Varoufakis: “Schaeuble usa la Grexit per minacciare i Paesi contrari alla sua idea di Ue”

by redazione | 18 Luglio 2015 9:57

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Una sintesi dell’intervento pubblicato su Die Zeit dall’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis.
Se cinque mesi di negoziati tra Grecia e Europa sono arrivati a un punto morto, è perché Schäuble ha voluto così. Quando a febbraio ho iniziato a partecipare agli incontri, in seno all’Eurogruppo si era già costituita una forte maggioranza che ruotava attorno all’autorevole figura del ministro delle Finanze tedesco con l’obiettivo di bloccare qualsiasi accordo tra il nostro governo neoeletto e il resto dell’Eurozona.
Così cinque mesi di intensi negoziati non hanno mai avuto possibilità di successo. Condannati all’impasse, il loro obiettivo era preparare il terreno per la soluzione che Schäuble aveva giudicato «ottimale» ben prima che il nostro governo fosse eletto, ossia facilitare l’uscita della Grecia per mettere in riga gli Stati membri che si opponevano al precisissimo piano del ministro tedesco per la ristrutturazione dell’Eurozona. Non si tratta di una mia teoria. Come faccio a dire che la Grexit è una componente importante del piano di Schäuble per l’Europa? Perché me lo ha detto Schäuble stesso!
Il piano Schäuble-Lamers si fonda su due concetti: gli autori si chiedono se non sia opportuno istituire un commissario al bilancio europeo «con potere di bocciare i bilanci nazionali se non rispettano le regole concordate » e si dicono anche a favore «di un parlamento dell’Eurozona composto dai parlamentari dei Paesi dell’Eurozona per dare maggiore legittimità democratica alle decisioni riguardanti il blocco della moneta unica».
Il piano è in disaccordo con qualsiasi idea di federalismo democratico. Una repubblica federale come la Germania, gli Usa o l’Australia, si fonda sulla sovranità dei cittadini e riflette il potere positivo dei loro rappresentanti di legiferare sulle azioni da intraprendere per conto del popolo sovrano. In netto contrasto, il piano Schäuble-Lamers prevede esclusivamente poteri negativi: un signore del bilancio dell’Eurozona dotato solo di poteri negativi, o di veto, sui parlamenti nazionali.
Un dato di fatto spesso dimenticato è che la legittimità delle leggi e della costituzione delle democrazie liberali è data non dal contenuto giuridico, bensì dalla politica. Sostenere, come fece Schäuble nel 1995 e, implicitamente, nel 2014, che non fa differenza se l’Eurozona è un’alleanza di Stati sovrani o uno Stato federale significa ignorare volutamente che quest’ultimo può creare autorità politica, al contrario della prima. Mentre una federazione sostituisce la sovranità cui si è rinunciato a livello nazionale o statale con una sovranità nuova a livello unitario, federale, la centralizzazione del potere all’interno di un’alleanza di Stati è per definizione illegittima in assenza di istituzioni sovrane che possano consacrarla.
L’Eurocrisi ha provocato l’espansione del vuoto di potere al centro dell’Europa. Un’istituzione informale, l’Eurogruppo, che non redige verbali, non obbedisce a regole scritte e non risponde con esattezza a nessuno, governa la maggiore macroeconomia mondiale , con la Bce che lotta per mantenersi all’interno di regole vaghe.
Nel maggio scorso, a latere dell’ennesimo meeting dell’Eurogruppo, avevo avuto il privilegio di condurre un affascinante colloquio con il Dr Schäuble. Nel meeting emerse chiaramente che il piano di Schäuble era l’asse attorno a cui ruotavano la maggior parte dei ministri delle finanze. Non si fece diretto riferimento alla Grexit , ma non mancarono le velate allusioni. Tutti echi del piano di Schäuble che prevedeva una escalation controllata della lunga sofferenza greca, intensificata dalla chiusura delle banche e attenuata da alcuni aiuti umanitari si prefigurava come foriera della nuova Eurozona.
Da un lato il destino dei greci prodighi sarebbe servito da monito per i governi che accarezzavano l’idea di sfidare le regole esistenti (ad esempio l’Italia) o di opporsi al trasferimento della sovranità nazionale sui bilanci all’Eurogruppo (Francia). Dall’altro lato la prospettiva di (limitati) fiscal transfer (ad esempio un’unione bancaria più stretta e un fondo comune per le indennità di disoccupazione) avrebbero rappresentato la necessaria carota (appetita dalle nazioni più piccole).
Le falle nelle fondamenta dell’Eurozona si sono rivelate in Grecia prima che la crisi si diffondesse altrove. Cinque anni dopo la Grecia è ancora sotto i riflettori mentre l’unico politico tedesco superstite dell’era che diede vita all’euro, il Dr Wolfgang Schäuble, ha un piano per ristrutturare l’unione monetaria europea che implica l’espulsione della Grecia con la scusa che il governo greco non ha riforme credibili da offrire.
La realtà è che l’Eurogruppo venduto al piano di Schäuble e alla sua strategia, non ha mai avuto alcuna seria intenzione di concludere un New Deal con la Grecia che rispecchi gli interessi comuni dei creditori e di una nazione il cui reddito era stato polverizzato e la società frantumata come esito di un programma pessimamente studiato.
E’ rivelatore il fatto che nel momento in cui i negoziati sono falliti, sia stata riconosciuta tardivamente la tesi del nostro governo secondo cui la ristrutturazione del debito greco doveva necessariamente far parte di un qualsiasi accordo accettabile.
Forse è vero che , da greco e da protagonista degli ultimi cinque mesi di negoziati, il mio giudizio sul piano Schäuble-Lamers e sui mezzi scelti per realizzarlo è troppo di parte per contare qualcosa in Germania.
La Germania è stata un leale cittadino europeo e i tedeschi, va loro dato atto, hanno sempre aspirato all’integrazione del loro stato nazione in seno ad un’Europa unita, a perdersi in essa, in un senso importante. Quindi, lasciando da parte le mie opinioni personali, pongo questo interrogativo: Il piano Schäuble è coerente con il sogno di un’Europa democratica? Oppure la sua realizzazione, partendo dal trattare la Grecia come una via di mezzo tra uno stato paria e un agnello sacrificale , darà avvio a un rapporto infinito di influenza tra l’instabilità economica e l’autoritarismo che ne trae linfa?
Copyright Die Zeit Traduzione di Emilia Benghi
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