Anche ex carceri per l’accoglienza ecco il piano del Viminale per i profughi

by redazione | 27 Agosto 2015 8:48

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ROMA. L’ondata d’arrivi non rallenta. La piena è prevista ancora per un mese. Il Viminale suona l’allarme: «Fino al 30 settembre prevediamo l’ingresso di altri 20mila nuovi profughi ». Per questo si è pronti a tutto. Se la rete d’accoglienza dovesse collassare, si apriranno vecchie caserme, aree industriali in disuso e perfino ex penitenziari, a cominciare dal carcere di Morcone, in provincia di Benevento.
Da mesi i tecnici del ministero dell’Interno non nascondono le preoccupazioni. Le cifre vengono aggiornate quotidianamente. A ieri i migranti giunti in Italia nel corso dell’anno hanno raggiunto quota 111.354: per lo più eritrei (29.019), nigeriani (13.788), somali (8.559), sudanesi (6.745) e siriani (6.324). Dunque in gran parte migranti che hanno diritto a una qualche forma di protezione internazionale. Il sistema d’accoglienza è già al limite: attualmente ospita 93.608 profughi, tra centri governativi e strutture temporanee regionali. Le regioni sostengono il carico maggiore con ben 64.224 migranti ospitati sul loro territorio. Le più investite sono la Sicilia (che accoglie il 16% dei migranti), la Lombardia (13%), il Lazio (9%), la Campania (8%), il Piemonte (7%) e il Veneto (7%).
Ma ciò che allarma maggiormente è la tendenza degli ultimi giorni. «Dopo i 4mila profughi soccorsi in mare pochi giorni fa — ragionano dal Viminale — si pensava che il flusso avrebbe cominciato a rallentare, invece no. Assistiamo anche oggi (ieri, ndr ) a nuove ondate di arrivi. Non solo. Aumentano le vittime e i trafficanti si fanno sempre più feroci, anche senza apparenti spiegazioni, come se avessero fretta di liberarsi del grosso del “carico” entro l’estate». In autunno infatti, col peggioramento delle condizioni atmosferiche, gli arrivi via mare solitamente rallentano. «Ma nel prossimo mese la pressione non dovrebbe alleggerirsi ». Non è tutto.
Il Viminale monitora con attenzione altri due fenomeni, che stanno caratterizzando gli ultimi arrivi. Primo, il flusso via mare di cittadini marocchini: migranti economici, che solitamente non hanno diritto all’asilo. «È da tempo che non accadeva — confermano dal ministero — probabilmente la chiusura della frontiera con la Spagna li ha spinti su una nuova rotta verso l’Italia. Ma i marocchini li rimandiamo tutti a casa, abbiamo infatti un buon accordo di riammissione con il Marocco». Ancora più allarmante è l’altro fenomeno, che impegna il sistema d’accoglienza: il flusso imponente di arrivi di minori stranieri non accompagnati. Per lo più 16-17enni egiziani. Nazionalità solitamente soggetta a espulsione. «Ma i minori sono soggetti vulnerabili, la legge ci impedisce di rimandarli indietro fino al raggiungimento della maggiore età».
Di fronte a questo flusso costante di arrivi, il nostro Paese resta in attesa delle decisioni che dovrebbero essere prese la prossima settimana con riunioni a livello tecnico a Bruxelles, proprio per andare incontro alle difficoltà di Italia e Grecia. Dal Viminale esprimono poi «grande apprezzamento per la decisione presa dalla Germania di sospendere il regolamento di Dublino per i siriani in arrivo», ma sanno che ancora per un po’ dovranno farcela da soli. «Non possiamo fare sconti a nessuno, sindaci, prefetti, governatori di regione dovranno fare la loro parte, secondo il sistema delle quote approvato nel 2014».
All’orizzonte resta la possibilità di attivare immobili pubblici inutilizzati. «Non solo quelli messi a disposizione dal ministero della Difesa, come ex caserme — precisano dal ministero dell’Interno — ma anche strutture degli enti regionali, come centri di sviluppo industriale fermi o mai utilizzati». E ancora: beni confiscati alla mafia, soprattutto in Calabria. E poi, immobili di proprietà del ministero della Giustizia. Un esempio? «Potrebbe essere presto utilizzata la struttura dell’ex carcere di Morcone, in provincia di Benevento, mai entrata veramente in funzione».
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