Austria infelix per i 71 morti
Sono ancora di più: 59 uomini, 8 donne , una bambina di 2 anni e 3 bambini di circa dieci. Sono 71 persone morte probabilmente soffocate dentro il camion frigorifero scoperto sull’autostrada A4 giovedì nell’«area panne» nel Burgenland a est di Vienna al confine con l’Ungheria.
È la rotta più frequentata dagli Schlepper, gli «scafisti di terra», che vi scaricano il loro bagaglio umano, già teatro di numerosi incidenti. Quattro dei presunti «passatori» (tra cui il guidatore) sono già stati arrestati dalla polizia ungherese. Sembrerebbero legati ad un’organizzazione bulgaro-ungherese, mentre una ventina di persone vengono ancora interrogate. Il tir sarebbe stato di una catena di trasporti che sarebbe appartenuta al ministro delle finanze ceco Andrei Babis.
Il quotidiano tabloid Kronenzeitung ha pubblicato la foto impietosa dei morti avvinghiati dentro il tir, ma ha coperto di pixel il logo dell’azienda, sollevando unanime condanna.
I 71 ce l’avevano quasi fatta. venivano dalla Siria in cerca di rifugio. Invece, sono finiti nell’orbitorio di medicina veterinaria: un problema di logistica con tanti cadaveri in un camion. L’Austria ora è sotto shock e lo stesso personale di polizia che ha recuperato i corpi ha avuto bisogno di supporto psicologico.
«Chi parla di tragedia è ipocrita» accusa Heinz Patzeld di Amnesty International Austria, «Tragedia implica un destino non modificabile. Invece si tratta di “tragedie” assolutamente prevedibili, di un danno collaterale del trattato di Dublino. Si possono prevenire le tragedie: basterebbe garantire vie di fuga legali, che non esistono, per impedirle».
Ecco scontata la prima misura del governo austriaco: inasprimento delle pene e caccia ai trafficanti. Viste le maggiori difficoltà di transito, sono raddoppiate le tariffe dei «viaggi» badando sempre meno a tutelare la vita dei disperati.
Spiega il colonello Gerald Tatzgern del ministero degli interni austriaco: «In passato le organizzazioni badavano a far arrivare a destinazione i rifugiati in buone condizioni».
«La fortezza Europa è fallita» ha commentato il quotidiano Standard, sollecitando l’apertura delle ambasciate per le domande d’asilo. «In mancanza di vie legali come si fa a impedire altre morti?» ha chiesto la tv austriaca alla ministra degli interni Johanna Mikl Leitner del partito popolare (Oevp) da mesi sotto tiro dei media e degli ong per la gestione del problema profughi, giudicata disumana e fallimentare. Incalzata in diretta tv anche dal segretario della Caritas Klaus Schwertner: «ll regolamento di Dublino uccide…» ha ammesso la ministra di ferro. «Sì, servono vie legali di fuga, bisogna crearle. E serve un ripensamento generale della politica sui profughi». Sospendere Dublino, almeno quanto la Merkel, in relazione ai profughi siriani? «No, non se ne parla, anche se so che ha dei limiti, finché non si stabilisce una redistribuzione dei profughi su scala europea».
Proprio ciò che l’Austria nei vertici precedenti insieme ai paesi del nord aveva rifiutato, come ricorda Ulrike Lunacek europarlamentare dei Verdi austriaci. Quali vie legali? Mikl– Leitner propone centri di raccolta dell’Unhcr nelle zone di crisi e ai confini esterni dell’Ue. E insiste sulla necessità di creare centri di registrazione dei profughi in arrivo in Italia e Grecia controllati dall’Europa. «Proposta che in mancanza di accordo europeo, in base al regolamento Dublino lascerebbero col cerino in mano Italia e Grecia» replicano i Neos, partito liberal all’opposizione. Il cancelliere austriaco socialdemocratico (Spoe) Werner Faymann chiede una politica comune europea. «Per evitare altre catastrofi ci vuole un sistema europeo solidale e condiviso che garantisca i diritti umani a chi fugge, basato non solo sui 5 Paesi che accolgono rifugiati, ma su 28. Anche durante la seconda guerra mondiale molti dovevano fuggire, dobbiamo garantire questo diritto a chi fugge oggi dalla guerra». Secondo il cancelliere va aumentata la pressione politica sull’Inghilterra, sui Paesi baltici e dell’est usando anche il mezzo delle sovvenzioni Ue, negandole a chi non è disponibile ad accogliere profughi. La Fpoe, il partito della destra populista di Hans Christian Strache legato a Marine le Pen e Salvini agita la creazione di centri di accoglienza in Africa, «a casa loro».
Per Eva Glawischnig segretaria dei Verdi bisogna proteggere le persone, e non i confini. Di disfunzione multiorganica della politica parla la Ong Volkshilfe che ha formato un coordinamento con artisti e scrittori in prima linea per i diritti dei rifugiati. Prevista una serie di concerti, spettacoli e azioni a favore dei rifugiati. Su itunes già spopola un brano del musicista Raoul Haspel intitolato minuto di silenzio, «protesta contro il fallimento sconvolgente della politica d’asilo austriaca». È solo silenzio, «perché ormai mancano le parole».
E lunedì è in programma la manifestazione «Mensch sein in Oesterreich» ovvero essere persone in Austria. È organizzata dai comitati e gruppi facebook nati spontaneamente negli ultimi mesi per dare sostegno e aiuto ai rifugiati.
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