Zona di sicurezza a Calais per fermare i migranti

by redazione | 15 Luglio 2015 10:19

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La Manica non è più larga, figu­ria­moci per i migranti. La Gran Bre­ta­gna annun­cia nuove misure per scon­giu­rare gli arrivi ille­gali nel paese. Misure che non sor­pren­dono affatto da parte del governo tory in carica, e che erano immi­nenti, visti gli svi­luppi della dram­ma­tica situa­zione ormai da anni quo­ti­diana lungo la tratta Calais-Dover.

Le imma­gini dei dispe­rati assalti umani ai camion inco­lon­nati all’imbarco per Dover — appro­fit­tando anche di uno scio­pero dei por­tuali fran­cesi di qual­che set­ti­mana fa — ave­vano pre­pa­rato il ter­reno alla rispo­sta del governo.

Ieri in tre si sono feriti dopo essere entrati nel ter­mi­nal dell’Eurotunnel cer­cando di salire sui treni merci; la set­ti­mana scorsa, un migrante eri­treo è morto cer­cando di fare la stessa cosa.

E ora la noti­zia che le auto­rità fran­cesi hanno inter­cet­tato più di 8.000 ten­ta­tivi di pas­sare in Gran Bre­ta­gna solo nelle ultime tre set­ti­mane. Ecco dun­que il mini­stro dell’interno The­resa May annun­ciare la crea­zione a Calais di una zona di sicu­rezza riser­vata agli autoar­ti­co­lati bri­tan­nici in tran­sito verso Dover, con lo scopo di eli­mi­nare — o per­lo­meno ridurre – i flussi.

Sarà costruita vicino agli ingressi dei ter­mi­nal Euro­tun­nel e dei tra­ghetti e con­terrà circa 230 camion, che saranno così tolti dalla strada, dove subi­scono i con­ti­nui ten­ta­tivi di arrem­bag­gio. Entro la fine di luglio verrà inol­tre costruita una recin­zione for­ti­fi­cata lungo la strada che con­duce ai ter­mi­nal, in modo che auto­mo­bili di turi­sti e viag­gia­tori vi acce­dano indisturbate.

La già esi­stente quan­tità di filo spi­nato e reti attorno a Calais fa dell’ex ridente cit­ta­dina costiera il set di un thril­ler su qual­che epi­de­mia bat­te­rio­lo­gica. Il mini­stro May, pre­muta dall’abnegazione con cui l’Ukip si dedica ai tra­va­gli dei poveri camio­ni­sti del Kent, la regione meri­dio­nale dell’Inghilterra più ber­sa­gliata negli ultimi mesi dagli arrivi inde­si­de­rati (i fermi di clan­de­stini in Kent sono pas­sati da 26 per i primi sei mesi dell’anno a 405 nella set­ti­mana fra giu­gno e luglio, circa 81 a set­ti­mana), ha quindi bat­tuto cassa con l’altrimenti par­si­mo­nioso dica­stero del Tesoro, annun­ciando la spesa di 12 milioni di ster­line per rin­for­zare la sicu­rezza nei mag­giori porti fran­cesi e lavori stra­dali al fine di flui­di­fi­care la cir­co­la­zione dei vei­coli, dal momento che è più facile sal­tare — su un treno come su un camion – quando que­sto pro­cede len­ta­mente. Due milioni di ster­line saranno stan­ziati per miglio­rare tec­no­lo­gia di sor­ve­glianza, e uno per unità cino­file e altri chi­lo­me­tri di recinzioni.

A dodici anni dalla chiu­sura di San­gatte, la ten­do­poli della Croce rossa vicino Calais nella quale in 2000 vive­vano in con­di­zioni disu­mane, la stessa Calais è tor­nata un ghetto con­cen­tra­zio­na­rio dove quo­ti­dia­na­mente circa in 3000 aspet­tano di potersi infi­lare den­tro — o sotto -, ai camion prima che que­sti s’imbarchino in uno dei fer­ries che inin­ter­rot­ta­mente (23 volte al giorno) attra­ver­sano il canale della Manica.

Non vogliono restare in Fran­cia, i migranti, per­ché, con un’economia som­mersa che fat­tura 80 miliardi annui di ster­line, al momento la Gran Bre­ta­gna è il paese euro­peo il cui mer­cato nero offri­rebbe loro le con­di­zioni meno svantaggiose.

L’annuncio delle misure di May arriva a qual­che set­ti­mana dalle parole con­ci­lianti di David Came­ron rivolte al sin­daco di Calais, Nata­cha Bou­chart, che aveva accu­sato le auto­rità fran­cesi di sot­to­va­lu­tare il pro­blema. Ma pun­tano soprat­tutto a tute­lare il com­mer­cio nazio­nale e gli auto­tra­spor­ta­tori bri­tan­nici. Con la solita enfasi simil-churchilliana, May ha affer­mato: «È impe­ra­tivo che gli si per­metta di con­ti­nuare il loro busi­ness senza intralci». Prima le merci, poi le per­sone. Se sopravvivono.

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