Cgil: «L’abolizione di Tasi e Imu è un regalo ai più ricchi»

by redazione | 2 Agosto 2015 8:39

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Le tasse secondo Renzi. L’abolizione delle tasse promesse da Renzi faranno risparmiare ai poveri 55 , mentre per un milione di contribuenti più ricchi il risparmio sarà in media di circa 827 euro. Il segretario confederale Cgil Danilo Barbi: «Le mancate entrate saranno coperte da tagli sui servizi fruiti dai cittadini»

L’abolizione della tassa sulla prima casa pro­messa urbi et orbi dal pre­si­dente del Con­si­glio Renzi varrà per 8 milioni di con­tri­buenti, quelli delle due fasce di ver­sa­mento più basse, circa 55 euro pro-capite, men­tre per un milione di con­tri­buenti più ric­chi il rispar­mio sarà in media di circa 827 euro.

Lo sconto per 35.700 pro­prie­tari di case di lusso arri­verà a circa 1.940 euro. Lo ha cal­co­lato l’ufficio fisco e finanza pub­blica della Cgi secondo il quale l’operazione «for­nirà bene­fici molto limi­tati a chi ha già poco, cioè la mag­gio­ranza di lavo­ra­tori e pen­sio­nati, men­tre saranno molto più cospi­cui per chi pos­siede pro­prietà di mag­gior valore».

Se per le per­sone a basso red­dito i van­taggi saranno, a giu­di­zio della Cgil, mode­sti, rile­vanti saranno invece gli svan­taggi: «le man­cate entrate deri­vanti dall’abrogazione di Tasi e Imu — sostiene il segre­ta­rio con­fe­de­rale Danilo Barbi — saranno coperte da tagli sui ser­vizi nor­mal­mente fruiti da que­sti cit­ta­dini». Si parla dei tagli da oltre 2 miliardi di euro per il pros­simo trien­nio alla Sanità: «un ulte­riore impo­ve­ri­mento del ser­vi­zio sani­ta­rio pub­blico che ridurrà il diritto uni­ver­sale alla salute».

Per quanto riguarda la tas­sa­zione sulle imprese, nel 2016, le misure strut­tu­rali di ridu­zione fiscale dovreb­bero rag­giun­gere 10 miliardi annui, por­tando ad un’aliquota del 24% nel 2017. In que­sto pac­chetto non biso­gna tanto meno dimen­ti­care la decon­tri­bu­zione sui nuovi «con­tratti a tutele cre­scenti», pre­vi­sti dal Jobs Act.

La Cgil stima una spesa effet­tiva di 5 miliardi in tre anni per la crea­zione com­ples­siva di 200mila unità di lavoro nel set­tore privato.

Un’impresa vana, di fronte a una disoc­cu­pa­zione che resterà sta­bile tra il 12 e il 13% nei pros­simi anni. La ridu­zione di Ires e Irap sulle imprese è «l’ennesimo prov­ve­di­mento ‘a piog­gia che pre­scinde, ad oggi, da inve­sti­menti, inno­va­zione, pro­dut­ti­vità e mag­giore occu­pa­zione» sostiene Barbi.

Per il 2018, Renzi ha annun­ciato la ridu­zione dell’Irpef. La radio­gra­fia del sin­da­cato di Corso Ita­lia ha cal­co­lato un rispar­mio annuo per un red­dito di 18mila euro di 970 euro; per uno di 35mila euro di 2.950; per uno di 150 mila di 11.800 euro. In pra­tica il Pd e Renzi agi­scono come un Robin Hood alla rove­scia: danno ai più ric­chi ciò che hanno tolto ai più poveri, rove­sciando ogni cri­te­rio di pro­gres­si­vità della tas­sa­zione e, anzi, age­vo­lando la legge prin­ci­pale della disu­gua­glianza con­tem­po­ra­nea: la ric­chezza pre­mia sem­pre il ver­tice della pira­mide sociale. In basso «sgoc­cio­lano» sem­pre meno risorse.

L’analogia tra le poli­ti­che fiscali di Ber­lu­sconi e Tre­monti e quelle di Renzi e del Pd non è una sem­pli­fi­ca­zione di comodo. Per la Cgil si tratta della stessa poli­tica: «Evoca una riforma dell’Irpef con due sole ali­quote, non garan­ti­rebbe più la pro­gres­si­vità del sistema tri­bu­ta­rio. Il rispar­mio fiscale sarà così tanto più rag­guar­de­vole, quanto mag­giore è il reddito».

Non solo: sono poli­ti­che che non ser­vono all’aumento dell’occupazione, che non sia quella «dro­gata» da incen­tivi che tutt’al più tra­sfor­mano i con­tratti esi­stenti in quelli a «tutele cre­scenti». «Cia­scuna di que­ste nuove misure fiscali non favo­rirà l’occupazione, e tanto meno sti­mo­lerà la cre­scita del Paese» con­ferma Barbi.

Il pac­chetto «taglia-tasse» del governo pre­ve­de­rebbe una revi­sione della spesa pub­blica com­ples­siva di circa 26 miliardi. Una pro­spet­tiva che pre­oc­cupa il sin­da­cato che pro­pone un’altra strada: la crea­zione diretta di occu­pa­zione e inve­sti­menti pub­blici che avrebbe un bene­fi­cio sul Pil quat­tro volte supe­riore rispetto ad un taglio gene­ra­liz­zato delle tasse.

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