by redazione | 9 Agosto 2015 10:13
La Commissione europea ha inviato ieri mattina la bozza di accordo al governo di Atene. L’esecutivo ellenico avrà ora tempo al massimo sino a domani per avanzare eventuali controproposte e sottolineare i punti su cui si trova in disaccordo. Malgrado le esitazioni di Berlino e del Fondo Monetario Internazionale, secondo quanto trapela da ambienti governativi greci, l’obiettivo rimane quello di poter far votare in parlamento il testo definitivo dell’accordo sulle riforme e sul prestito di circa ottantacinque miliardi di euro, al massimo entro il 18 agosto. Il terzo memorandum di austerità, imposto dai creditori al vertice europeo del 12 luglio, in questa fase potrebbe essere definito solo nelle sue linee principali ed è probabile che i dettagli vengano specificati in seguito, nel corso di una nuova serie di colloqui. Alexis Tsipras, quindi, continua a lavorare affinchè la questione si possa chiudere il prima possibile, per andare a nuove elezioni legislative in autunno, senza problemi di liquidità per le banche e senza continue pressioni ed intromissioni dall’estero.
Ieri sono proseguiti anche i colloqui a carattere tecnico tra le istituzioni dei creditori e il governo di Syriza, incentrati, in particolare, sui tempi dell’ abolizione delle pensioni anticipate, sulla ricapitalizzazione degli istituti di credito, sul reddito minimo garantito che Atene intende poter adottare e la possibilità di mantenere il ricorso al pagamento rateale per chi ha ingenti debiti con lo stato. Su quest’ ultimo punto, secondo fonti governative, le posizioni sono ancora distanti. Così come anche per quel che riguarda il Fondo per le Privatizzazioni, che la Grecia è stata obbligata ad accettare, nell’ultimo, drammatico vertice dei capi di stato e di governo tenutosi a Bruxelles.
“Abbiamo imboccato il rettilineo finale”, ha comunque dichiarato il ministro dell’economia Jorgos Stathakis, il quale sta prendendo parte, assieme al titolare del dicastero delle finanze, Efklidis Tsakalotos, agli incontri con i rappresentanti della “nuova troika”.
Secondo l’agenzia Reuters è probabile che l’accordo si possa firmare addirittura entro martedì prossimo, la “luce verde” del parlamento potrebbe arrivare per giovedì e per il 20 agosto , in questo modo, alla Grecia verrebbe concessa la prima rata del nuovo prestito.
Questa è lo scenario ottimistico, basato sulla constatazione che in questa fase sono emerse delle divergenze, che non dovrebbero, tuttavia, impedire la conclusione del negoziato. L’esperienza degli ultimi mesi, tuttavia, impone una fortissima cautela, visto che in almeno due occasioni (prima e subito dopo la decisione di Alexis Tsipras si indire il referendum del 5 luglio) erano tutti convinti che ci si trovasse ad un passo dalla firma di un nuovo accordo. La reazione negativa, tuttavia, dell’Fmi prima e di Berlino subito dopo, avevano fatto saltare tutta la trattativa.
Anche questa volta, da parte tedesca, si cerca di frenare, molto probabilmente per cercare di presentare l’accordo con Atene all’opinione pubblica, come il risultato di un aspro confronto dai toni esasperati, nella migliore tradizione degli ultimi mesi. Da parte della Spd, il parlamentare Johannes Kahrs ha chiesto che le trattative con Atene si protraggano ancora, arrivando a ipotizzare un rinvio del termine entro il quale la Grecia dovrebbe versare alla Banca Centrale Europea 3,2 miliardi di euro: l’ultima data utile, al momento, rimane quella del 20 agosto. Dichiarazioni che sono rimbalzate sulla stampa greca, creando nuove apprensioni.
Oltre alle richieste di rinvio che arrivano dalla Germania, anche il ministro degli esteri finlandese, il populista ed euroscettico Timo Soini, ha fatto sapere che il suo paese potrebbe non partecipare al nuovo programma di aiuti alla Grecia, perche Helsinki “non intende accettare nuovi aggravi economici e neanche di discutere dell’alleggerimento del debito ellenico”. Per Soini, “ovviamente”, lo scenario più probabile, a lungo termine, è la Grexit.
Alexis Tsipras sa bene, quindi, che le sorprese, nei prossimi giorni, potrebbero non mancare. Ma è comunque deciso a fare pressione per chiudere l’accordo, per non farsi logorare, convinto che un eccessivo protrarsi dei negoziati potrebbe portare nuova instabilità all’interno di Syriza. Meglio mettere chiaramente le carte in tavola, vedere cosa si è riuscito a portare a casa, e chiedere un nuovo mandato agli elettori.
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