ROMA. Chi ha davvero trascinato con sé Salvatore Buzzi? E fin dove la Procura è disposta a credergli? Il 23 luglio, nell’ultimo dei cinque interrogatori nel carcere di Cagliari, Buzzi è costretto dai pubblici ministeri a mettere un punto. A indicare una volta per tutte il ruolo del suo complice chiave (Massimo Carminati) e il dettaglio della sua tela di corruttore. Trenta politici: 2 assessori della giunta Alemanno, 5 assessori, 18 consiglieri comunali e 5 presidenti di municipio della stagione Marino. È un redde rationem che convince la Procura di avere di fronte un uomo che è insieme disperato e furbacchione. Capace di ammettere solo ciò che non può negare, ma pronto a tacere ciò che davvero trasformerebbe le sue dichiarazioni in una «collaborazione» che, al contrario, è solo un avviso ai naviganti.
LA “DELUSIONE” CARMINATI
Di Massimo Carminati, Buzzi ha paura. Dunque, pattina. «Devo dire — esordisce — che sono rimasto molto deluso dal suo comportamento,perché è emerso che ha commesso svariati reati, mentre a noi ci rassicurava del fatto che non li commettesse». Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il pm Paolo Ielo lo interrompono: «Lei ha confessato dei reati che ha commesso insieme a lui. Quindi…». Buzzi prova ad arrabattarsi. «È vero, però nella mia idea si tratta di reati meno gravi. Non violenti o mafiosi». Quindi aggiunge: «E comunque non ho difficoltà a riferire i flussi economici con cui avevamo definito i nostri reciproci rapporti di dare e avere. Erogammo alla coop Cosma che era a lui riconducibile 140 mila euro e comunque il rapporto di fiducia reciproco cresceva anche perché lui ci affidava tutte le decisioni da prendere relative ai suoi interessi. Addirittura, per i 200 mila euro del debito “Misna” (progetto di assistenza di minori non accompagnati, ndr ), ci disse che un terzo avrebbe dovuto essere destinato a Fabrizio Testa (detenuto dal dicembre scorso, ndr ), un terzo lo avrebbe preso lui e un terzo lo avrebbe lasciato in cooperativa. (…) I rapporti con Carminati si sarebbero legalizzati presto e sarebbe diventato socio della “29 giugno”». Per i pm, una solenne sciocchezza: «Come fa a parlare di “legalizzazione dei rapporti”, dal momento che usavate un jammer per impedire la captazione di conversazioni? ». «Era Carminati a volerlo usare — rincula Buzzi — Perché aveva paura delle indagini su Finmeccanica. E comunque a noi andava bene perché sapevamo che i nostri accordi di cartello con altre imprese erano reati».
LA LISTA DEI CORROTTI
I pm sollecitano quindi Buzzi a indicare una volta per tutte chi avrebbe corrotto. «La nuova Amministrazione Marino — dice lui — mi avevaposto a carico i costi di 4,5 assessori, 18 consiglieri comunali, 4, 5 presidenti di municipi». E, questa volta, lascia scivolare il nome dell’assessore ai lavori pubblici della Giunta Marino, Maurizio Pucci, un pisano classe ’54, ex agente assicurativo Unipol, legatissimo al sindaco e, tra gli anni ’90 e il 2000, uomo chiave delle giunte Veltroni e Rutelli in Ama e nei cantieri del Giubileo, prima di diventare responsabile della protezione civile regionale con Marrazzo. «Il primo degli assessori della giunta Marino con cui ho avuto rapporti di tale natura — dice infatti Buzzi a verbale — è Maurizio Pucci, durante la campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un’autovettura che lui non voleva più restituire. Nell’ultima consiliatura, però, non ci sono state altre erogazioni ». «Poi?», chiedono i pm. «Vi sono state tre assunzioni richieste da Luigi Nieri (ex vicesindaco,
ndr ). Non normali, né amicali, ma immediate, al costo di 110, 120 mila euro annui, e fatte in una logica di scambio». Buzzi prosegue: «Per le deliberazioni per il debito fuori bilancio ho promesso a Mirko Coratti (ex presidente dell’assemblea capitolina ndr ) e Francesco D’Ausilio (ex capogruppo Pd in Campidoglio, ndr ) 100 mila euro. Che hanno accettato, ma che non ho fatto in tempo a pagare perché sono stato arrestato. Alfredo Ferrari (consigliere Pd, ndr ) e Luca Giansanti (capogruppo della lista Marino, ndr ) hanno accettato una promessa di 30 mila euro, 15 mila a testa, mentre con Ferrari mi sono accordato per un compenso tra il 5 e il 10% di un debito fuori bilancio da 400 mila euro. Poi ci sono state le tre assunzioni chieste da Massimo Caprari (consigliere di Centro democratico, ndr ). Anche Fabrizio Panecaldo (capogruppo Pd, ndr ) mi chiedeva assunzioni. Assentivo ma non si è mai fatto nulla». Nei ricordi di Buzzi, c’è qualcosa di nuovo anche sul conto del Pdl Giordano Tredicine. «Gli promisi il 10% su uno stanziamento di 2 milioni di cui avevano disponibilità in bilancio». E su Lucia Funari, assessore alla casa con Alemanno. «Le davo 10 mila euro al mese per ottenere le proroghe dei servizi dell’emergenza alloggiativa. Complessivamente, le ho portato in ufficio 100 mila euro».
I “FINANZIAMENTI LEGALI”
C’è infine il capitolo dei finanziamenti in chiaro e delle «altre utilità» alla politica. Dice Buzzi: «Ho finanziato Erica Battaglia (presidente della commissione politiche sociali del comune, ndr ), mentre al consigliere Pd Athos De Luca ho garantito presenze agli eventi per la campagna elettorale. Ho finanziato Alemanno per le europee e feci un’assunzione ma non con caratteri di scambi per Fabrizio Ghera (capogruppo in Campidoglio di “Fratelli d’Italia”, ndr ) ».
LE BUGIE SULLA DESTRA
L’interrogatorio si chiude qui. Ma Buzzi non porta a casa quel che cerca. La Procura gli contesta che quanto ha ascoltato per cinque giorni — il 23 e il 24 giugno, il 21, 22 e 23 luglio — «è scarsamente credibile ». Per più di una ragione. «Per la scarsa plausibilità logica — si legge nel verbale — della ricostruzione dei rapporti con Alemanno, delle erogazioni nei suoi confronti di utilità economiche che non avrebbero avuto ragione se non in forza di un’esplicitazione di un accordo corruttivo». «Per la scarsa plausibilità logica e per il contrasto con alcune conversazioni intercettate nella ricostruzione dei suoi rapporti con Carminati». «Per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini (ex ad di Ente eur e tesoriere di Alemanno, ndr ) ». «Per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese».