BERLINO .«Juncker ha ragione, l’Europa rischia di perdere la sua anima. Un’Europa nella quale paura e diffidenze della vecchia cultura degli Stati nazionali vinca sulla cultura moderna della globalizzazione solidale è votata alla sconfitta. E al populismo, pericolo mortale ». Così ci dice Agnès Hel-ler, massima intellettuale marxista vivente.
Professoressa Heller, che pensa dell’articolo di Juncker?
«Tocca il problema di fondo. L’Europa è prigioniera della sua Weltanschauung di Stati nazionali. L’America ha capito che integrare differenti culture è difficile ma vantaggioso, e ha una crescita doppia di quella Ue».
Però l’Europa è affollata di migranti, la gente ha paura, come reagire?
«Il problema esiste, ma come Juncker mi sembra dire la peggiore reazione è quella europea: odio, ostilità vittoriosi sui valori europei di solidarietà e accoglienza. L’Ungheria di Orbàn è il caso limite ma contagioso: propaganda d’odio e d’idea di esclusione degli altri. L’America con tutti i suoi difetti è l’Arca di Noé che accoglie e integra migranti a suo vantaggio, l’Europa non sa essere Arca di Noé e si danneggia da sola. Guai a ignorare il monito di Juncker».
Juncker condanna l’Europa dei nuovi Muri, che ne dice?
«Nell’Europa dei nuovi Muri rivive l’Europa degli Stati nazionali che si combatterono nella prima guerra mondiale, uscendone chi vincitore chi sconfitto. Purtroppo questa Ue che trema per i migranti senza saper trovare soluzioni comuni a un’emergenza reale è un’Europa di Stati nazionali, non di cittadini. Stati nazionali egoisticamente incapaci di accettare nuovi cittadini di altre culture, al contrario dell’America. La fine dell’Europa degli Imperi – austroungarico e germanico, britannico e russo – ci portò più sovranità nazionali ma anche meno multiculturalità e una nuova incapacità di pensare a come essere nazioni moderne, comunità di valori capaci di accogliere a loro vantaggio chi vuole integrarsi».
Ma come rispondere alla paura della gente comune per la “criminalità importata” e le maree umane?
«Guardi, la maggioranza dei profughi viene da Siria, Afghanistan o altri paesi in guerra. Fuggono da bombardamenti, massacri, terrore e morte, e spesso sono qualificati. E non erano criminali a casa. Se li integri, se tendi loro la mano, possono ricambiare. Fiorello La Guardia figlio di poveri migranti da sindaco fece decollare New York come metropoli globale. Ma se li respingi con la cultura dei Muri, diventano ostili, cominciano a odiarti, e arriva il peggio, da ogni parte».
Eppure la marea dei migranti rafforza i populisti: minaccia alla democrazia?
«Sono un filosofo, non mi chieda rimedi. Ma presto o tardi l’Europa perderà la sua identità di somma di Stati nazionali, che lo voglia o no. Internet, la cultura globale, informano tutti: sulle retribuzioni e i diritti umani in Germania o altrove nella Ue ben diversi per i qualificati in fuga da paesi derelitti in guerra. Continueranno ad arrivare. L’America lo ha capito, integra meglio e cresce di più, in economia scienza cultura ed eccellenze».
Insisto, tanti emigranti producono tanti populisti, e allora?
«È il pericolo più grave: che la cultura dell’odio e dell’esclusione conquisti l’Europa. Rischio tragico: per secoli l’Europa fu un continente di stranieri, gente che tra guerre, Stati finiti e nuovi Stati o Imperi, cambiava cittadinanza o nazionalità o cultura di riferimento. Quell’Europa delle tragedie fu anche l’Europa della cultura europea più vitale, dall’Illuminismo alle belle arti a ogni campo. Oggi l’avversione allo straniero non ci difenderà dagli arrivi in massa, ma ci impoverirà nell’animo. Certo, occorre porre loro condizioni severe d’integrazione, ma i Muri creano solo nuovi nemici, ostilità a casa nostra. Chi è accolto come nemico diventa nemico, nel nostro territorio. Chi è integrato diventa patriota come i nuovi americani».
Balcani ventre molle della marea umana, dice Juncker. Vero o falso?
«Vero, ma anche l’America ha il suo ventre molle al confine messicano. Però integra e dà cittadinanza, e insisto cresce il doppio della Ue. In Europa, non solo nella mia Ungheria, troppi parlano contro “chi ha un altro colore della pelle”. I migranti sono una sfida, ma come dice Juncker la risposta deve essere europea, non nazionale. Purtroppo ci manca persino una Costituzione europea, servirebbe anche nell’emergenza migranti».