Ankara ha ucciso 260 kurdi Barzani: «Il Pkk si ritiri»
Si infiamma lo scontro tra kurdi. Il governo regionale kurdo in Iraq di Massud Barzani ha chiesto al Pkk di ritirare le sue truppe dal Nord dell’Iraq. Secondo il leader kurdo, la richiesta ha lo scopo di evitare ulteriori vittime dopo la campagna avviata dalla Turchia contro il partito di Ocalan lo scorso 24 luglio.
Fin qui Barzani si era mantenuto ambiguo e non aveva né condannato né aderito ai raid turchi contro otto delle dieci basi del Pkk, presenti in territorio iracheno, nell’ambito degli attacchi che Ankara ha lanciato contro i jihadisti dello Stato islamico ma soprattutto contro le opposizioni kurde interne.
Nella nota diffusa, Barzani si scaglia anche contro le vittime civili causate dalle autorità turche, chiedendo che si rimetta in moto il processo di pace tra Ankara e Pkk, messo a dura prova da raid, arresti di massa e perquisizioni in questi giorni.
Il leader del partito democratico del Kurdistan (Pdk) ha anche accusato il Pkk di aver lanciato una serie di attacchi a un oleodotto nel Nord dell’Iraq. Il governo kurdo autonomo ha venduto per anni petrolio direttamente alla Turchia innescando un duro scontro politico con il governo a maggioranza sciita di Baghdad.
Secondo la stampa locale, sarebbero 260 i morti e quattrocento i feriti fin qui tra combattenti e civili del partito dei lavoratori del Kurdistan, causati dai bombardamenti turchi. Il numero delle vittime non è stato confermato né da fonti kurde né dal governo turco. Tra i feriti gravi ci sarebbe anche il fratello del leader del partito del popolo (Hdp), Nurettin.
Selahettin Demirtas, leader della sinistra filo-kurda la cui vittoria elettorale (13% e 80 deputati) ha scompaginato i calcoli politici di Erdogan, ha confermato che suo fratello aveva raggiunto la resistenza anti-Isis. Demirtas rischia 24 anni di reclusione se venisse condannato nell’ambito di un’indagine, avviata dalla procura di Diayrbakir, che lo vuole coinvolto nelle contestazioni dello scorso ottobre contro il mancato sostegno turco ai combattenti kurdi siriani di Kobane.
Le accuse includono aver «armato» i contestatori. Negli scontri con la polizia morirono 52 persone. Come se non bastasse, secondo Demirtas, Erdogan vorrebbe mettere fuori legge Hdp. Sarebbe il politico Buhan Kuzu, consigliere di Erdogan, non eletto nel nuovo parlamento, l’incaricato del presidente turco per ottenere la messa al bando del partito entro la fine dell’anno. Pur di formare un governo di coalizione prima della scadenza di agosto che porterebbe ad elezioni anticipate, il leader del partito kemalista, Kemal Kilicdaroglu sarebbe pronto a qualsiasi concessione in politica economica.
Il riferimento è alla piattaforma comune di riforme, approvata da Akp e Chp, che potrebbe favorire la formazione del nuovo governo dopo quasi due mesi di trattative.
«Anche a costo di perdere dei voti nel breve periodo», ha aggiunto Kilicdaroglu (che ha posizioni più aperte di Erdogan verso la sinistra di Demirtas), mostrando la sua volontà di risolvere la crisi politica in pochi giorni. Anche sul versante del Kurdistan siriano (Rojava) le Unità di protezione maschile e femminile (Ypg-Ypj) stanno accusando Ankara di colpire obiettivi dei combattenti che hanno respinto lo Stato islamico con il sostegno della coalizione internazionale dalle città di Tel Abyad, Kobane e Sarrin. IIl governo di Ankara ha assicurato che il cantone di Kobane non è tra gli obiettivi della campagna anti-Pkk e Isis.
Una safe-zone turco-statunitense è stata imposta nel Nord della Siria con l’avallo della Nato. Solo ieri l’aviazione turca ha colpito il villaggio di Zarkel, nella provincia di Rawanduz a est di Erbil in Iraq. Due donne sono tra i sei uccisi nel raid che ha distrutto varie abitazioni. Ankara ha anche attaccato le città kurde turche di Gare, Zap, Xakurke, Metina e Haftanin. Nella notte tra venerdì e sabato, gli aerei da guerra turchi hanno bombardato il villaggio di Zergele, causando 9 morti e decine di feriti.
Tre attivisti di Hdp, Sezai e Ahmet Yasar, Mirzettin Gokturk sono stati uccisi dalla polizia nella città di Agri. Secondo fonti del partito, molti sono i civili feriti bloccati nelle loro abitazioni che non possono essere trasportati in ospedale e muoiono per le ferite riportate. Il Pkk ha lanciato attacchi contro tir dell’esercito turco a Dersim.
«Chiediamo all’opinione pubblica di opporsi ai bombardamenti indiscriminati del governo turco e di mettere fine alla sua campagna di terrorismo di Stato», si legge in una nota del Congresso nazionale del Kurdistan (Knk). «Il silenzio internazionale, insieme agli attacchi militari turchi, sta rafforzando il terrorismo dell’Isis», conclude il comunicato.
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