro italiano dell’ambiente, Gian Luca Galletti, ha fatto riferimento all’appuntamento di fine anno: «Il piano di Obama è una svolta per il pianeta e ci avvicina a un risultato positivo a Parigi».
Del tutto diversa, invece, la reazione della destra americana e dell’industria del settore, che ovviamente teme un inasprimento sensibile dei costi di produzione. Almeno dodici Stati americani hanno intenzione di rivolgersi ai tribunali per bloccare le direttive della Casa Bianca, che attribuiscono proprio agli stati responsabilità di primo piano nel decidere tempi e modi della riduzione del diossido di carbonio. L’attacco dei candidati repubblicani per le presidenziali 2016 è stato concentrico: «Porterà a un aumento sensibile delle bollette elettriche», ha tuonato il senatore Mark Rubio. Il capogruppo alla camera John Boehner ha parlato di «ennesimo provvedimento irresponsabile ».
L’offensiva della destra non ha certo stupito la Casa Bianca, che ieri stesso ha avviato una grande campagna per conquistare il sostegno dell’opinione pubblica e illustrare i benefici del piano anti-emissioni, oltre che gli incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili che fanno parte del pacchetto. Obama sarà il primo presidente americani a recarsi tra poco nel circolo polare artico, per verificare in prima persona i danni del cambiamento climatico e per parlare da lì, in uno scenario suggestivo, della sua svolta ambientalista. Ieri ha ricordato alcuni dati: il 2014 è stato l’anno più caldo mai registrato nella storia, la riduzione dei ghiacci polari ha costretto il National Geographic a cambiare le sue mappe, i livelli degli oceani si stanno alzando, le tempeste diventano più violente, sono sempre più numerosi i bambini da asma, specie tra gli afroamericani.
Di qui l’urgenza delle nuove misure. Secondo la Casa Bianca, porteranno alla riduzione del 90 per cento nelle morti premature negli Stati Uniti e ci saranno 90mila casi in meno di asma giovanile. A lungo andare dovrebbe realizzarsi anche un risparmio nelle bollette. Ma la vera posta in gioco è un’altra: il futuro del pianeta. E riferendosi all’ultima enciclica del Vaticano, Obama ha ricordato che anche Papa Francesco considera la difesa dell’ambiente come un «obbligo morale».


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